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lunedì 11 marzo 2024

GUARDARE AL MALE CON FEDE: IL SERPENTE DI BRONZO / IV Dom di Quaresima 2024.


Si può riassumere la Storia della Salvezza così: il peccato sempre rialza la testa ma Dio lo vince con il suo amore appassionato. Nella prima lettura è tutto il popolo che ha peccato, in primis i capi e i sacerdoti. 
Come risposta Dio propone il fidarsi, lasciarsi guidare, attingere da lui forza, perseveranza e sapienza. Alla base c'è sempre e solo la fede, il fidarsi. L’uomo partecipa ma non si salva mai da solo.

È quello  che ci ricordano san Paolo nella seconda lettura e Gesù nello straordinario dialogo con Nicodemo di cui ascoltiamo la fine nel Vangelo di questa domenica. Nicodemo è invitato a rinascere, ripartendo dalla grazia e non dai suoi meriti o dalla sua esperienza, anche se ci sono.

La grazia si manifesta nel serpente di bronzo, ossia nel guardare il male, commesso o meno, senza paura, fidandosi. È la Via. Avrai tanta paura all’inizio. Si può superare solo con la fede, l’appoggiarsi alla promessa di Dio. Il serpente innalzato che salverà tutta l’umanità è Gesù stesso. Non finiamo di contemplarlo e di trarne significati, ricchezza, ispirazione. E non finiremo mai. Ma soprattutto ognuno deve ripercorrere questo cammino di contemplazione e conoscenza.

C'è il pericolo di rifiutare la luce. In questo periodo ho ricordato ad alcune persone quello  che dice Gesù: “tu hai la trave, l’altro solo una pagliuzza”. Specialmente in un caso - è una persona che passa tanto tempo in adorazione al Santissimo - sono stato accusato di aggredirla ingiustamente. Eppure chi va verso la luce viene accolto. Certo, non è una posizione comoda scoprirsi pieno di peccati proprio a causa di questa luce che, più mi avvicino, più li mette in evidenza. Ma si scopre allora che Dio lo sapeva, che assume il mio peccato. Benché sia di per sé ciò che mi separa da Dio e dalla Vita, il mio peccato, il mio operare così imperfetto, è "fatto in Dio”.

 

Prima Lettura  2 Cr 36,14-16.19-23  Con l’esilio e la liberazione del popolo si manifesta l’ira e la misericordia del Signore.

Dal secondo libro delle Cronache

In quei giorni, tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà, imitando in tutto gli abomini degli altri popoli, e contaminarono il tempio, che il Signore si era consacrato a Gerusalemme.

Il Signore, Dio dei loro padri, mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché aveva compassione del suo popolo e della sua dimora. Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l’ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio. Quindi [i suoi nemici] incendiarono il tempio del Signore, demolirono le mura di Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero tutti i suoi oggetti preziosi.

Il re [dei Caldei] deportò a Babilonia gli scampati alla spada, che divennero schiavi suoi e dei suoi figli fino all’avvento del regno persiano, attuandosi così la parola del Signore per bocca di Geremìa: «Finché la terra non abbia scontato i suoi sabati, essa riposerà per tutto il tempo della desolazione fino al compiersi di settanta anni».

Nell’anno primo di Ciro, re di Persia, perché si adempisse la parola del Signore pronunciata per bocca di Geremìa, il Signore suscitò lo spirito di Ciro, re di Persia, che fece proclamare per tutto il suo regno, anche per iscritto: «Così dice Ciro, re di Persia: “Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra. Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!”».


Salmo Responsoriale  Dal Salmo 136  Il ricordo di te, Signore, è la nostra gioia.

Lungo i fiumi di Babilonia, là sedevamo e piangevamo ricordandoci di Sion. Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre.

Perché là ci chiedevano parole di canto coloro che ci avevano deportato, allegre canzoni, i nostri oppressori: «Cantateci canti di Sion!».

Come cantare i canti del Signore in terra straniera? Se mi dimentico di te,  Gerusalemme, si dimentichi di me la mia destra.

Mi si attacchi la lingua al palato se lascio cadere il tuo ricordo, se non innalzo Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia.


Seconda Lettura  Ef 2,4-10 Morti per le colpe, siamo stati salvati per grazia.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni

Fratelli, Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati.

Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.

Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo.


Canto al Vangelo  Cf Gv 3,16  Lode e onore a te, Signore Gesù! Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito; chiunque crede in lui ha la vita eterna. Lode e onore a te, Signore Gesù!

Vangelo  Gv 3,14-21 Dio ha mandato il Figlio perché il mondo si salvi per mezzo di lui.

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:

«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».


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