San Paolo ci
rivela che la condizione dell’uomo è quella del servo, anzi, schiavo “doulos” “avad
- עבד”. È questa la condizione che ha scelto Gesù svuotandosi
della sua condizione divina. L’uomo invece, per scappare dalla sua condizione
di schiavo cerca di salire, di riempirsi e diventare dio con le proprie forze, le proprie
magie, ricoprendosi di distintivi e titoli ingannatori, medaglie e immagini.
Invece san Paolo comprende che la via è quella della “kenosis”,
dello svuotamento, e della “tapeinosis”, dell’abbassamento, dell’umiliazione e
dell’obbedienza affinché Dio possa esaltare il suo servo e farlo diventare davvero
Signore. L’uomo consacrato a Dio con il
battesimo, sopratutto se ha voluto confermare liberamente e coscientemente il
dono del battesimo deve seguire la stessa via per essere un giorno esaltato da Dio
e non scomparire nella pattumiera della storia. Come fare una cosa così difficile
e ripugnante per la nostra natura? Impossibile con lo sforzo. C'è una sola soluzione.
Quella che ci offre il Signore stesso: guardare a lui, serpente innalzato nel deserto,
che di fronte alla colpa dell’uomo, reagisce offrendo una misericordia infinita
e totalmente gratuita. Ma proprio così, si riceve la stessa natura di Dio che cresce
fino a farci diventare sempre più come lui, capaci di umiltà.
Rimaniamo sconcertati, ma è la via cristiana, è l’unica via
di salvezza, dove il Signore vuole abbracciarci tutti, invitandoci a fare passi
sempre più avanti in questa via fino a fare “passi da gigante” come disse di se
stessa santa Teresina. Lei, piccola perché giovane, e quindi incapace di fare
le penitenze “grandi” che proponeva la sua comunità come mezzi di
santificazione, ha scelto di seguire la "piccola via”, di valorizzare ogni occasione
di umiliazione e di servizio che le veniva posta innanzi. Diceva che Gesù cammina e dà rose profumate, spargendo petali e spine e che seguendolo, lei
voleva raccogliere ogni petalo e ogni spina, anche la più piccola.
Chi è svuotato di sé stesso lo è anche da ogni piano prestabilito,
ed è totalmente libero per fare discernimento. Questo però richiede una preghiera continua per chiedere a
Dio qual è la sua volontà momento per momento, una totale dipendenza come quella
dello schiavo:
“Ecco, come gli occhi
dei servi alla mano dei loro padroni; come gli occhi della schiava, alla mano
della sua padrona, così i nostri occhi sono rivolti al Signore nostro Dio, finché
abbia pietà di noi”. Sal
122:2
Prima
Lettura Fil
2, 6-11
Cristo umiliò se stesso; per questo Dio lo esaltò.
Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Filippési
Cristo Gesù,
pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 77
Non dimenticate le opere del Signore!
Ascolta,
popolo mio, la mia legge,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.
Aprirò la mia bocca con una parabola,
rievocherò gli enigmi dei tempi antichi.
Quando
li uccideva, lo cercavano
e tornavano a rivolgersi a lui,
ricordavano che Dio è la loro roccia
e Dio, l’Altissimo, il loro redentore.
Lo
lusingavano con la loro bocca,
ma gli mentivano con la lingua:
il loro cuore non era costante verso di lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.
Ma
lui, misericordioso, perdonava la colpa,
invece di distruggere.
Molte volte trattenne la sua ira
e non scatenò il suo furore.
Canto al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
perché con la tua croce hai redento il mondo.
Alleluia.
Vangelo Gv 3, 13-17
Bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo.
Dal
vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio
dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia
innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita
eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché
chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma
perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiElimina