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mercoledì 6 marzo 2024

CON TRISTEZZA E AMAREZZA: SULL'ABORTO PRINCIPIO FONDAMENTALE DELLA REPUBBLICA FRANCESE / Dichiarazione del Vescovo di Parigi.

La Torre Eiffel illuminata per 
celebrare il voto del Parlamento.
La Scritta dice: "Mio Corpo, Mia Scelta".
Quando ero nel seno di mia madre 
il mio corpo non era il suo, 
era il mio!


Ieri i Parlamentari francesi riuniti in Congresso hanno approvato con 780 sì su 925 votanti l’inserimento dell’aborto sicuro nella Costituzione. È il primo paese a farlo. Nessuno minacciava questo diritto in Francia. François Fillon, notoriamente contrario all’aborto, richiesto qualche anno fa di concorrere per le presidenziali disse: "contestare questo diritto oggi sarebbe una lotta perduta in anticipo, per cui non rientra nel mio programma". Non gli fu più chiesto di presentarsi.

Possiamo chiederci quindi la ragione profonda di questa iniziativa del Governo francese e perché tanti parlamentari l’hanno votata. 

Intanto condividiamo la Dichiarazione del Vescovo di Parigi e la sua tristezza che non è un arrendersi. Ecco il testo: 


Come parlare di libertà se l’aborto è l’unica opzione promossa?

C’è molta tristezza e amarezza nel considerare il voto del Parlamento riunito in Congresso, per quello che questo voto in definitiva traduce: il rifiuto di accogliere la vita è ormai stabilito come principio fondamentale della Repubblica. E se disprezziamo così il nascituro, sappiamo anche che ci sono, all’altro capo dell’esistenza, persone che sono troppo vecchie, troppo sole, troppo povere o troppo malate, per le quali non si mancherà presto di dire – è già stato detto! – che il gesto più nobile e fraterno sarebbe, anche per loro, di precipitare la loro fine.

Vescovi, non siamo i soli ad esprimere la nostra preoccupazione su questo tema ormai da anni. Permettetemi di dire che la nostra espressione, la mia, non è quella degli uomini che credono di sapere meglio delle donne quali dovrebbero essere i loro diritti e come esercitarli. È, al contrario, quella di pastori che vivono accanto alle donne e agli uomini del loro tempo; le sofferenze e le angosce che attraversano le loro vite non ci sono né sconosciute né indifferenti. Così Simone Veil sottolineava, cinquant'anni fa, «che nessuna donna ricorre a cuor leggero all'aborto».

Insieme ai cittadini di ogni schieramento che vogliono continuare a portare, al di là dell'opportunismo di parte, la testimonianza della dignità insormontabile di ogni vita, crediamo anche che nessuno, qualunque siano le sue scelte, possa e debba essere riassunto o ridotto alle sue azioni. D’altro canto, consideriamo nostra responsabilità interrogare la nostra società. Come possiamo parlare di libertà se l’aborto è, in definitiva, l’unica opzione promossa? Dobbiamo fermarci qui e accontentarci di questo stato di cose?

Esistono però alternative che meritano di essere sostenute e valorizzate. Per decenni, credenti e non credenti si sono semplicemente messi al servizio delle donne per sostenerle durante la gravidanza, sia che decidessero di tenere il loro bambino sia che decidessero di darlo in adozione. Conosco associazioni che, con umanità e sensibilità, accolgono e sostengono le future mamme in difficoltà. Possiamo rallegrarci che esistano tali iniziative: lungi dall'essere gocce d'acqua nell'oceano, sono un segno che altre soluzioni possono essere pienamente rispettose delle scelte delle donne per il loro futuro e quello del bambino che portano.

Evocare questa nozione, centrale, di rispetto, porta anche a preoccuparsi per il personale sanitario. Il voto del Parlamento riunito in Congresso pone una nuova minaccia alla loro libertà di non praticare, per ragioni proprie, l'interruzione volontaria di gravidanza. Non possiamo infatti immaginare che domani un medico o un'ostetrica possano essere condannati dai tribunali per essersi rifiutati di porre fine a una vita.

La tristezza e l’amarezza che proviamo non devono fermarci. Poiché vogliamo costruire nella speranza una società sempre più umana e veramente fraterna, spetta a noi, con tutti gli uomini e le donne di buona volontà che non riescono a considerare che il progresso ultimo stia solo nella tutela dei diritti della persona, continuare e amplificare i nostri sforzi per accogliere ogni disperazione e far conoscere tutte le opzioni. Perché non c'è libertà senza scelta, né scelta senza libera coscienza.


†Laurent Ulrich

Arcivescovo

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