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martedì 22 settembre 2020

LA BIBBIA E LA POLITICA / martedì XXV sett T.O. /2

 



“Il cuore del re è un canale d'acqua in mano al Signore: lo dirige dovunque egli vuole”. 

Passato l’appuntamento elettorale posso prendere spunto da questa frase di Proverbi per dire qualcosa su come Dio vede la politica. Fino a Samuele il sistema degli ebrei era molto conforme all’ideale di Dio e della Chiesa: la famiglia naturale come cellula base della società e il principio di sussidiarietà. Il principio di sussidiarietà vuole che ogni livello della società sia lasciato libero e, anzi, sia aiutato dal livello superiore a compiere tutte le mansioni che sono di sua competenza e alla sua portata. In particolare ogni famiglia deve essere libera di scegliere l’educazione dei figli secondo i propri valori, aiutata a mandarli in una scuola che insegni questi valori, ogni famiglia deve poter fare libera impresa o poter cercare lavoro per provvedere ai propri bisogni, ecc.. Quello che non riuscirebbe a fare viene affidato al livello superiore, e così di grado in grado: la persona inserita nella famiglia, la famiglia, il clan, la tribù, e nel sistema israelita c'erano figure carismatiche suscitate da Dio per unire tutto il popolo: i profeti che talvolta sono anche Giudici, cioè con una funzione di autorità, e anche autorità militare quando occorre difendersi da un nemico esterno.

Ma guardando agli altri popoli che sembrano più potenti, più progrediti, il popolo e i suoi capi cominciano a desiderare di avere un re. Samuele ne è molto amareggiato e li mette in guardia: un governo centrale? Potere sì, ma non per tutti e sopratutto avrete tante tasse. Guardate l’Egitto, tutto il popolo deve lavorare gratuitamente per il Faraone, bisogna mantenere un esercito permanente, il re non è soddisfatto se non costruisce edifici prestigiosi e molto costosi anche se superflui, ecc… Dio risponde a Samuele: non ti preoccupare, non ti ascoltano perché cercando il potere e il prestigio rigettano me.

E Dio accetta le richieste del popolo. Fa ungere re Saul. Sceglie un buon candidato; potrebbe essere un buon re. Poi quando fallisce fa consacrare Davide che sarà “il re secondo il cuore di Dio”. Infatti malgrado i suoi peccati, e nei suoi stessi peccati, Davide non smette di rivolgersi a Dio, di lasciarsi guidare o perdonare da Dio.

Conclusione: la forma politica non è poi così importante. Non c'è nessun governo concreto che non sia fatto da persone peccatrici. Di conseguenza, nessuna formula politica assicura un buon governo. Sono sopratutto le persone che fanno il tessuto della vita, della politica. Dio, e quindi il cristiano, si può adattare a (quasi) ogni forma di governo. Le buone leggi sono importanti, ma non valgono nulla se nessuno le mette in pratica o si cerca di aggirarle o usarle per uno scopo egoistico. Bisogna avere idee, ma le ideologie sono solo un danno e la storia recente ne ha visto fin troppo le conseguenze tragiche a tutti i livelli. I gruppi organizzati sono una cosa buona ma l’ideologia di partito, del prendere il potere, occupare gli spazi, sono un disastro. Un buon governante è importantissimo ma i cambiamenti veri e soprattutto duraturi si fanno dal basso, non dall’alto.

Proprio perché la forma politica conta solo fino a un certo punto mentre contano le persone e i valori vissuti, la frase del libro dei Proverbi citata sopra e l’insegnamento della Bibbia, di san Paolo in particolare, sono molto “istituzionali”:  rispetta sempre il Re, le istituzioni del tuo paese e le sue leggi, perché danno unità e stabilità alla vita di tutti. Le polemiche continue, il cambiamento continuo delle leggi o la loro moltiplicazione senza necessità sono un danno molto maggiore dei difetti che possano avere quella istituzione, quel governo o quelle leggi.

San Paolo diceva ai suoi cristiani di non fare politica. Ossia la politica del cristiano è innanzitutto di essere sale e luce, lievito, dal basso, con la testimonianza e l’impegno. Al tempo di Paolo c'era l'Impero. Schiavi e stranieri non avevano nessun diritto politico. Persino tra i cittadini romani pochi avevano il potere reale, gli altri erano solo sudditi. Oggi viviamo in democrazia e tutti possono e devono partecipare col voto e l’azione politica. Purtroppo nella vita reale si svegliano le passioni al momento del voto con molte chiacchiere, e tra un voto e l’altro c'è molta apatia oppure discussioni da bar e poco impegno di controllo popolare sull’azione quotidiana degli eletti. Ancor oggi è sempre rivoluzionario il metodo evangelico di rispettare di per sé le istituzioni, le leggi e il governo, dedicandosi piuttosto ad annunciare la Buona Notizia che salva e a fermentare la pasta della società come fa il lievito. Giovanni Paolo II ha avuto una così grande influenza politica già nel suo paese perché “non faceva politica” ma formava, insegnando la dignità della persona e il comportamento voluto da Dio e dalla retta ragione per aver una vita felice. Questo ha messo in luce l’inadeguatezza dell'ideologia allora vigente in Polonia e ha permesso di abbattere la dittatura senza sangue versato.

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