Molti non sembrano essere coscienti che lasciando le cose andare come vanno oggi, preparano una vita insostenibile ai loro figli.
In un messaggio che riassume il problema e le conseguenze presenti e future dell'ingiusto uso e spreco di risorse e del cambiamento climatico, i responsabili delle tre confessioni cristiane maggiori, Ortodossi, Cattolici, Anglicani, si rivolgono a tutti noi e ci chiedono un cambiamento di rotta e un'assunzione urgente di responsabilità. Va letto con attenzione e meditato. Per questo motivo lo pubblico in due volte.
Un messaggio
congiunto per la cura del creato
Per oltre un anno abbiamo tutti
sperimentato gli effetti devastanti di una pandemia globale: tutti, poveri o
ricchi, deboli o forti. Alcuni sono stati più protetti o più vulnerabili di
altri, ma la rapida diffusione dell’infezione ha comportato che dipendessimo
gli uni dagli altri nei nostri sforzi per stare al sicuro. Abbiamo compreso
che, nell’affrontare questa calamità mondiale, nessuno è al sicuro finché non
lo sono tutti, che le nostre azioni davvero influiscono sugli altri e che ciò
che facciamo oggi influenza quello che accadrà domani.
Non sono lezioni nuove, ma abbiamo dovuto
affrontarle di nuovo. Non sprechiamo questo momento. Dobbiamo decidere che
genere di mondo vogliamo lasciare alle generazioni future. Dio comanda: «Scegli
dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza» (Dt 30, 19).
Dobbiamo scegliere di vivere in modo diverso; dobbiamo scegliere la vita.
Settembre viene celebrato da molti
cristiani come Tempo del Creato, un’opportunità per pregare e prendersi cura
della creazione di Dio. Mentre i leader mondiali si apprestano ad incontrarsi a
Glasgow a novembre per deliberare sul futuro del nostro pianeta, preghiamo per
loro e riflettiamo su quali sono le scelte che tutti dobbiamo compiere. Perciò,
come guide delle nostre Chiese, esortiamo tutti, quale che sia la loro fede o
visione del mondo, a cercare di ascoltare il grido della terra e delle persone
povere, esaminando il proprio comportamento e impegnandosi a compiere sacrifici
significativi per il bene della terra che Dio ci ha donato.
L’importanza della sostenibilità
Nella nostra comune tradizione cristiana, le Scritture e i santi offrono prospettive illuminanti per comprendere sia le realtà del presente sia la promessa di qualcosa di più grande di ciò che viviamo al momento. Il concetto di custodia — di responsabilità individuale e collettiva per la dote che ci ha dato Dio — costituisce un punto di partenza essenziale per la sostenibilità sociale, economica e ambientale. Nel Nuovo Testamento leggiamo dell’uomo ricco e stolto che accumula una grande abbondanza di grano, dimenticando che la sua vita è limitata (Lc 12, 13-21). Sentiamo del figliol prodigo, che prende prima la sua eredità solo per sperperarla e finire affamato (Lc 15, 11-32). Veniamo messi in guardia dall’adottare opzioni a breve termine, in apparenza poco costose, di costruire sulla sabbia invece di costruire sulla roccia perché la nostra casa comune resista alle tempeste (Mt 7, 24-27). Tali racconti ci invitano ad adottare una visione più ampia e a riconoscere il nostro posto nella lunga storia dell’umanità.
Però abbiamo preso la direzione opposta.
Abbiamo massimizzato il nostro proprio interesse a scapito delle generazioni
future. Concentrandoci sulla nostra ricchezza, scopriamo che i beni a lungo
termine, tra cui l’abbondanza della natura, vengono consumati per il vantaggio
a breve termine. La tecnologia ha dischiuso nuove possibilità di progresso, ma
anche di accumulazione di ricchezza illimitata, e molti di noi si comportano in
modi che dimostrano scarsa preoccupazione per le altre persone o per i limiti
del pianeta. La natura è resiliente, e tuttavia delicata. Stiamo già assistendo
alle conseguenze del nostro rifiuto di proteggerla e preservarla (Gn 2,
15). Ora, in questo momento, abbiamo un’opportunità per pentirci, per voltarci
con determinazione, per dirigerci verso la direzione opposta. Dobbiamo
perseguire generosità e correttezza nei modi in cui viviamo, lavoriamo e usiamo
il danaro piuttosto che il guadagno egoistico.
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