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martedì 5 marzo 2024

FATTI NON FOSTE A VIVER COME BRUTI, MA PER SEGUIR VIRTUTE E CANOSCENZA / Ancora sul digiuno.


Ricomincia la diffusione di due testi fake attribuiti a Papa Francesco che avrebbe detto che il digiuno non serve a nulla. È sorprendente per due motivi: 

Sono stati abbondantemente sbugiardati, anche sulla Stampa, e quindi chi li diffonde ancora è segno che vive isolato, non si informa, o vive chiuso in un piccolo gruppo che si autoalimenta ideologicamente. 

In secondo luogo, chi diffonde questi testi ha poca capacità di analisi, o non si dà la pena di cercare di comprendere ciò che legge. Tutto questo non fa crescere l’umanità in ciò che ha di più nobile: la capacità di creare una civiltà. “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” scrive Dante nella Divina Commedia. Ci ammonisce, in quanto uomini, a lottare contro l’imbarbarimento e a fare tesoro della nostra intelligenza e a seguire la strada della virtù.

Qualcuno dirà che nella docilità allo Spirito Santo si trova tutto, perché l’amore è Via, Verità e Vita. Verissimo!, ma lo Spirito non cancella la natura, la purifica ed eleva, la perfeziona. Dio ci chiede di amare con tutto il cuore, tutta la mente, cioè l’intelligenza, e tutte le forze. Troppi pensano che amare sia solo “cuore”, ossia sentimento, e quindi in pratica emozioni. Nulla di più squilibrato e quindi pericoloso. D'altronde, “cuore” in senso biblico, indica più la volontà profonda che il sentimento. 

Papa Francesco non può dire che il digiuno non serve a nulla. In questo post ho già riportato parole del Papa dove afferma la necessità del digiuno: La Gioia del Vangelo: QUALE DIGIUNO PIACE AL SIGNORE? Venerdì dopo le Ceneri, 2024.

La lettura che segue, presa dal Breviario di oggi, ci presenta in modo incisivo la dottrina costante della Chiesa sulle opere penitenziali: Preghiera, digiuno, misericordia. 


Seconda Lettura Dai «Discorsi» di san Pietro Crisologo, vescovo   (Disc. 43; PL 52, 320 e 322)

La preghiera bussa, il digiuno ottiene, la misericordia riceve

Tre sono le cose, tre, o fratelli, per cui sta salda la fede, perdura la devozione, resta la virtù: la preghiera, il digiuno, la misericordia. Ciò per cui la preghiera bussa, lo ottiene il digiuno, lo riceve la misericordia. Queste tre cose, preghiera, digiuno, misericordia, sono una cosa sola, e ricevono vita l'una dall'altra.

Il digiuno è l'anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno. Nessuno le divida, perché non riescono a stare separate. Colui che ne ha solamente una o non le ha tutte e tre insieme, non ha niente. Perciò chi prega, digiuni. Chi digiuna abbia misericordia. Chi nel domandare desidera di essere esaudito, esaudisca chi gli rivolge domanda. Chi vuol trovare aperto verso di sé il cuore di Dio non chiuda il suo a chi lo supplica.

Chi digiuna comprenda bene cosa significhi per gli altri non aver da mangiare. Ascolti chi ha fame, se vuole che Dio gradisca il suo digiuno. Abbia compassione, chi spera compassione. Chi domanda pietà, la eserciti. Chi vuole che gli sia concesso un dono, apra la sua mano agli altri. E' un cattivo richiedente colui che nega agli altri quello che domanda per sé.

O uomo, sii tu stesso per te la regola della misericordia. Il modo con cui vuoi che si usi misericordia a te, usalo tu con gli altri. La larghezza di misericordia che vuoi per te, abbila per gli altri. Offri agli altri quella stessa pronta misericordia, che desideri per te.

Perciò preghiera, digiuno, misericordia siano per noi un'unica forza mediatrice presso Dio, siano per noi un'unica difesa, un'unica preghiera sotto tre aspetti.

Quanto col disprezzo abbiamo perduto, conquistiamolo con il digiuno. Immoliamo le nostre anime col digiuno perché non c'è nulla di più gradito che possiamo offrire a Dio, come dimostra il profeta quando dice: «Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, tu, o Dio, non disprezzi» (Sal 50, 19).

O uomo, offri a Dio la tua anima ed offri l'oblazione del digiuno, perché sia pura l'ostia, santo il sacrificio, vivente la vittima, che a te rimanga e a Dio sia data. Chi non dà questo a Dio non sarà scusato, perché non può non avere se stesso da offrire. Ma perché tutto ciò sia accetto, sia accompagnato dalla misericordia. Il digiuno non germoglia se non è innaffiato dalla misericordia. Il digiuno inaridisce, se inaridisce la misericordia. Ciò che è la pioggia per la terra, è la misericordia per il digiuno. Quantunque ingentilisca il cuore, purifichi la carne, sradichi i vizi, semini le virtù, il digiunatore non coglie frutti se non farà scorrere fiumi di misericordia.

O tu che digiuni, sappi che il tuo campo resterà digiuno se resterà digiuna la misericordia. Quello invece che tu avrai donato nella misericordia, ritornerà abbondantemente nel tuo granaio. Pertanto, o uomo, perché tu non abbia a perdere col voler tenere per te, elargisci agli altri e allora raccoglierai. Dà a te stesso, dando al povero, perché ciò che avrai lasciato in eredità ad un altro, tu non lo avrai.


Responsorio   Cfr. Tb 12, 8. 9

R. Buona cosa è la preghiera con il digiuno e l'elemosina. * L'elemosina salva dalla morte e purifica dal peccato.

V. Chi fa l'elemosina, godrà lunga vita:

R. l'elemosina salva dalla morte e purifica dal peccato.


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