Susanna e i due vecchioni. |
Ogni anno, in quaresima, ascoltiamo il racconto struggente di Susanna insidiata da due anziani corrotti e salvata dal suo rifugiarsi in Dio che suscita l’intervento di Daniele. Viene salvato il sangue innocente. Ci sono molte cose da ammirare in questo testo: chiaramente l’integrità di Susanna che rifiuta il ricatto e rimette la sua causa totalmente a Dio. C'è anche da notare il processo regolare tra gli ebrei per ogni crimine (cosa rara tra i popoli dell’Antichità), l’astuzia e la presenza di spirito di Daniele, l’applicazione al denunciante falso della pena invocata ingiustamente contro l'accusato. Se questo principio fosse applicato a livello pecuniario a tutte le querele senza fondamento e altri usi distorti della giustizia per abbattere e infangare un avversario, credo che sarebbe un gran bene per tutti.
Nel Vangelo dell’adultera viene invece salvato il sangue colpevole! È la pienezza che porta Gesù. Condanna il peccato e salva il peccatore. Ma questo non è solo espressione di umanità da parte sua. Gesù condanna il peccato PER salvare il peccatore: gli offre un’altra possibilità affinché, pentendosi possa ritrovare il cammino della Pace. Gesù accompagna il peccatore (tutti noi) anche i più disperati e gravi oggettivamente, socialmente, soggettivamente, non con un’accoglienza lassista delle persone, ma a 360 gradi, affinché vivano nella verità che rende liberi. Ho parlato di peccati gravi socialmente distinguendoli dai peccati gravi oggettivamente e soggettivamente. Il peccato è innanzitutto un errore che va contro la volontà di Dio e la rivelazione della sua immagine in noi ossia della nostra natura. Tra questi ci sono errori oggettivamente gravi e meno gravi. Affinché un errore sia peccato ci vuole la partecipazione libera del soggetto. La piena partecipazione determina la gravità soggettiva del peccato. Ma non c'è dubbio che anche la riprovazione sociale rende un peccato più pesante da portare. Bisogna confrontarsi con la Parola per discernere ciò che conta oppure no agli occhi di Dio da ciò che invece è pregiudizio sociale (famigliare, comunitario) che aggiunge pesi insopportabili sulle spalle della gente, oppure assolve, chiude l’occhio su comportamenti oggettivamente sbagliati, riducendo le vittime al silenzio.
Non c'è dubbio che ogni epoca e ogni società ha i
suoi pregiudizi, le sue paure e brame che stigmatizzano o blandiscono certi comportamenti al di fuori
di un vero riferimento al Vangelo. E la tentazione di totalitarismo del pensiero unico che colpevolizza ogni dissenso, esiste ancora. Benediciamo la Chiesa
che rimane ferma sulla Verità pur consapevole che “tutti infatti pecchiamo in molte cose” (Giacomo 3,1). Chiediamo a Gesù
di avere i suoi sentimenti per accoglierci a vicenda senza giudizio, pur
ancorati alla Verità del Vangelo.
Prima
Lettura Dn 13, 1-9. 15-17. 19-30. 33-62
Io muoio innocente.
Dal libro del profeta Daniele
In quei giorni, abitava a Babilonia un uomo chiamato Ioakìm, il quale aveva sposato una donna chiamata Susanna, figlia di Chelkìa, di rara bellezza e timorata di Dio. I suoi genitori, che erano giusti, avevano educato la figlia secondo la legge di Mosè. Ioakìm era molto ricco e possedeva un giardino vicino a casa, ed essendo stimato più di ogni altro, i Giudei andavano da lui.
In quell’anno erano stati eletti giudici del popolo due anziani; erano di quelli di cui il Signore ha detto: «L’iniquità è uscita da Babilonia per opera di anziani e di giudici, che solo in apparenza sono guide del popolo». Questi frequentavano la casa di Ioakìm, e tutti quelli che avevano qualche lite da risolvere si recavano da loro. Quando il popolo, verso il mezzogiorno, se ne andava, Susanna era solita recarsi a passeggiare nel giardino del marito. I due anziani, che ogni giorno la vedevano andare a passeggiare, furono presi da un’ardente passione per lei: persero il lume della ragione, distolsero gli occhi per non vedere il Cielo e non ricordare i giusti giudizi.
Mentre aspettavano l’occasione favorevole, Susanna entrò, come al solito, con due sole ancelle, nel giardino per fare il bagno, poiché faceva caldo. Non c’era nessun altro al di fuori dei due anziani, nascosti a spiarla. Susanna disse alle ancelle: «Portatemi l’unguento e i profumi, poi chiudete la porta, perché voglio fare il bagno».
Appena partite le ancelle, i due anziani uscirono dal nascondiglio, corsero da lei e le dissero: «Ecco, le porte del giardino sono chiuse, nessuno ci vede e noi bruciamo di passione per te; acconsenti e concediti a noi. In caso contrario ti accuseremo; diremo che un giovane era con te e perciò hai fatto uscire le ancelle». Susanna, piangendo, esclamò: «Sono in difficoltà da ogni parte. Se cedo, è la morte per me; se rifiuto, non potrò scampare dalle vostre mani. Meglio però per me cadere innocente nelle vostre mani che peccare davanti al Signore!». Susanna gridò a gran voce. Anche i due anziani gridarono contro di lei e uno di loro corse alle porte del giardino e le aprì.
