Fonte: Nazioni Unite. |
"A voi che ascoltate io dico" troviamo nel Vangelo di oggi. Speriamo di essere anche in questo caso di quelli che ascoltano e mettono in pratica, fratelli, sorelle, madri del Signore. Guai a noi e ai nostri figli se la Parola di Dio non troverà posto in noi: "Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo coltivasse e lo custodisse" (Genesi 2,15).
L’impatto sulle persone che convivono con
la povertà
L’attuale crisi climatica dice molto su
chi siamo e su come vediamo e trattiamo il creato di Dio. Ci troviamo dinanzi a
una giustizia severa: perdita di biodiversità, degrado ambientale e cambiamento
climatico sono le conseguenze inevitabili delle nostre azioni, poiché abbiamo
avidamente consumato più risorse della terra di quanto il pianeta possa
sopportare. Ma ci troviamo anche di fronte a una profonda ingiustizia: le
persone che subiscono le conseguenze più catastrofiche di tali abusi sono
quelle più povere del pianeta e che hanno avuto meno responsabilità nel
causarle. Serviamo un Dio di giustizia, che si compiace nella creazione e crea
ogni persona a Sua immagine, ma che ascolta anche il grido delle persone
povere. Perciò c’è in noi una chiamata innata a rispondere con angoscia quando
vediamo questa ingiustizia devastante.
Oggi ne stiamo pagando il prezzo. I
disastri atmosferici e naturali estremi degli ultimi mesi ci rivelano
nuovamente con grande forza e con un grande costo umano che il cambiamento
climatico non è soltanto una sfida futura, ma anche una questione di
sopravvivenza immediata e urgente. Inondazioni, incendi e siccità diffuse
minacciano interi continenti. I livelli dei mari aumentano, costringendo intere
comunità a trasferirsi; cicloni devastano intere regioni, rovinando vite e
mezzi di sussistenza. L’acqua è diventata scarsa e le scorte di cibo sono
incerte, causando conflitto e dislocazione per milioni di persone. Lo abbiamo
già visto in luoghi dove le persone dipendono da proprietà agricole di piccola
scala. Oggi lo vediamo nei Paesi più industrializzati, dove anche le
infrastrutture sofisticate non possono impedire completamente la distruzione
straordinaria.
Domani potrebbe andare peggio. I bambini e gli adolescenti d’oggi si troveranno di fronte a conseguenze catastrofiche se non ci assumiamo adesso la responsabilità, come «collaboratori di Dio» (Gn 2, 4–7), di sostenere il nostro mondo. Sentiamo spesso di giovani che comprendono che il loro futuro è minacciato. Per il loro bene, dobbiamo scegliere di mangiare, viaggiare, spendere, investire e vivere in modo diverso, pensando non solo all’interesse e ai guadagni immediati, ma anche ai benefici futuri. Ci pentiamo dei peccati della nostra generazione. Siamo al fianco dei nostri fratelli e sorelle più giovani in tutto il mondo in devota preghiera e azione impegnata, per un futuro che corrisponda sempre più alle promesse di Dio.
L’imperativo della cooperazione
Durante la pandemia abbiamo capito quanto
siamo vulnerabili. I nostri sistemi sociali hanno ceduto e abbiamo scoperto che
non possiamo controllare tutto. Dobbiamo riconoscere che i modi in cui usiamo
il denaro e organizziamo le nostre società non hanno beneficiato tutti. Ci
ritroviamo deboli e ansiosi, sommersi da una serie di crisi: sanitaria,
ambientale, alimentare, economica e sociale, che sono tutte profondamente
interconnesse.
Tali crisi ci pongono dinanzi a una
scelta. Ci troviamo nella posizione unica di decidere se affrontarle con poca
lungimiranza e speculando o se coglierle come un’opportunità di conversione e
trasformazione. Se pensiamo all’umanità come a una famiglia e lavoriamo insieme
per un futuro basato sul bene comune, potremo ritrovarci a vivere in un mondo
molto diverso. Insieme possiamo condividere una visione della vita in cui tutti
prosperano. Insieme possiamo scegliere di agire con amore, giustizia e
misericordia. Insieme possiamo camminare verso una società più giusta e
appagante, con al centro coloro che sono più vulnerabili.
Ma questo comporta fare dei cambiamenti.
Ognuno di noi, individualmente, deve assumersi la responsabilità di come
vengono usate le nostre risorse. Questo cammino esige una collaborazione sempre
più stretta tra tutte le Chiese nel loro impegno di prendersi cura del creato.
Insieme, come comunità, Chiese, città e nazioni, dobbiamo cambiare rotta e
scoprire nuovi modi di collaborare per abbattere le tradizionali barriere tra
popoli, smettere di competere per le risorse e iniziare a collaborare.
A quanti hanno responsabilità più grandi
— a capo di amministrazioni, gestendo aziende, impiegando persone o investendo
fondi — noi diciamo: scegliete profitti incentrati sulle persone; fate
sacrifici a breve termine per salvaguardare il futuro di tutti noi; diventate
leader nella transizione verso economie giuste e sostenibili. «A chiunque fu
dato molto, molto sarà chiesto» (Lc 12, 48).
Questa è la prima volta che noi tre ci
sentiamo costretti ad affrontare insieme l’urgenza della sostenibilità
ambientale, il suo impatto sulla povertà persistente e l’importanza della
cooperazione mondiale. Insieme, a nome delle nostre comunità, facciamo appello
al cuore e alla mente di ogni cristiano, di ogni credente e di ogni persona di
buona volontà. Preghiamo per i nostri leader che si riuniranno a Glasgow per
decidere il futuro del nostro pianeta e dei suoi abitanti. Ancora una volta
ricordiamo la Scrittura: «Scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua
discendenza» (Dt 30, 19). Scegliere la vita significa fare
sacrifici ed esercitare autocontrollo.
Tutti noi — chiunque e ovunque siamo —
possiamo avere un ruolo nel modificare la nostra risposta collettiva alla
minaccia senza precedenti del cambiamento climatico e del degrado ambientale.
Prendersi cura del creato di Dio è un
mandato spirituale che esige una risposta d’impegno. Questo è un momento
critico. Ne va del futuro dei nostri figli e della nostra casa comune.
1° settembre 2021
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