Papa Francesco ha incontrato un gruppo francese di esperti e attivisti per l'ecologia che collaborano con la Conferenza Episcopale francese sul Tema della Laudato Si'. Sotto il testo ufficiale che Papa Francesco ha consegnato loro, preferendo parlare a braccio. Questo testo espone linee guida essenziali per la nostra riflessione e azione. Ma anche il discorso a braccio contiene informazioni molto importanti e complementari e cercherò di darne conto in un post successivo.
DISCORSO DEL
SANTO PADRE FRANCESCO
A UN GRUPPO DI ESPERTI CHE COLLABORANO
CON LA CONFERENZA DEI VESCOVI DI FRANCIA
SUL TEMA DELLA LAUDATO SI’
A UN GRUPPO DI ESPERTI CHE COLLABORANO
CON LA CONFERENZA DEI VESCOVI DI FRANCIA
SUL TEMA DELLA LAUDATO SI’
Giovedì, 3
settembre 2020
Eccellenza,
Signore, Signori,
Signore, Signori,
sono lieto di accogliervi e vi porgo un
cordiale benvenuto a Roma. Ringrazio Monsignor de Moulins Beaufort per aver
preso l’iniziativa di questo incontro, in seguito alle riflessioni che la
Conferenza dei Vescovi di Francia ha svolto riguardo all’Enciclica Laudato si’, riflessioni a cui ha
partecipato un certo numero di esperti impegnati per la causa ecologica.
Facciamo parte di un’unica famiglia
umana, chiamati a vivere in una casa comune di cui constatiamo, insieme,
l’inquietante degrado. La crisi sanitaria che attraversa attualmente l’umanità
ci ricorda la nostra fragilità. Comprendiamo fino a che punto siamo legati gli
uni agli altri, inseriti in un mondo di cui condividiamo il divenire, e che
maltrattarlo non può che comportare gravi conseguenze, non solo ambientali, ma
anche sociali e umane.
In merito a tale conversione ecologica,
vorrei condividere con voi il modo in cui le convinzioni di fede offrono ai
cristiani grandi motivazioni per la protezione della natura, come pure dei
fratelli e delle sorelle più fragili, perché sono certo che la scienza e la
fede, le quali propongono approcci diversi alla realtà, possono sviluppare un
dialogo intenso e fecondo (cfr Enc. Laudato si’, 62).
La Bibbia ci insegna che il mondo non è
nato dal caos o dal caso, ma da una decisione di Dio che lo ha chiamato e
sempre lo chiama all’esistenza, per amore. L’universo è bello e buono, e
contemplarlo ci permette di intravedere la bellezza e la bontà infinite del suo
Autore. Ogni creatura, anche la più effimera, è oggetto della tenerezza del
Padre, che le dona un posto nel mondo. Il cristiano non può che rispettare
l’opera che il Padre gli ha affidato, come un giardino da coltivare, da
proteggere, da far crescere secondo le sue potenzialità. E se l’uomo ha il
diritto di fare uso della natura per i propri fini, non può in alcun modo
ritenersi suo proprietario o despota, ma solamente l’amministratore che dovrà
rendere conto della sua gestione. In questo giardino che Dio ci offre, gli
esseri umani sono chiamati a vivere in armonia nella giustizia, nella pace e
nella fraternità, ideale evangelico proposto da Gesù (cfr LS, 82). E quando si considera la natura
unicamente come oggetto di profitto e di interessi – una visione che consolida
l’arbitrio del più forte – allora l’armonia si rompe e si verificano gravi
disuguaglianze, ingiustizie e sofferenze.
San Giovanni Paolo II affermava: «Non solo
la terra è stata data da Dio all'uomo, che deve usarla rispettando l'intenzione
originaria di bene, secondo la quale gli è stata donata; ma l'uomo è donato a
se stesso da Dio e deve, perciò, rispettare la struttura naturale e morale, di
cui è stato dotato» (Enc. Centesimus annus, 38). Tutto dunque è
connesso. Sono la stessa indifferenza, lo stesso egoismo, la stessa cupidigia,
lo stesso orgoglio, la stessa pretesa di essere il padrone e il despota del
mondo che portano gli esseri umani, da una parte, a distruggere le specie e
saccheggiare le risorse naturali, dall’altra, a sfruttare la miseria, abusare del
lavoro delle donne e dei bambini, rovesciare le leggi della cellula familiare,
non rispettare più il diritto alla vita umana dal concepimento fino al termine
naturale.
Pertanto, «se la crisi ecologica è un
emergere o una manifestazione esterna della crisi etica, culturale e spirituale
della modernità, non possiamo illuderci di risanare la nostra relazione con la
natura e l’ambiente senza risanare tutte le relazioni umane fondamentali» (LS, 119). Quindi non ci sarà una nuova
relazione con la natura senza un essere umano nuovo, ed è guarendo il cuore
dell’uomo che si può sperare di guarire il mondo dai suoi disordini sia sociali
sia ambientali.
Cari amici, vi rinnovo il mio
incoraggiamento per i vostri sforzi in favore della tutela dell’ambiente.
Mentre le condizioni del pianeta possono apparire catastrofiche e certe
situazioni sembrano persino irreversibili, noi cristiani non perdiamo la
speranza, perché abbiamo lo sguardo rivolto a Gesù Cristo. Egli è Dio, il
Creatore in persona, venuto a visitare la sua creazione e ad abitare in mezzo a
noi (cfr LS, 96-100), per guarirci, per farci
ritrovare l’armonia che abbiamo perduto, armonia con i fratelli e armonia con
la natura. «Non ci abbandona, non ci lascia soli, perché si è unito definitivamente
con la nostra terra, e il suo amore ci conduce sempre a trovare nuove strade» (LS, 245).
Chiedo a Dio di benedirvi. E vi domando,
per favore, di pregare per me.
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