9. Gesù è spogliato delle vesti
“Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. […] Risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me” (Mt 25,37-40).
Gesù, sono le parole che hai detto prima della Passione. Ora capisco questa tua insistenza nell’immedesimarti coi bisognosi: tu sei stato carcerato; tu straniero, condotto fuori della città per esser crocifisso; tu sei nudo, spogliato delle vesti; tu, malato e ferito; tu, assetato sulla croce e affamato d’amore. Fa’ che ti veda nei sofferenti e che veda i sofferenti in te, perché tu sei lì, in chi è spogliato di dignità, nei cristi umiliati dalla prepotenza e dall’ingiustizia, da guadagni iniqui fatti sulla pelle degli altri nell’indifferenza generale. Ti guardo, Gesù, spogliato delle vesti, e capisco che m’inviti a spogliarmi di tante esteriorità. Perché tu non guardi le apparenze, ma il cuore. E non vuoi una preghiera sterile, ma feconda di carità. Dio spogliato, metti a nudo anche me. Perché è facile parlare, ma poi io ti amo veramente nei poveri, tua carne ferita? Prego per chi è spogliato di dignità? O prego per coprire solo i miei bisogni e rivestirmi di sicurezze? Gesù, la tua verità mi mette a nudo e mi porta a mettere a fuoco quel che conta: te crocifisso e i fratelli crocifissi. Dammi di capirlo ora, per non essere trovato spoglio d’amore quando mi presenterò dinanzi a te.
Preghiamo dicendo: Spogliami, Signore Gesù!
Dell’attaccamento alle apparenze Spogliami, Signore Gesù!
Della corazza dell’indifferenza Spogliami, Signore Gesù!
Del credere che soccorrere gli altri non tocchi a me Spogliami, Signore Gesù!
Di un culto fatto di perbenismo ed esteriorità Spogliami, Signore Gesù!
Della convinzione che la vita va bene se va bene a me Spogliami, Signore Gesù!
10. Gesù è inchiodato alla croce
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,33-34).
Gesù, ti trapassano braccia e gambe coi chiodi lacerandoti le carni e proprio ora, mentre il dolore fisico è più atroce, dalle tue labbra sgorga la preghiera impossibile: perdoni chi ti sta mettendo i chiodi nei polsi. E non una volta sola, ma tante, come ricorda il Vangelo, con quel verbo che indica un’azione ripetuta: dicevi: “Padre, perdona”. Allora con te, Gesù, anch’io posso trovare il coraggio di scegliere il perdono, che libera il cuore e rilancia la vita. Signore, non ti basta perdonarci, ci giustifichi pure davanti al Padre: non sanno quello che fanno. Prendi le nostre difese, ti fai nostro avvocato, intercedi per noi. Ora che le tue mani, con cui benedicevi e risanavi, sono inchiodate, e che i tuoi piedi, con cui portavi lieti annunci, non possono più camminare, adesso, nell’impotenza, ci riveli l’onnipotenza della preghiera. Sulla vetta del Golgota ci sveli l’altezza della preghiera d’intercessione, che salva il mondo. Gesù, che io preghi non solo per me e per i miei cari, ma per chi non mi vuol bene e mi fa del male; che io preghi, secondo i desideri del tuo cuore, per chi è lontano da te; per riparare e intercedere a favore di quanti, ignorandoti, non conoscono la gioia di amarti e di essere perdonati da te.
Preghiamo dicendo: Padre, abbi misericordia di noi e del mondo intero
Per la dolorosa passione di Gesù Padre, abbi misericordia di noi e del mondo intero
Per la potenza delle sue piaghe Padre, abbi misericordia di noi e del mondo intero
Per il suo perdono sulla croce Padre, abbi misericordia di noi e del mondo intero
Per quanti perdonano per il tuo amore Padre, abbi misericordia di noi e del mondo intero
Per l’intercessione di quanti credono, adorano, sperano e ti amano Padre, abbi misericordia di noi e del mondo intero
11. Gesù grida il suo abbandono
A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: "Elì, Elì, lemà sabactàni?", che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 27,45-46).
