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lunedì 15 marzo 2021

SE NON VEDETE SEGNI E PRODIGI, VOI NON CREDETE! / Lunedì IV sett. Quaresima

 


Da ieri il nostro cuore è ancora più teso verso la venuta del Signore. Maranathà! Allora “si godrà e si gioirà per sempre”. Ma invece si sente, anche nelle nostre Assemblee, che i tempi attuali pesano sul morale delle persone. La fretta – più che comprensibile e probabilmente necessaria – con la quale sono stati creati e testati i vaccini anti Covid e tutte le ricadute della Pandemia stanno generando un clima di grande incertezza. Ma è il momento di appoggiarci ancora di più alla Parola del Signore. È quello che fa il funzionario del re del Vangelo di oggi.

Egli chiede a Gesù la guarigione del suo figlio. Gesù risponde “sgarbatamente”: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». "Che modi di rispondere a un padre addolorato!? Se Gesù avesse amore per il prossimo non risponderebbe così!" potrebbe dire qualcuno. Credo che dobbiamo meditare molto seriamente su questa ed altre risposte simili di Gesù.

Ma il padre non è ancora pronto a fidarsi totalmente di Ha-Rahman, il Misericordioso, che Gesù presenta come Padre, e insiste: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Ma quando Gesù gli risponde: «Va’, tuo figlio vive», non insiste più affinché venga a casa sua, non chiede altri segni ma crede a questa parola e si mette in cammino. Proprio in questo, quell’uomo è per noi un grande esempio. Anche la nostra fede è spesso così sentimentale, alla ricerca di segni e di consolazioni, centrata sui nostri interessi, prigioniera dei nostri schemi. Ma quel padre sa fare il passo dalla sua sensibilità alla fede nella Parola.

Seguiamo il suo esempio anche noi oggi? Viviamo con maggiore empatia le difficoltà delle persone, ma allo stesso tempo indichiamo a loro (e a noi stessi soprattutto!) la via della fede: “non lasciarti dominare dalla tua emotività, ascolta cosa ti dice il Signore, per questo fai silenzio, perché Dio provvede alla tua vita e vuole indicarti una via di salvezza, diversa da quella che avresti scelta tu, ma sicuramente migliore.

“Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria”. Voglio riprendere questo punto in un post separato perché è stato toccato in modi diversi dal Vangelo del giorno in questi giorni, in concomitanza con il compiersi di otto anni di pontificato di papa Francesco.

 

Prima Lettura   Is 65, 17-21
Non si udranno più voci di pianto e grida di angoscia.

Dal libro del profeta Isaìa
Così dice il Signore:
«Ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra;
non si ricorderà più il passato,
non verrà più in mente,
poiché si godrà e si gioirà sempre
di quello che sto per creare,
poiché creo Gerusalemme per la gioia,
e il suo popolo per il gaudio.
Io esulterò di Gerusalemme,
godrò del mio popolo.
Non si udranno più in essa
voci di pianto, grida di angoscia.
Non ci sarà più
un bimbo che viva solo pochi giorni,
né un vecchio che dei suoi giorni
non giunga alla pienezza,
poiché il più giovane morirà a cento anni
e chi non raggiunge i cento anni
sarà considerato maledetto.
Fabbricheranno case e le abiteranno,
pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto».

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 29 
Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.

Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato
e non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.

Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera è ospite il pianto
e al mattino la gioia.

Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
Hai mutato il mio lamento in danza,
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre. 

Canto al Vangelo    Am 5,14
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!
Cercate il bene e non il male, se volete vivere,
e il Signore sarà con voi.
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!

Vangelo
   Gv 4, 43-54
Va', tuo figlio vive.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea. 

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