Continuano gli attacchi al Papa,
con ogni sorta di accuse, dalle più gravi alle più ridicoli. In questi giorni lo si accusa di incoerenza per il discorso sugli animali di compagnia al posto
dei figli, perché 1.: bisogna amare gli
animali, 2.: all’inizio del suo pontificato il Papa aveva detto che non bisogna
fare figli come conigli. Ma l’ha veramente detto!? Mi ricordo che aveva detto a
una donna che poteva partorire solo col taglio cesareo e aspettava l’ottavo
figlio che rischiava di fare tanti orfani. In ogni caso quelle frasi erano
rivolte ad un caso singolo. Non è intellettualmente corretto usare una frase detta per un caso specifico come se provenisse da un’Enciclica. In tante occasioni papa Francesco ha elogiato le famiglie numerose e ha detto la sua
preoccupazione per l’ ”inverno demografico”. Se voluto, va contro l’uomo e
contro la Patria. Il discorso del Papa è molto articolato, e molto coerente.
Vale la pena leggere le sue parole all’ultima udienza:
Non basta mettere al mondo un figlio per dire di esserne anche padri o madri. «Padri non si nasce, lo si diventa. E non lo si diventa solo perché si mette al mondo un figlio, ma perché ci si prende responsabilmente cura di lui. Tutte le volte che qualcuno si assume la responsabilità della vita di un altro, in un certo senso esercita la paternità nei suoi confronti» (Lett. ap. Patris corde).
Penso in modo particolare a tutti coloro che si aprono ad accogliere la vita attraverso la via dell’adozione, che è un atteggiamento così generoso e bello. Giuseppe ci mostra che questo tipo di legame non è secondario, non è un ripiego. Questo tipo di scelta è tra le forme più alte di amore e di paternità e maternità. Quanti bambini nel mondo aspettano che qualcuno si prenda cura di loro! E quanti coniugi desiderano essere padri e madri ma non riescono per motivi biologici; o, pur avendo già dei figli, vogliono condividere l’affetto familiare con chi ne è rimasto privo. Non bisogna avere paura di scegliere la via dell’adozione, di assumere il “rischio” dell’accoglienza. E oggi, anche, con l’orfanezza, c’è un certo egoismo. L’altro giorno, parlavo sull’inverno demografico che c’è oggi: la gente non vuole avere figli, o soltanto uno e niente di più. E tante coppie non hanno figli perché non vogliono o ne hanno soltanto uno perché non ne vogliono altri, ma hanno due cani, due gatti … Eh sì, cani e gatti occupano il posto dei figli. Sì, fa ridere, capisco, ma è la realtà. E questo rinnegare la paternità e la maternità ci sminuisce, ci toglie umanità. E così la civiltà diviene più vecchia e senza umanità, perché si perde la ricchezza della paternità e della maternità. E soffre la Patria, che non ha figli e – come diceva uno un po’ umoristicamente – “e adesso chi pagherà le tasse per la mia pensione, che non ci sono figli? Chi si farà carico di me?”: rideva, ma è la verità. Io chiedo a San Giuseppe la grazia di svegliare le coscienze e pensare a questo: ad avere figli. La paternità e la maternità sono la pienezza della vita di una persona. Pensate a questo. È vero, c’è la paternità spirituale per chi si consacra a Dio e la maternità spirituale; ma chi vive nel mondo e si sposa, deve pensare ad avere figli, a dare la vita, perché saranno loro che gli chiuderanno gli occhi, che penseranno al suo futuro. E anche, se non potete avere figli, pensate all’adozione. È un rischio, sì: avere un figlio sempre è un rischio, sia naturale sia d’adozione. Ma più rischioso è non averne. Più rischioso è negare la paternità, negare la maternità, sia la reale sia la spirituale. Un uomo e una donna che volontariamente non sviluppano il senso della paternità e della maternità, mancano qualcosa di principale, di importante. Pensate a questo, per favore. Auspico che le istituzioni siano sempre pronte ad aiutare in questo senso dell’adozione, vigilando con serietà ma anche semplificando l’iter necessario perché possa realizzarsi il sogno di tanti piccoli che hanno bisogno di una famiglia, e di tanti sposi che desiderano donarsi nell’amore. Tempo fa ho sentito la testimonianza di una persona, un dottore – importante il suo mestiere – non aveva figli e con la moglie hanno deciso di adottarne uno. E quando è arrivato il momento, ne hanno offerto loro uno e hanno detto: “Ma, non sappiamo come andrà la salute di questo. Forse può avere qualche malattia”. E lui disse – lo aveva visto – disse: “Se lei mi avesse domandato questo prima di entrare, forse avrei detto di no. Ma l’ho visto: me lo porto”. Questa è la voglia di essere padre, di essere madre anche nell’adozione. Non abbiate paura di questo.Non è certamente un discorso contro il giusto amore per gli animali! La Chiesa afferma che solo l’uomo è voluto da Dio per se stesso. Papa Francesco nella Laudato Si conferma che l’uomo può usare gli altri viventi a suo profitto, ma sottolinea anche il valore in sé di ogni forma di vita come portatore di un messaggio spirituale, riflesso del Creatore.
Riguardo
agli animali di compagnia, ci sono sempre stati cani e gatti a casa mia, in
campagna. Erano buoni compagni di gioco per noi, anche con passeggiate di ore nel
bosco, senza guinzaglio! (si direbbe che erano utili per lo sviluppo
psico-affettivo ma si viveva con naturalezza senza paroloni). Da cappellano di
carcere psichiatrico ho colto al balzo l’offerta di volontari per la pet
therapy ai miei ricoverati. Io oggi non voglio avere un cane perché abito da
solo. Un animale ha bisogno anche lui di compagnia, di una famiglia, oltre che di
spazi naturali sufficienti. Non è giusto che sia rinchiuso su un ballatoio o in
una cucina da solo per tutta la giornata.
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