In parrocchia abbiamo usato i testi scritta da Papa Francesco per la Via Crucis per quest'anno. Sono stati molto apprezzati. E anche se sono molto facili da trovare, è parsa una buona idea di metterli sul Blog divisi in 4 post. Ecco il primo: Introduzione, Stazioni 1-4
VIA CRUCIS 2024: “In preghiera con Gesù sulla via della croce”
Introduzione
Signore Gesù, guardiamo la tua croce e capiamo che hai dato tutto per noi. Noi ti dedichiamo questo tempo. Vogliamo trascorrerlo vicini a te, che dal Getsemani al Calvario hai pregato. Nell’Anno della preghiera ci uniamo al tuo cammino di preghiera.
Dal Vangelo secondo Marco (14,32-37)
Giunsero a un podere chiamato Getsemani […]. Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: “[…] Restate qui e vegliate". Poi, andato un po' innanzi, cadde a terra e pregava […]: "Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu". Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: "[…] Non sei riuscito a vegliare una sola ora?”
Signore, hai preparato con la preghiera ogni tua giornata e ora nel Getsemani prepari la Pasqua. Abbà! Padre! Tutto è possibile a te – dici – perché la preghiera è anzitutto dialogo e intimità; ma è anche lotta e richiesta: allontana da me questo calice! Ed è affidamento e dono: Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu. Così, in preghiera, sei entrato nella porta stretta del nostro dolore e l’hai attraversata fino in fondo. Hai sentito «paura e angoscia» (Mc 14,33): paura di fronte alla morte, angoscia sotto il peso del nostro peccato che hai provato su di te, mentre un’amarezza infinita ti invadeva. Ma nel pieno della lotta hai pregato «più intensamente» (Lc 22,44): così hai trasformato la veemenza del dolore in offerta d’amore.
Una cosa sola ci hai domandato: restare con te, vegliare. Non ci chiedi l’impossibile, ma la vicinanza. Eppure, quante volte ho preso le distanze da te! Quante volte, come i discepoli, anziché vegliare ho dormito, quante volte non ho avuto tempo o voglia di pregare, perché stanco, anestetizzato dalle comodità, assonnato nell’anima. Gesù, ripeti ancora a me, a noi tua Chiesa: «Alzatevi e pregate» (Lc 22,46). Svegliaci, Signore, destaci dal torpore del cuore, perché anche oggi, soprattutto oggi, hai bisogno della nostra preghiera.
1. Gesù è condannato a morte
Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all'assemblea, interrogò Gesù dicendo: "Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?". Ma egli taceva e non rispondeva nulla. […] Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: "Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!". Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito (Mc 14,60-61;15,4-5).
Gesù, tu sei la vita e sei condannato a morte; sei la verità e subisci un falso processo. Ma perché non reclami? Perché non alzi la voce e non spieghi le tue ragioni? Perché non confuti i dotti e i potenti come hai sempre fatto con successo? La tua reazione stupisce, Gesù: nel momento decisivo non parli, taci. Perché più il male è forte, più la tua risposta è radicale. E la tua risposta è il silenzio. Ma il tuo silenzio è fecondo: è preghiera, è mitezza, è perdono, è la via per redimere il male, per convertire ciò che soffri in un dono che offri. Gesù, mi accorgo che ti conosco poco perché non conosco abbastanza il tuo silenzio; perché nella frenesia di correre e fare, assorbito dalle cose, preso dalla paura di non stare a galla o dalla smania di mettermi al centro, non trovo il tempo per fermarmi e rimanere con te: per lasciare agire te, Parola del Padre che operi nel silenzio. Gesù, il tuo silenzio mi scuote: m’insegna che la preghiera non nasce dalle labbra che si muovono, ma da un cuore che sa stare in ascolto: perché pregare è farsi docili alla tua Parola, è adorare la tua presenza.
Preghiamo dicendo: Parla al mio cuore, Gesù
Tu che rispondi al male col bene Parla al mio cuore, Gesù
Tu che spegni il clamore con la mitezza Parla al mio cuore, Gesù
Tu che detesti le chiacchiere e le lamentele Parla al mio cuore, Gesù
Tu che mi conosci nell’intimo Parla al mio cuore, Gesù
Tu che mi ami più di quanto io mi ami Parla al mio cuore, Gesù
2. Gesù è caricato della croce
Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti (1 Pt 2,24).
Gesù, portiamo anche noi delle croci, a volte molto pesanti: una malattia, un incidente, la morte di una persona cara, una delusione affettiva, un figlio che si è perso, il lavoro che manca, una ferita interiore che non guarisce, il fallimento di un progetto, l’ennesima attesa andata a vuoto… Gesù, come si fa a pregare lì? Come fare quando mi sento schiacciato dalla vita, quando un peso mi grava sul cuore, quando sono sotto pressione e non ho più la forza di reagire? La tua risposta sta in una proposta: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28). Venire a te; io, invece, mi chiudo in me: rimugino, rivango, mi piango addosso, sprofondo nel vittimismo, campione di negatività. Venite a me: dircelo non è bastato e allora ecco che ci vieni incontro e ti carichi sulle spalle la nostra croce, per togliercene il peso. Tu questo desideri: che gettiamo in te fatiche e affanni, perché vuoi che ci sentiamo liberi e amati in te. Grazie, Gesù. Unisco la mia croce alla tua, ti porto la mia stanchezza e le mie miserie, getto in te ogni peso del cuore.
