Visualizzazioni totali

lunedì 8 marzo 2021

IL CORAGGIO NUOVO DELL'UMILTA' / lunedì III sett. Quaresima

 


Uffa! questo Gesù! Lo dicevano dolcissimo. Invece un vero attaccabrighe che ci fa peccare al primo mattino. Da ragazzo mai un gesto o una parola sopra le righe, mai aveva cercato di mettersi in evidenza, una famiglia di basso profilo nel nostro paesino, un po’ strana a dire il vero: un solo figlio!!, e, a proposito di questo figlio si raccontano certe cose su Maria, Maria e Giuseppe, Giuseppe anche lui, insomma… Poi Gesù andò come tanti, anche di Nazareth, da quel Giovanni che battezzava. Certo a tutti noi interessa che venga il Messia. Dopo, - si dice che fu dopo che Erode ha arrestato Giovanni, - si è messo a predicare e a fare miracoli. Gli ha dato in testa? Però si parla di miracoli veri. E i miracoli mica si vedono tutti i giorni! Tutti a parlare di Gesù di Giuseppe, di Nazareth! Tutti parlavano anche di Nazareth, di noi! Quindi quando è venuto l’abbiamo accolto con tutti gli onori. C'erano anche i suoi discepoli. Non proprio gente che conta ma comunque gente di Cafarnao sul lago e altri posti così. Ci guardavano un po’ come dei cafoni nelle nostre campagne, loro venivano dalla Via del Mare, dove c'è più movimento, carovane di mercanti, più ricchezza. Ci hanno un po’ indispettiti, per la verità. Ma alla Sinagoga Gesù ci ha emozionato. Ha detto che iniziava l’Anno di Grazia e parlava così bene delle Scritture! Ed ecco che, senza preavviso, senza motivo, ci attacca e ci vuol dare lezioni! Se noi gli abbiamo insegnato a leggere e scrivere, se grazie a noi conosce i comandamenti e i Libri dei Padri! Chi si crede di essere? L’abbiamo cacciato!

Gesù applica la Scrittura a chi la conosce già e la riverisce. Non ci dovrebbero essere problemi! Ma invece l’orecchio è chiuso, “questo popolo mi onora con le labbra mentre il suo cuore è lontano da me e il culto che mi rendono è un imparaticcio di usi umani” (Isaia 29,13). Non accettano la Grazia, sanno solo pretendere insistendo. Neppure Naamàn accetta facilmente la Grazia. Mica è un cafoncello presuntuoso di Nazareth, è un soldato, un coraggioso trascinatore di uomini, che ha dato prova di sé sul campo di battaglia. Ma l’essere un prode diventa un ostacolo per la Grazia: egli inciampa, si sdegna, si sente disprezzato nella sua grandezza e negli sforzi fatti finora, non accetta che le cose vadano diversamente da come pensava. Il profeta (Dio) deve entrare nei suoi schemi. Forse, però, il suo essere un prode non è solo negativo: comprende che nell’umiliarsi, nel lasciarsi guidare, c'è un’altra sfida di coraggio. Quel coraggio che è mancato agli abitanti di Nazareth. Il coraggio nuovo dell’umiltà permette a Naamàn di essere salvato. (Leggete la fine del racconto: vv 15 b. –27; almeno fino a 19).

Avrai il coraggio di essere umile e semplice oggi, di essere come quei bambini a cui appartiene il Regno dei Cieli?

 

Prima Lettura   2 Re 5, 1-15
C'erano molto lebbrosi in Israele, ma nessuno di loro fu purificato se non Naamàn, il Siro.

Dal secondo libro dei Re
In quei giorni Naamàn, comandante dell’esercito del re di Aram, era un personaggio autorevole presso il suo signore e stimato, perché per suo mezzo il Signore aveva concesso la salvezza agli Aramèi. Ma quest’uomo prode era lebbroso.
Ora bande aramèe avevano condotto via prigioniera dalla terra d’Israele una ragazza, che era finita al servizio della moglie di Naamàn. Lei disse alla padrona: «Oh, se il mio signore potesse presentarsi al profeta che è a Samarìa, certo lo libererebbe dalla sua lebbra». Naamàn andò a riferire al suo signore: «La ragazza che proviene dalla terra d’Israele ha detto così e così». Il re di Aram gli disse: «Va’ pure, io stesso invierò una lettera al re d’Israele».
Partì dunque, prendendo con sé dieci talenti d’argento, seimila sicli d’oro e dieci mute di abiti. Portò la lettera al re d’Israele, nella quale si diceva: «Orbene, insieme con questa lettera ho mandato da te Naamàn, mio ministro, perché tu lo liberi dalla sua lebbra». Letta la lettera, il re d’Israele si stracciò le vesti dicendo: «Sono forse Dio per dare la morte o la vita, perché costui mi ordini di liberare un uomo dalla sua lebbra? Riconoscete e vedete che egli evidentemente cerca pretesti contro di me».
Quando Elisèo, uomo di Dio, seppe che il re d’Israele si era stracciate le vesti, mandò a dire al re: «Perché ti sei stracciato le vesti? Quell’uomo venga da me e saprà che c’è un profeta in Israele». Naamàn arrivò con i suoi cavalli e con il suo carro e si fermò alla porta della casa di Elisèo. Elisèo gli mandò un messaggero per dirgli: «Va’, bàgnati sette volte nel Giordano: il tuo corpo ti ritornerà sano e sarai purificato».
Naamàn si sdegnò e se ne andò dicendo: «Ecco, io pensavo: “Certo, verrà fuori e, stando in piedi, invocherà il nome del Signore, suo Dio, agiterà la sua mano verso la parte malata e toglierà la lebbra”. Forse l’Abanà e il Parpar, fiumi di Damàsco, non sono migliori di tutte le acque d’Israele? Non potrei bagnarmi in quelli per purificarmi?». Si voltò e se ne partì adirato.
Gli si avvicinarono i suoi servi e gli dissero: «Padre mio, se il profeta ti avesse ordinato una gran cosa, non l’avresti forse eseguita? Tanto più ora che ti ha detto: “Bàgnati e sarai purificato”». Egli allora scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola dell’uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato.
Tornò con tutto il seguito dall’uomo di Dio; entrò e stette davanti a lui dicendo: «Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele».

Salmo Responsoriale   Dai Salmi 41 e 42
L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente.

Come la cerva anèla
ai corsi d’acqua,
così l’anima mia anèla
a te, o Dio.

L’anima mia ha sete di Dio,
del Dio vivente:
quando verrò e vedrò
il volto di Dio?

Manda la tua luce e la tua verità:
siano esse a guidarmi,
mi conducano alla tua santa montagna,
alla tua dimora.

Verrò all’altare di Dio,
a Dio, mia gioiosa esultanza.
A te canterò sulla cetra,
Dio, Dio mio. 

Canto al Vangelo 
  Sal 129,5.7 
Gloria e lode a te, o Cristo!
Io spero, Signore;
attendo la sua parola.
Con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione.
Gloria e lode a te, o Cristo!

Vangelo   Lc 4, 24-30
Gesù come Elìa ed Elisèo è mandato non per i soli Giudei.

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù 
[cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret:] «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino. 

Nessun commento:

Posta un commento