I servi di casa, all’udire tale rumore in giardino, si precipitarono dalla porta laterale per vedere che cosa le stava accadendo. Quando gli anziani ebbero fatto il loro racconto, i servi si sentirono molto confusi, perché mai era stata detta una simile cosa di Susanna.
Il giorno dopo, quando il popolo si radunò nella casa di Ioakìm, suo marito, andarono là anche i due anziani, pieni di perverse intenzioni, per condannare a morte Susanna. Rivolti al popolo dissero: «Si faccia venire Susanna, figlia di Chelkìa, moglie di Ioakìm». Mandarono a chiamarla ed ella venne con i genitori, i figli e tutti i suoi parenti. Tutti i suoi familiari e amici piangevano.
I due anziani si alzarono in mezzo al popolo e posero le mani sulla sua testa. Ella piangendo alzò gli occhi al cielo, con il cuore pieno di fiducia nel Signore. Gli anziani dissero: «Mentre noi stavamo passeggiando soli nel giardino, è venuta con due ancelle, ha chiuso le porte del giardino e poi ha licenziato le ancelle. Quindi è entrato da lei un giovane, che era nascosto, e si è unito a lei. Noi, che eravamo in un angolo del giardino, vedendo quella iniquità ci siamo precipitati su di loro. Li abbiamo sorpresi insieme, ma non abbiamo potuto prendere il giovane perché, più forte di noi, ha aperto la porta ed è fuggito. Abbiamo preso lei e le abbiamo domandato chi era quel giovane, ma lei non ce l’ha voluto dire. Di questo noi siamo testimoni». La moltitudine prestò loro fede, poiché erano anziani e giudici del popolo, e la condannò a morte.
Allora Susanna ad alta voce esclamò: «Dio eterno, che conosci i segreti, che conosci le cose prima che accadano, tu lo sai che hanno deposto il falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi iniquamente hanno tramato contro di me». E il Signore ascoltò la sua voce.
Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore suscitò il santo spirito di un giovanetto, chiamato Daniele, il quale si mise a gridare: «Io sono innocente del sangue di lei!». Tutti si voltarono verso di lui dicendo: «Che cosa vuoi dire con queste tue parole?». Allora Daniele, stando in mezzo a loro, disse: «Siete così stolti, o figli d’Israele? Avete condannato a morte una figlia d’Israele senza indagare né appurare la verità! Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto il falso contro di lei».
Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a Daniele: «Vieni, siedi in mezzo a noi e facci da maestro, poiché Dio ti ha concesso le prerogative dell’anzianità». Daniele esclamò: «Separàteli bene l’uno dall’altro e io li giudicherò».
Separàti che furono, Daniele disse al primo: «O uomo invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce, quando davi sentenze ingiuste, opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi, mentre il Signore ha detto: Non ucciderai il giusto e l’innocente. Ora, dunque, se tu hai visto costei, di’: sotto quale albero tu li hai visti stare insieme?». Rispose: «Sotto un lentìsco». Disse Daniele: «In verità, la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Già l’angelo di Dio ha ricevuto da Dio la sentenza e ti squarcerà in due».
Allontanato questi, fece venire l’altro e gli disse: «Stirpe di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore! Così facevate con le donne d’Israele ed esse per paura si univano a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto sopportare la vostra iniquità. Dimmi dunque, sotto quale albero li hai sorpresi insieme?». Rispose: «Sotto un léccio». Disse Daniele: «In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Ecco, l’angelo di Dio ti aspetta con la spada in mano, per tagliarti in due e così farti morire».
Allora tutta l’assemblea proruppe in grida di gioia e benedisse Dio, che salva coloro che sperano in lui. Poi, insorgendo contro i due anziani, ai quali Daniele aveva fatto confessare con la loro bocca di avere deposto il falso, fece loro subire la medesima pena che avevano tramato contro il prossimo e, applicando la legge di Mosè, li fece morire. In quel giorno fu salvato il sangue innocente.
Salmo
Responsoriale Dal Salmo 22
Con te, Signore, non temo alcun male.
Il
Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.
Mi
guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti
a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
Sì,
bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.
Canto al Vangelo Gv 8,12
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Io sono la luce del mondo, dice il Signore,
chi segue me avrà la luce della vita.
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Vangelo Gv 8, 1-11
Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei.
Dal
vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma all'alba si
recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li
ammaestrava.
Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e,
postala nel mezzo, gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in
flagrante adultèrio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne
come questa. Tu che ne dici?».
Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù,
chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano
nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato,
scagli per primo la pietra contro di lei». E chinatosi di nuovo, scriveva per
terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più
anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse:
«Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed essa rispose: «Nessuno,
Signore». E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; và e d'ora in poi non
peccare più».
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