Ho tradotto qualche paragrafo dell'intervento di Papa Francesco all'Assemblea delle Nazioni Unite. Si trova sul sito del Vaticano solo in spagnolo, inglese, francese.
La pandemia ci chiama, di fatto, “a
prendere questo tempo come un momento di scelta (---) : il tempo per scegliere
tra ciò che conta davvero e ciò che passa, per separare ciò che è necessario da
ciò che non lo è” (Meditazione durante il momento straordinario di preghiera in
tempo di pandemia 27 marzo 2020). Può rappresentare un’opportunità reale per la
riconversione, la trasformazione, per ripensare la nostra forma di vita e i nostri
sistemi economici e sociali, che stanno ampliando le distanze tra poveri e
ricchi, perché alla radice c'è una ingiusta ripartizione delle risorse. Ma può anche
essere una possibilità per una “ritirata difensiva” con caratteristiche
individualiste e elitarie.
Siamo confrontati, poi, alla scelta tra uno
dei due cammini possibili: uno conduce al rafforzamento del multilateralismo,
espressione di una rinnovata corresponsabilità mondiale, di una solidarietà fondata
nella giustizia e nel completamento della pace e della unità della famiglia
umana, progetto di Dio sul mondo; l’altro, dona preferenza agli atteggiamenti di
autosufficienza, nazionalismo, protezionismo, individualismo e isolamento,
lasciando fuori i più poveri, i più vulnerabili, gli abitanti delle periferie
esistenziali. E certamente questo pregiudicherà l’intera comunità, causando autolesioni
a tutti. E questo non deve prevalere.
…
Da una crisi non si esce uguali: o ne usciamo migliori o ne usciamo peggiori. Per questo, in questa congiuntura critica, il nostro dovere è di ripensare il futuro della nostra casa comune e del nostro progetto comune. È un compito complesso, che richiede onestà e coerenza nel dialogo, al fine di migliorare il multilateralismo e la cooperazione tra gli Stati. Questa crisi sottolinea ancora di più i limiti della nostra autosufficienza e comune fragilità e ci impone di esplicitarci a vicenda chiaramente come vogliamo uscirne: migliori o peggiori. Perché, ripeto, da una crisi non si esce uguali: o ne usciamo migliori o ne usciamo peggiori.
La pandemia ci ha mostrato che non possiamo
vivere senza l’altro, o peggio ancora, uno contro l’altro. Le Nazioni Unite sono
state create per unire le nazioni, per avvicinarle, come un ponte tra i popoli;
usiamole per trasformare la sfida che affrontiamo in uno opportunità per costruire
insieme, ancora una volta, il futuro che vogliamo.
E che Dio ci benedica tutti!
Grazie Signor
Presidente
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