Il ragionamento di Nietzsche è il
seguente: se soffre o muore un bambino innocente due sono i casi. Oppure Dio voleva
salvarlo ma non poteva quindi non è onnipotente, non è Dio, Dio non esiste. Oppure
Dio poteva salvarlo, è onnipotente, è Dio, ma non ha voluto, e quindi Dio è un
mostro assolutamente indegno di essere adorato e servito.
Molti cadono in questa trappola perché è
un modo reale di porre il problema se impostato sulla nostra esperienza e
sensibilità. A quel punto, quel modo di ragionare sembra perfino evidente,
l’unico di fronte al dilemma: Dio è un mostro, oppure non esiste.
Tanti, in modo più o meno esplicito si mettono su questa linea: “Dici che Dio è
buono, macché! Con tutti i guai che ci sono in giro!” Dio, non solo non ti da
una vita in cui si soffre, ma ti chiede poi sacrifici e preghiere e
non sei mai certo di essere esaudito. “Perché Dio ci ha creati mentre sapeva
benissimo che la stragrande maggioranza delle sue creature non ce l’avrebbe
fatta ad avere una vita dignitosa e nemmeno sarebbe stata all’altezza del
comportamento che egli esige?” mi disse qualcuno quest’estate. Perché non ci
sono solo i bambini di Betlemme, ma tutti i giorni ci sono persone che soffrono
in modo intollerabile e senza colpa, e molti, dopo tanta sofferenza e anche
scelte sbagliate, si ribellano a Dio, lo bestemmiano. Giobbe, modello dei giusti, delle coscienze delicate, viene
colpito in modo feroce. Non si ritiene senza colpa, ma vede sproporzionato il castigo che subisce a fronte delle sue leggere, leggerissime, mancanze.
Dio gli dà ragione e lo abbraccia, lo ama, e lo pone davanti ad un mistero ancora
troppo grande per lui. Giobbe si tranquillizza in questo abbraccio e ritrova la
pace. Ricordiamoci che il mistero della sofferenza è così grande e degno di
rispetto che Giovanni Paolo II ha aspettato di aver subito l’attentato in
Piazza san Pietro prima di scrivere la sua Enciclica sul “Valore Salvifico
della Sofferenza” dove commenta la figura di Giobbe.
Qual è il problema con il ragionamento di Nietzsche? È un sofisma perché intende racchiudere Dio nel suo ragionamento umano. Ora la ragione stessa ci dice che, essendo l’origine di tutto, Dio è trascendente, cioè di un livello totalmente superiore alla nostra esperienza sensibile e razionale. Mai la creatura potrà comprendere fino in fondo la Sapienza del suo Creatore. C'è un salto di qualità assoluto. Questo però non significa che Dio sia assurdo, cioè contrario alla ragione. Il legame tra la fede e la ragione, ognuna rispettando il campo dell’altro senza invaderlo, è un grande pregio del Cristianesimo che, per esempio, non ha l’Islam.
Per comprendere qualcosa di Dio, ma
anche della Storia, della posizione dell’uomo di fronte a Dio e alla propria vita,
abbiamo bisogno che Dio stesso ci riveli verità alle quali non arriviamo da soli. E la Chiesa insegna che anche per le verità
naturali la rivelazione è molto utile perché, senza guida sicura, spesso i
nostri ragionamenti cadono nell’errore.
Cosa Dio ci ha rivelato riguardo a tutti i
Santi Innocenti di questo mondo?
La vita dell’uomo creata in armonia con
Dio e la natura è stata sconvolta dal peccato di origine di Adamo ed Eva e
tutti noi discendenti subiamo questa condizione tragica. Senza
l’intervento di Dio è normale che ogni potente di turno elimini quanti vede
come minaccia, che l’uomo tradisca, uccida, rubi, maltratti, schiavizzi, usi la menzogna e la
tortura. E' normale che si uccidano
i bambini e si ricorra all’aborto.
Ma Dio non abbandona l’Uomo e, pur
rispettando la sua libertà, lo guida verso il bene. Ma, finora, il demonio è
il principe di questo mondo. La sciagura peggiore è quando uno è cieco e non
vede il male, specialmente il male che sta dentro di sé. Perché se uno è
cieco e dice “Io vedo” non potrà mai cambiare, mai convertirsi. Sarà agente del
demonio senza rendersene conto, oppure con il sonno ambiguo della coscienza
complice.
Dio si rivela nella Storia, agendo per la
salvezza. E se tutti sono preziosi agli occhi e al cuore di Dio,
non tutti hanno la stessa missione. Chi ha una missione particolare, se
l’accetta, viene preservato finché non l’ha portata a compimento. Così è stato per
Gesù, ma anche per tanti profeti prima e dopo di Lui. Se Gesù fosse stato ucciso a
due anni non avrebbe potuto compiere la sua missione, non avrebbe manifestato
l’amore di Dio che entra liberamente nella sua passione per i peccati di tutti
gli uomini. Ma come Gesù non è vissuto per se stesso, ma per amore del Padre e
degli uomini, così nessuno vive per se stesso e nessuno muore per sé stesso, ma
per il Signore, e tutti siamo del Signore, sia l’uomo che vive 100 anni sia il
bambino che muore dopo pochi giorni. (vd. Romani 14,7-9).
Il problema è che tutti viviamo per noi stessi, almeno in parte, e non per il Signore, e molti sono atei pratici e vivono solo per questa terra, preferendo servire se stessi pur sapendo che “il lenzuolo non ha tasche” e che “non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne via” (1 Tim 6,7). Allora, benché la Scrittura prometta che Dio asciugherà ogni lacrima, il fatto che un bambino muoia, oltre la giusta compassione, ci sembra un attacco diretto a ciò che riteniamo più prezioso, o forse l’unico valore: il godimento in questa vita terrena. Invece siamo fatti per una felicità molto più grande e, mentre siamo qui solo di passaggio, sta a noi, con gli occhi rivolti al Signore e alla Patria sicura, a fare in modo che nessun bambino muoia ingiustamente, e che quanto più persone possibile abbiano una vita riconosciuta e amata dal concepimento fino al suo termine naturale.
Nessun commento:
Posta un commento