Qualche versetto della prima lettura di oggi l’ho trovato per la prima volta in un catechismo ebraico. Mi sono rallegrato e ho pensato: questo è un'altra prova che ebrei e cristiani siamo vicini! E gli ebrei hanno continuato ad evolvere sotto la guida dello Spirito Santo dopo la venuta di Cristo. E invece in seguito ho trovato queste stesse frasi nell’Antico Testamento. Se questo messaggio è già presente nell'Antico Testamento, a maggior ragione, noi, che abbiamo ricevuto una sovrabbondante effusione di Spirito Santo che proviene dalla croce e risurrezione di Gesù, dovremmo essere perfetti nel perdonare i torti ricevuti!
Meditiamo con cura ogni parola di queste letture, perché metterle in
pratica o meno significa vita o morte, salvezza o condanna per ciascuno di noi.
Infatti siamo tutti peccatori e abbiamo bisogno del perdono di Dio. Se lui
condiziona il suo perdono al mio perdono verso gli altri, devo fare di tutto per
ottenere questa grazia. Non è facoltativo! Di grazia si tratta, non di
moralismo, ma di abbandono fiducioso. Le letture ci aiutano sia a fare un bel
esame di coscienza, sia ad adottare atteggiamenti che facilitano l’azione della
grazia in noi.
Secondo la mia esperienza si rigenera anche il passato. |
Prima
Lettura Sir 27, 30 - 28, 9
Perdona l'offesa al tuo prossimo e per la tua preghiera ti saranno rimessi
i peccati.
Dal libro del Siràcide
Rancore e ira sono cose orribili,
e il peccatore le porta dentro.
Chi si vendica subirà la vendetta del Signore,
il quale tiene sempre presenti i suoi peccati.
Perdona l’offesa al tuo prossimo
e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati.
Un uomo che resta in collera verso un altro uomo,
come può chiedere la guarigione al Signore?
Lui che non ha misericordia per l’uomo suo simile,
come può supplicare per i propri peccati?
Se lui, che è soltanto carne, conserva rancore,
come può ottenere il perdono di Dio?
Chi espierà per i suoi peccati?
Ricòrdati della fine e smetti di odiare,
della dissoluzione e della morte e resta fedele ai comandamenti.
Ricorda i precetti e non odiare il prossimo,
l’alleanza dell’Altissimo e dimentica gli errori altrui.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 102
Il Signore è buono e grande nell'amore.
Benedici il Signore,
anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.
Egli perdona tutte le
tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.
Non è in lite per
sempre,
non rimane adirato in eterno.
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.
Perché quanto il cielo
è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;
quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.
Seconda Lettura Rm 14, 7-9
Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso,
perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il
Signore.
Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore.
Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il
Signore dei morti e dei vivi.
Canto al Vangelo Gv 13,34
Alleluia, alleluia.
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Alleluia.
Vangelo Mt 18, 21-35
Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Dal
vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù
e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante
volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico
fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con
i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un
tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di
restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e
quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a
terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”.
Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il
debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento
denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che
devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza
con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione,
fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono
a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare
quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito
perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così
come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli
aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore,
ciascuno al proprio fratello».
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