Preghiamo dicendo: Io vengo a te, Signore
Con la mia storia Io vengo a te, Signore
Con le mie fatiche Io vengo a te, Signore
Con i miei limiti e le mie fragilità Io vengo a te, Signore
Con le mie paure Io vengo a te, Signore
Riponendo ogni fiducia nel tuo amore Io vengo a te, Signore
3. Gesù cade la prima volta
In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto (Gv 12,24).
Gesù, sei caduto: a cosa pensi, come preghi col viso nella polvere? Ma soprattutto, cosa ti dà la forza di rialzarti? Mentre sei con la faccia a terra e non vedi più il cielo, ti immagino ripetere nel cuore: Padre, che sei nei cieli. Lo sguardo d’amore del Padre che si posa su di te è la tua forza. Ma immagino anche che, mentre baci la terra arida e fredda, pensi all’uomo, tratto dalla terra, a noi, che siamo al centro del tuo cuore; e che ripeti le parole del tuo testamento: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi» (Lc 22,19). L’amore del Padre per te e il tuo per noi: l’amore, ecco la molla che ti fa rialzare e andare avanti. Perché chi ama non resta a terra, riparte; chi ama non si stanca, corre; chi ama vola. Gesù, ti chiedo sempre tante cose, ma una sola mi serve: saper amare. Cadrò nella vita, ma con l’amore potrò rialzarmi e andare avanti, come hai fatto tu, che sei esperto di cadute. La tua vita, infatti, è stata un continuo cadere verso di noi: da Dio a uomo, da uomo a servo, da servo a crocifisso, fino al sepolcro; sei caduto in terra come seme che muore, sei caduto per rialzarci da terra e portarci in cielo. Tu che risollevi dalla polvere e fai rinascere la speranza, dammi la forza di amare e ricominciare.
Preghiamo dicendo: Gesù, dammi la forza di amare e ricominciare
Quando prevale la delusione Gesù, dammi la forza di amare e ricominciare
Quando i giudizi degli altri si abbattono su di me Gesù, dammi la forza di amare e ricominciare
Quando le cose non vanno e divento insofferente Gesù, dammi la forza di amare e ricominciare
Quando mi sembra di non farcela più Gesù, dammi la forza di amare e ricominciare
Quando mi opprime il pensiero che nulla cambierà Gesù, dammi la forza di amare e ricominciare
4. Gesù incontra la madre
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse […] al discepolo: “Ecco tua madre!”. E da quell'ora il discepolo l'accolse con sé (Gv 19,26-27).
Gesù, i tuoi ti hanno abbandonato, Giuda ti ha tradito, Pietro rinnegato: sei rimasto solo con la croce. Ma ecco tua madre. Non servono parole, bastano i suoi occhi, che sanno guardare in faccia la sofferenza e farsene carico. Gesù, nello sguardo pieno di lacrime e di luce di Maria ritrovi la memoria della tenerezza, delle carezze, delle braccia amorevoli che ti hanno sempre accolto e sostenuto. Lo sguardo materno è lo sguardo della memoria, che ci fonda nel bene. Non si può fare a meno di una madre che ci mette al mondo, ma neppure di una madre che ci rimette a posto nel mondo. Tu lo sai e dalla croce ci dai la tua stessa madre. Ecco tua madre, dici al discepolo, a ognuno di noi: dopo l’Eucaristia, ci dai Maria, dono estremo prima di morire. Gesù, il tuo cammino è stato confortato dal ricordo del suo amore; anche il mio cammino ha bisogno di fondarsi nella memoria del bene. Mi accorgo, però, che la mia preghiera è povera di memoria: veloce, sbrigativa, una lista di bisogni per oggi e domani. Maria, ferma la mia corsa, aiutami a fare memoria: a custodire la grazia, a ricordare il perdono e i prodigi di Dio, a ravvivare il primo amore, a riassaporare le meraviglie della provvidenza, a piangere di gratitudine.
Preghiamo dicendo: Signore, ravviva in me il ricordo del tuo amore
Quando riemergono le ferite del passato Signore, ravviva in me il ricordo del tuo amore
Quando smarrisco il senso e il filo delle cose Signore, ravviva in me il ricordo del tuo amore
Quando perdo di vista i doni che ho ricevuto Signore, ravviva in me il ricordo del tuo amore
Quando perdo di vista il dono che sono Signore, ravviva in me il ricordo del tuo amore
Quando mi dimentico di ringraziarti Signore, ravviva in me il ricordo del tuo amore
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