Amore universale che promuove le persone
106. C’è un riconoscimento basilare, essenziale da compiere per camminare
verso l’amicizia sociale e la fraternità universale: rendersi conto di quanto
vale un essere umano, quanto vale una persona, sempre e in qualunque
circostanza. Se ciascuno vale tanto, bisogna dire con chiarezza e fermezza che
«il solo fatto di essere nati in un luogo con minori risorse o minor sviluppo
non giustifica che alcune persone vivano con minore dignità».[81] Questo
è un principio elementare della vita sociale, che viene abitualmente e in vari
modi ignorato da quanti vedono che non conviene alla loro visione del mondo o non
serve ai loro fini.
107. Ogni essere umano ha diritto a vivere con dignità e a svilupparsi
integralmente, e nessun Paese può negare tale diritto fondamentale. Ognuno lo
possiede, anche se è poco efficiente, anche se è nato o cresciuto con delle
limitazioni; infatti ciò non sminuisce la sua immensa dignità come persona
umana, che non si fonda sulle circostanze bensì sul valore del suo essere.
Quando questo principio elementare non è salvaguardato, non c’è futuro né per
la fraternità né per la sopravvivenza dell’umanità.
108. Vi sono società che accolgono questo principio parzialmente. Accettano
che ci siano opportunità per tutti, però sostengono che, posto questo, tutto
dipende da ciascuno. Secondo tale prospettiva parziale non avrebbe senso
«investire affinché quelli che rimangono indietro, i deboli o i meno dotati
possano farsi strada nella vita».[82] Investire
a favore delle persone fragili può non essere redditizio, può comportare minore
efficienza. Esige uno Stato presente e attivo, e istituzioni della società
civile che vadano oltre la libertà dei meccanismi efficientisti di certi
sistemi economici, politici o ideologici, perché veramente si orientano prima
di tutto alle persone e al bene comune.
[81] Esort. ap. Evangelii gaudium (24 novembre
2013), 190: AAS 105 (2013), 1100.
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