Iracheni guardano in televisione l'arrivo del Papa. |
Amiamo la parabola del Figliol prodigo. Però da un punto di vista materiale, umano di questo mondo, il ragionamento
del fratello maggiore fila, non c'è niente da dire. C'è una ingiustizia enorme nell’approfittare
della sua fedeltà – anche se interessata – per farlo lavorare sodo per pochi soldi e invece prendere IL
vitello grasso per l’altro figlio che ha sperperato tutto, regalargli un vestito
bianco nuovo, sandali nuovi, l'anello recante il sigillo del padre. Tutto
questo ha un serio valore economico e fa ormai parte dell’eredità
rimasta che spetta al figlio maggiore, ma ha anche un valore simbolico unico!
Comprendiamo tutta l’indignazione di questo figlio: si sente realmente defraudato.
Ma il Padre
presenta un’altra logica, una mentalità, una “nous” totalmente diversa, che
richiede di andare oltre, cioè di fare “meta-noia” che traduciamo con “conversione”.
Anzi, si tratta di “rinascere dall’alto”,
di cambiare natura, ricevendo la natura di Dio. È quello che afferma padre Jacques
Mourad nell’intervista a “Fides”, riportata anche dall’Osservatore Romano oggi:
“L’ unica
forza dei cristiani è vivere l’amore di Gesù, e nessun altro amore, fino alla
croce. E i cristiani iracheni hanno già vissuto e continuano a vivere la loro
testimonianza cristiana in un modo straordinario, durante tutti questi anni di
guerre. Ora, dunque, quelli che hanno partecipato così al mistero di Cristo non
hanno altri interessi, non hanno da aggiungere altre parole. Vivono nelle loro
giornate la spiritualità della croce di
Gesù, di cui ci siamo rivestiti quando nella cresima abbiamo ricevuto l’unzione
con l'olio del miron, subito dopo il nostro battesimo, secondo i riti delle
nostre Chiese”. L'essere cristiano deve prevalere
sulla mia identità umana, sulla mia storia, sulla mia eredità materiale e
culturale. Non sono prima di tutto un iracheno con dei diritti, ma un cristiano,
non sono più un maranese cui “il paese appartiene”, ma un cristiano che ha come
patria il Regno di Dio, e una missione.
Come risultato sicuro Padre Jacques dice che è sufficiente “custodire l’attesa di Cristo tra i musulmani”. Così tanto impegno per così poco!? I musulmani e gli altri battezzati che oggi resistono all’idea della conversione sono preziosi agli occhi e al cuore di Dio. Certamente se “vediamo che piace al Signore” come dice san Francesco bisogna assolutamente annunciare la Risurrezione di Cristo e la fede che salva.
Papa Francesco parlando ieri con il clero e i consacrati nella Cattedrale
di Bagdad disse: “Possa il ricordo del loro
sacrificio (dei martiri) ispirarci a rinnovare
la nostra fiducia nella forza della Croce e del suo messaggio salvifico di
perdono, riconciliazione e rinascita. Il cristiano infatti è chiamato a
testimoniare l’amore di Cristo ovunque e in ogni tempo. Questo è il Vangelo da
proclamare e incarnare anche in questo amato Paese”.
Quanti di noi nella nostra parrocchia hanno
questa concezione della loro vita e dicono: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in
me. Per me il vivere è Cristo! Non ho altri interessi ...” Nessuno? Da oggi non
deve più essere così!
Prima
Lettura Mic 7, 14-15. 18-20
Il nostro Dio viene a salvarci.
Dal libro del profeta Michèa
Pasci il tuo popolo con la tua verga,
il gregge della tua eredità,
che sta solitario nella foresta
tra fertili campagne;
pascolino in Basan e in Gàlaad
come nei tempi antichi.
Come quando sei uscito dalla terra d’Egitto,
mostraci cose prodigiose.
Quale dio è come te,
che toglie l’iniquità e perdona il peccato
al resto della sua eredità?
Egli non serba per sempre la sua ira,
ma si compiace di manifestare il suo amore.
Egli tornerà ad avere pietà di noi,
calpesterà le nostre colpe.
Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati.
Conserverai a Giacobbe la tua fedeltà,
ad Abramo il tuo amore,
come hai giurato ai nostri padri
fin dai tempi antichi.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 102
Misericordioso e pietoso è il Signore.
Benedici
il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.
Egli
perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.
Non è
in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno.
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.
Perché
quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;
quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.
Canto al Vangelo Lc 15,18
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò:
Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te.
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Vangelo Lc 15, 1-3. 11-32
Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita.
Dal
vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per
ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i
peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola:
«Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi
la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze.
Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per
un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto.
Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli
cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno
degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i
porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma
nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio
padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio
padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più
degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si
alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse
incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho
peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato
tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più
bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi.
Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché
questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato
ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa,
udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse
tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto
ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si
indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli
rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito
a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei
amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue
sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli
rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma
bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è
tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
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