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sabato 29 gennaio 2022

LA LEZIONE DI FEDE DI DAVIDE PECCATORE / sabato III sett. T.O., pari

 



Quindi Urìa è morto. Ioab manda un messaggero per riferire discretamente la notizia. Con grande ipocrisia Davide fa finta di arrabbiarsi per “l’errore tattico” commesso da Ioab e mostrarsi magnanime subito dopo. Betsabea fa il lutto per il marito, dopo di ché Davide può onorare la memoria di Urìa soccorrendo nel modo più prestigioso la sua vedova. Il prezzo è stato alto ma tutto si è risolto al meglio. Davide se ne esce pure come un uomo generoso! Nessuno sa. Certo, qualcuno fa ipotesi. Ma solo Davide sa tutta la verità.

Solo Davide? Dio sa tutto e gli manda Natan. Missione difficile. Natan non affronta Davide direttamente. Gli sottopone un caso simile che si scioglie in un dialogo drammatico. Davide sentenzia: chi ha fatto questo è degno di morte” – “Tu sei quell’uomo!”

Per la nostra vita spirituale questo meraviglioso racconto è estremamente ricco.

Davide viene rimproverato più per l’adulterio che per l’uccisione di Urìa. Oggettivamente l’adulterio è più grave dell’uccidere? No, la morale cattolica considera che, pur essendo gravi, i cosiddetti “peccati di carne” lo sono meno dei “peccati spirituali” come l’odio. Ma la gravità del mio peccato è fatta, oltre che del male commesso in sé, anche, e in modo determinante, della mia intenzione. Davide poteva benissimo controllare l’attrazione verso Betsabea. Invece, lei incinta, si trova intrappolato e si dibatte per trovare una via di uscita. Non voleva uccidere Urìa. Lo invita ripetutamente ad andare a letto con la moglie… Questa uccisione è solo la peggiore delle soluzioni al suo problema, certamente condannabile, ma non più così libera (confronta con l’episodio di Nabot “Hai assassinato e ora usurpi” (1 Re 21,19). Ancora ultimamente ho sentito qualcuno accusarsi di non essere andato a messa perché in isolamento fiduciario per Covid! Il peccato sarebbe stato di andare a messa, non di rimanere a casa! Devo dire la verità: è un po’ scoraggiante. Come potrà crescere spiritualmente una persona che non possiede nemmeno il discernimento elementare per comprendere quando pecca e quando no?

Colpisce il coraggio di Davide che si espone pubblicamente nei suoi digiuni e nella sua penitenza per questo bambino ammalato. La mentalità dell’epoca è che “Se un bambino muore nei primi mesi è un dolore. Ma capita!, se ne farà un altro!” Invece Davide sa che Dio è misericordioso e di fronte all’uomo che si converte “si pente del male che ha promesso”. Egli osa mettersi ancora davanti a Dio, da peccatore, umiliato ma fiducioso, fino alla fine. Quando morirà il bambino egli si alzerà e riprenderà la sua vita normale. I suoi ministri interpretano invece il suo dolore solo come attaccamento affettivo verso quella creatura e sua madre, come compassione verso la sofferenza. Interpretano il suo rivolgersi a Dio come supplica dell’uomo affinché Dio si impietosisca e conceda un po’ di sollievo. Quando muore il bambino, si aspettano che Davide si disperi. Non comprendono Davide perché non comprendono la fede. «Perché avete paura? Non avete ancora fede?» dirà Gesù.

Davide ha la grazia di avere presso di sé un profeta che non si lascia corrompere e la saggezza di ascoltarlo. Facilmente la corte è piena di falsi profeti (2 Cr.18, 4-13). 

 

Prima Lettura   2 Sam 12, 1-7. 10-17
Ho peccato contro il Signore.

Dal secondo libro di Samuele
In quei giorni, il Signore mandò il profeta Natan a Davide, e Natan andò da lui e gli disse: «Due uomini erano nella stessa città, uno ricco e l’altro povero. Il ricco aveva bestiame minuto e grosso in gran numero, mentre il povero non aveva nulla, se non una sola pecorella piccina, che egli aveva comprato. Essa era vissuta e cresciuta insieme con lui e con i figli, mangiando del suo pane, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno. Era per lui come una figlia. Un viandante arrivò dall’uomo ricco e questi, evitando di prendere dal suo bestiame minuto e grosso quanto era da servire al viaggiatore che era venuto da lui, prese la pecorella di quell’uomo povero e la servì all’uomo che era venuto da lui».
Davide si adirò contro quell’uomo e disse a Natan: «Per la vita del Signore, chi ha fatto questo è degno di morte. Pagherà quattro volte il valore della pecora, per aver fatto una tal cosa e non averla evitata». Allora Natan disse a Davide: «Tu sei quell’uomo! Così dice il Signore, Dio d’Israele: “La spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Urìa l’Ittita”. Così dice il Signore: “Ecco, io sto per suscitare contro di te il male dalla tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un altro, che giacerà con loro alla luce di questo sole. Poiché tu l’hai fatto in segreto, ma io farò questo davanti a tutto Israele e alla luce del sole”».
Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il Signore!». Natan rispose a Davide: «Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai. Tuttavia, poiché con quest’azione tu hai insultato il Signore, il figlio che ti è nato dovrà morire». Natan tornò a casa.
Il Signore dunque colpì il bambino che la moglie di Urìa aveva partorito a Davide e il bambino si ammalò gravemente. Davide allora fece suppliche a Dio per il bambino, si mise a digiunare e, quando rientrava per passare la notte, dormiva per terra. Gli anziani della sua casa insistevano presso di lui perché si alzasse da terra, ma egli non volle e non prese cibo con loro.

Salmo Responsoriale  
  Dal Salmo 50 
Crea in me, o Dio, un cuore puro.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.

Liberami dal sangue, o Dio, Dio mia salvezza:
la mia lingua esalterà la tua giustizia.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.

Canto al Vangelo   
Gv 3,16
Alleluia, alleluia.

Dio ha tanto amato il mondo
da dare il Figlio, unigenito,
perché chiunque crede in lui non vada perduto,
ma abbia la vita eterna.
Alleluia.

Vangelo
   Mc 4,35-41 
Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?

Dal Vangelo secondo Marco
In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

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