Da ieri il nostro cuore è ancora più teso
verso la venuta del Signore. Maranathà! Allora “si godrà e si gioirà per sempre”. Ma invece si sente, anche nelle nostre
Assemblee, che i tempi attuali pesano sul morale delle persone. La fretta – più
che comprensibile e probabilmente necessaria – con la quale sono stati creati e
testati i vaccini anti Covid e tutte le ricadute della Pandemia stanno generando
un clima di grande incertezza. Ma è il momento di appoggiarci ancora di più alla Parola del
Signore. È quello che fa il funzionario del re del Vangelo di oggi.
Egli chiede a Gesù la guarigione del suo figlio. Gesù
risponde “sgarbatamente”: «Se
non vedete segni e prodigi, voi non credete». "Che modi di rispondere
a un padre addolorato!? Se Gesù avesse amore per il prossimo non risponderebbe così!" potrebbe dire qualcuno. Credo che dobbiamo meditare molto seriamente su questa ed
altre risposte simili di Gesù.
Ma il
padre non è ancora pronto a fidarsi totalmente di Ha-Rahman, il Misericordioso,
che Gesù presenta come Padre, e insiste: «Signore,
scendi prima che il mio bambino muoia». Ma quando Gesù gli risponde:
«Va’, tuo figlio vive», non insiste più
affinché venga a casa sua, non chiede altri segni ma crede a questa parola e si
mette in cammino. Proprio in questo, quell’uomo è per noi un grande esempio. Anche
la nostra fede è spesso così sentimentale, alla ricerca di segni e di
consolazioni, centrata sui nostri interessi, prigioniera dei nostri schemi. Ma quel
padre sa fare il passo dalla sua sensibilità alla fede nella Parola.
Seguiamo
il suo esempio anche noi oggi? Viviamo con maggiore empatia le difficoltà delle
persone, ma allo stesso tempo indichiamo a loro (e a noi stessi soprattutto!) la
via della fede: “non lasciarti dominare dalla tua emotività, ascolta cosa ti
dice il Signore, per questo fai silenzio, perché Dio provvede alla tua vita e vuole
indicarti una via di salvezza, diversa da quella che avresti scelta tu, ma
sicuramente migliore.
“Gesù stesso infatti aveva dichiarato che
un profeta non riceve onore nella propria patria”. Voglio
riprendere questo punto in un post separato perché è stato toccato in modi diversi
dal Vangelo del giorno in questi giorni, in concomitanza con il compiersi di
otto anni di pontificato di papa Francesco.
Prima
Lettura Is 65, 17-21
Non si udranno più voci di pianto e grida di angoscia.
Dal libro del profeta Isaìa
Così dice il Signore:
«Ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra;
non si ricorderà più il passato,
non verrà più in mente,
poiché si godrà e si gioirà sempre
di quello che sto per creare,
poiché creo Gerusalemme per la gioia,
e il suo popolo per il gaudio.
Io esulterò di Gerusalemme,
godrò del mio popolo.
Non si udranno più in essa
voci di pianto, grida di angoscia.
Non ci sarà più
un bimbo che viva solo pochi giorni,
né un vecchio che dei suoi giorni
non giunga alla pienezza,
poiché il più giovane morirà a cento anni
e chi non raggiunge i cento anni
sarà considerato maledetto.
Fabbricheranno case e le abiteranno,
pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 29
Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.
Ti
esalterò, Signore, perché mi hai risollevato
e non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.
Cantate
inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera è ospite il pianto
e al mattino la gioia.
Ascolta,
Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
Hai mutato il mio lamento in danza,
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre.
Canto al Vangelo Am 5,14
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!
Cercate il bene e non il male, se volete vivere,
e il Signore sarà con voi.
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!
Vangelo Gv 4, 43-54
Va', tuo figlio vive.
Dal
vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti
aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando
dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto
quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano
andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi
era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito
che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di
scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il
funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia».
Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che
Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo
figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio.
Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il
padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio
vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.
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