Gesù, ecco la preghiera inaudita: gridi al Padre il tuo abbandono. Tu, Dio del cielo, non tuoni risposte, ma chiedi perché? Al culmine della Passione avverti la distanza dal Padre e nemmeno più lo chiami Padre, come sempre, ma Dio, quasi a non riuscire più a identificarne il volto. Perché questo? Per immergerti fino in fondo nell’abisso del nostro dolore. Lo hai fatto per me, affinché io, quando vedo solo buio, quando sperimento il crollo delle certezze e il naufragio del vivere, non mi senta più solo, ma creda che tu sei lì con me: tu, Dio della comunione che provi l’abbandono per non lasciarmi più ostaggio della solitudine. Quando hai gridato il tuo perché, lo hai fatto con un Salmo: così hai messo in preghiera persino la desolazione più estrema. Ecco cosa fare nelle tempeste della vita: anziché tacere e tenere dentro, gridare a te. Gloria a te, Signore Gesù, perché non sei fuggito dal mio smarrimento, ma l’hai abitato fino in fondo; lode e gloria a te che, caricandoti di ogni distanza, ti sei fatto vicino a chi è da te più lontano. E io, nel buio dei miei perché, ritrovo te, Gesù, luce nella notte. E nel grido di tante persone sole ed escluse, oppresse e abbandonate, rivedo te, mio Dio: fa’ che ti riconosca e ti ami.
Preghiamo dicendo: Gesù, fa’ che ti riconosca e ti ami
Nei bimbi non nati e in quelli abbandonati Gesù, fa’ che ti riconosca e ti ami
In tanti giovani, in attesa di chi ascolti il loro grido di dolore Gesù, fa’ che ti riconosca e ti ami
Nei troppi anziani scartati Gesù, fa’ che ti riconosca e ti ami
Nei detenuti e in chi è solo Gesù, fa’ che ti riconosca e ti ami
Nei popoli più sfruttati e dimenticati Gesù, fa’ che ti riconosca e ti ami
12. Gesù muore consegnandosi al Padre e consegnando al buon ladrone il paradiso
[Uno dei malfattori appeso alla croce] disse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". Gli rispose: “In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso”. […] Gesù, gridando a gran voce, disse: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. Detto questo, spirò (Lc 23,42-43.46).
Gesù, un malfattore in paradiso! Si affida a te e tu lo affidi con te al Padre. Dio dell’impossibile, fai di un ladro un santo. E non solo: sul Calvario cambi il corso della storia. Fai della croce, emblema del supplizio, l’icona dell’amore; del muro della morte un ponte sulla vita. Tu trasformi le tenebre in luce, la separazione in comunione, il dolore in danza, e persino il sepolcro, ultima stazione della vita, nel punto di partenza della speranza. Ma questi ribaltamenti li operi con noi, mai senza di noi. Gesù, ricordati di me: questa preghiera sincera ti ha permesso di operare prodigi nella vita di quel malfattore. Potenza inaudita della preghiera. A volte penso che la mia preghiera sia inascoltata e invece l’essenziale è perseverare, avere costanza, ricordarsi di dirti: “Gesù, ricordati di me”. Ricordati di me e il mio male non sarà più un capolinea, ma una ripartenza. Ricordati: mettimi cioè di nuovo nel tuo cuore, anche quando mi allontano, quando mi perdo nella ruota della vita che gira vorticosamente. Ricordati di me, Gesù, perché essere ricordati da te – lo mostra il buon ladrone – è entrare in paradiso. Soprattutto ricordami, Gesù, che la mia preghiera può cambiare la storia.
Preghiamo dicendo: Gesù, ricordati di me
Quando la speranza svanisce e regna la disillusione Gesù, ricordati di me
Quando sono incapace di prendere una decisione Gesù, ricordati di me
Quando perdo fiducia in me e negli altri Gesù, ricordati di me
Quando perdo di vista la grandezza del tuo amore Gesù, ricordati di me
Quando credo che la mia preghiera sia inutile Gesù, ricordati di me
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