109. Alcuni nascono in famiglie di buone condizioni economiche, ricevono una
buona educazione, crescono ben nutriti, o possiedono naturalmente capacità
notevoli. Essi sicuramente non avranno bisogno di uno Stato attivo e
chiederanno solo libertà. Ma evidentemente non vale la stessa regola per una
persona disabile, per chi è nato in una casa misera, per chi è cresciuto con
un’educazione di bassa qualità e con scarse possibilità di curare come si deve
le proprie malattie. Se la società si regge primariamente sui criteri della
libertà di mercato e dell’efficienza, non c’è posto per costoro, e la fraternità
sarà tutt’al più un’espressione romantica.
110. Il fatto è che «la semplice proclamazione della libertà economica, quando
però le condizioni reali impediscono che molti possano accedervi realmente, e
quando si riduce l’accesso al lavoro, diventa un discorso contraddittorio».[83] Parole
come libertà, democrazia o fraternità si svuotano di senso. Perché, in realtà,
«finché il nostro sistema economico-sociale produrrà ancora una vittima e ci
sarà una sola persona scartata, non ci potrà essere la festa della fraternità
universale».[84] Una
società umana e fraterna è in grado di adoperarsi per assicurare in modo
efficiente e stabile che tutti siano accompagnati nel percorso della loro vita,
non solo per provvedere ai bisogni primari, ma perché possano dare il meglio di
sé, anche se il loro rendimento non sarà il migliore, anche se andranno
lentamente, anche se lo loro efficienza sarà poco rilevante.
111. La persona umana, coi suoi diritti inalienabili, è naturalmente aperta ai
legami. Nella sua stessa radice abita la chiamata a trascendere sé stessa
nell’incontro con gli altri. Per questo «occorre prestare attenzione per non
cadere in alcuni equivoci che possono nascere da un fraintendimento del
concetto di diritti umani e da un loro paradossale abuso. Vi è infatti oggi la
tendenza verso una rivendicazione sempre più ampia di diritti individuali –
sono tentato di dire individualistici –, che cela una concezione di persona
umana staccata da ogni contesto sociale e antropologico, quasi come una
“monade” (monás), sempre più insensibile […]. Se il diritto di
ciascuno non è armonicamente ordinato al bene più grande, finisce per
concepirsi senza limitazioni e dunque per diventare sorgente di conflitti e di
violenze».[85]
[83] Lett. enc. Laudato si’ (24 maggio 2015),
129: AAS 107 (2015), 899.
[84] Messaggio per l’evento
“Economy of Francesco” (1 maggio 2019): L’Osservatore Romano,
12 maggio 2019, p. 8.
[85] Discorso al Parlamento
Europeo, Strasburgo (25 novembre 2014): AAS 106 (2014), 997.
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