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lunedì 4 marzo 2024

COME LA RIDUZIONE DEL TESTO DEI DIECI COMANDAMENTI NE CAMBIA IL SENSO / 2/3. Dalla III Dom di Quaresima.

Sant'Ignazio di Loyola
pellegrino in contemplazione.

Ieri ( La Gioia del Vangelo: OCCULTAMENTO PRATICO DI UN TESTO FONDAMENTALE / 1/3. III Domenica di Quaresima. ) abbiamo messo in evidenza l’occultamento pratico del testo dei Dieci Comandamenti nella Chiesa. Passiamo da 321 parole nel testo biblico completo a 135 nella forma breve della messa e a 47 nella forma comunemente insegnata al catechismo. Ossia meno della metà del testo biblico per la forma breve e solo il 14 % per la formula catechetica! (per leggere i testi che confrontiamo ripòrtati al post messo in link sopra). Nel testo biblico i tre primi comandamenti che riguardano direttamente il rapporto con Dio contano 244 parole su 321 (il 76%) mentre nella forma breve ne contano solo 68 su 135 (il 50%) e 19 su 47 (solo il 40%) nella formula catechetica. Prima ancora di verificare i cambiamenti di vocabolario e di senso vediamo che man mano si dona meno importanza e informazioni per il rapporto diretto con Dio. Dio diventa sempre meno importante nell’insegnamento della Chiesa e quindi nella vita dei cristiani. 

Nella formula del catechismo scompare del tutto il riferimento alla liberazione del popolo dalla schiavitù da parte di Dio. Ora questo è un dato fondamentale per comprendere il rapporto tra noi e lui. La formula del catechismo tende a presentarci Dio come un principio filosofico, necessario per spiegare l’esistenza dell’Universo, un Essere supremo, distante, slegato da noi (assoluto) che impone la sua legge. Mentre il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe entra nella Storia degli uomini, si china su di loro, li aiuta a liberarsi, li accompagna. Con Dio, la Storia diventa Salvezza, ma soprattutto Dio è persona, ama, è il Dio della vicinanza, della compassione: “Il Signore disse: "Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze”. (Esodo 3, 7). E il rapporto con Dio comincia da un grido dell’uomo verso di lui. 

I comandamenti non sono una legge imposta dall’esterno, da chi ha il coltello dalla parte del manico, ma un aiuto di Dio a chi, appena uscito dalla schiavitù e diventato libero, deve imparare come rimanere libero e sviluppare questa libertà. Al momento del crollo dell’URSS, ci fu un momento di totale libertà che però, generò caos: le mentalità non erano pronte a comprendere ed accettare le condizioni e le esigenze della libertà, cioè le responsabilità che essa comporta. Non essere capace di libertà per mancanza di formazione o rifiuto della responsabilità porta alle dittature, spesso passando attraverso i populismi. Le punizioni che Dio minaccia nei Comandamenti servono all'ordine e alla crescita del popolo e dei singoli. Ma fin dal principio la sua misericordia supera in modo infinito la sua severità. Anche in questo comprendiamo che il Dio dell’Alleanza è un “Padre che educa il suo popolo” (vedi la lettera pastorale del Card. Martini alla Diocesi di Milano 1987 Dio educa il suo popolo – ReteSicomoro).

Passando dal testo completo alla forma breve e alla forma catechetica si impoverisce sempre di più il rapporto in spirito e verità con Dio (Dio vieta di farsi immagini). Scompare la gravità della bestemmia che per alcuni diventa un segno di fede (bestemmio perché credo!) o un semplice intercalare senza importanza mentre il Signore promette di non lasciare impunito questo peccato. Si svuota il senso e la ricchezza dello shabbat cioè il "cessare" domenicale, il riposare che deve essere prefigurazione del paradiso dove l’uomo contempla, dà spazio alla preghiera e alla propria elevazione spirituale e relazionale. La scomparsa del riposo e del non comprare durante la domenica è una sciagura per le famiglie e per il tessuto sociale del commercio di prossimità.

Ora, la prima e fondamentale condizione affinché l’uomo sia libero è che ci sia Dio. Dio al centro, al primo posto nella vita personale familiare e sociale. “Senza Dio tra l’uomo e l’uomo, inizia la lotta di Dio con l’uomo” (Giovanni Paolo II). Il Decalogo è la Costituzione dei popoli felici. Per questo delinea il rapporto con Dio e il prossimo. E dopo ci vuole il giusto rapporto col prossimo: sono gli altri sette comandamenti!

Per incoraggiarci a rispettare il quarto comandamento, il Signore promette una ricompensa. Questa nota scompare nella formula catechetica!  

Nel sesto comandamento Dio dice di non commettere adulterio. Perché averlo cambiato in “non commettere atti impuri”. Si perde la dimensione direttamente relazionale, sociale. Dicono: "È perché i bambini non possono capire a questa età". Un bambino comprenderà il concetto semplice di infedeltà e separazione nel matrimonio, molto più facilmente del concetto di “falsa testimonianza” che invece è stato lasciato. 

Queste semplici riflessioni ci fanno comprendere perché sant’Ignazio, ancora laico, interrogato da una commissione di preti di Salamanca poté parlare del primo comandamento e delle sue implicazioni per moltissimo tempo dichiarando alla fine di non aver esaurito l’argomento (Il racconto del pellegrino. Autobiografia). Anche noi approfondiamo la conoscenza di Dio e della sua legge.

1 commento:

  1. Grazie Fra Sereno. Le sue riflessioni sono un raggio di luce.

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