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mercoledì 15 gennaio 2020

CELIBATO SACERDOTALE, UN ARTICOLO DEL DIRETTORE DELLE COMUNICAZIONI DEL VATICANO

Il Papa è uno solo e  il suo nome è Bergoglio.
Nemmeno Ratzinger lo mette in dubbio.

Abbiamo saputo che il Papa emerito non aveva dato il suo accordo per essere considerato co-autore del libro pubblicato dal Cardinal Sarah. Ma quello che ci interessa veramente è quello che pensa Papa Francesco e le sue motivazioni. Pubblicando ieri il comunicato della Sala stampa della Santa Sede avevo detto che il Papa aveva avuto sull’argomento parole ancora più esplicite. Il Dr Andrea Tornielli, Direttore del Dicastero vaticano per le Comunicazioni, ha scritto un articolo sul sito Vatican News che completa le informazioni di cui si poteva sentire il bisogno. Leggiamolo.
Un contributo sul celibato sacerdotale in filiale obbedienza al Papa
ANDREA TORNIELLI
Esce un libro sul sacerdozio che porta la firma del cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto divino con un contributo del Papa emerito Benedetto XVI (aggiornamento dopo la dichiarazione del prefetto della Casa Pontificia, Georg Gänswein), sarà pubblicato in Francia il 15 gennaio. Dall’anticipazione fornita da Le Figaro, si apprende che gli autori entrano con i loro interventi nel dibattito sul celibato e sulla possibilità di ordinare preti uomini sposati. Ratzinger e Sarah - che si definiscono due vescovi in «filiale obbedienza a Papa Francesco» che «cercano la verità» in uno «spirito di amore per l'unità della Chiesa» - difendono la disciplina del celibato e adducono le motivazioni che a loro parere consiglierebbero di non cambiarla. La questione del celibato occupa 175 pagine del volume, con due testi, uno del Papa emerito e l’altro del cardinale, insieme a una introduzione e a una conclusione firmate da entrambi.
Sarah, nel suo testo, ricorda che «c'è un legame ontologico-sacramentale tra sacerdozio e celibato. Qualsiasi indebolimento di questo legame metterebbe in discussione il magistero del Concilio e dei Papi Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Supplico Papa Francesco di proteggerci definitivamente da tale eventualità ponendo il veto a qualsiasi indebolimento della legge del celibato sacerdotale, anche se limitato all'una o all'altra regione». Ancora, Sarah arriva a definire «una catastrofe pastorale, una confusione ecclesiologica e un oscuramento della comprensione del sacerdozio» l’eventuale possibilità di ordinare uomini sposati. Benedetto XVI, nel suo breve contributo, riflettendo sull’argomento, risale alle radici ebraiche del cristianesimo, afferma che il sacerdozio e il celibato sono uniti fin dall'inizio della «nuova alleanza» di Dio con l'umanità, stabilita da Gesù. E ricorda che già «nella Chiesa antica», cioè nel primo millennio, «gli uomini sposati potevano ricevere il sacramento dell'ordine solo se si erano impegnati a rispettare l'astinenza sessuale».
Il celibato sacerdotale non è e non è mai stato un dogma. Si tratta di una disciplina ecclesiastica della Chiesa latina che rappresenta un dono prezioso, definito in questo modo da tutti gli ultimi Pontefici. La Chiesa cattolica di rito orientale prevede la possibilità di ordinare sacerdoti uomini sposati ed eccezioni sono state ammesse anche per la Chiesa latina proprio da Benedetto XVI nella Costituzione apostolica “Anglicanorum coetibus” dedicata agli anglicani che chiedono la comunione con la Chiesa cattolica, dove si prevede «di ammettere caso per caso all’Ordine Sacro del presbiterato anche uomini coniugati, secondo i criteri oggettivi approvati dalla Santa Sede».
Vale la pena di ricordare che sull’argomento si è espresso più volte anche Papa Francesco, che ancora cardinale, nel libro conversazione con il rabbino Abraham Skorka, aveva spiegato di essere favorevole al mantenimento del celibato «con tutti i pro e i contro che comporta, perché sono dieci secoli di esperienze positive più che di errori. La tradizione ha un peso e una validità». Lo scorso gennaio, nel dialogo con i giornalisti sul volo di ritorno da Panama, il Papa aveva ricordato che nella Chiesa cattolica orientale era possibile l’opzione celibataria o matrimoniale prima del diaconato, ma aveva aggiunto, a proposito della Chiesa latina: «Mi viene in mente quella frase di San Paolo VI: “Preferisco dare la vita prima di cambiare la legge del celibato”. Mi è venuta in  mente e voglio dirla, perché è una frase coraggiosa, in un momento più difficile di questo, 1968/1970… Personalmente, penso che il celibato sia un dono per la Chiesa… Io non sono d’accordo di permettere il celibato opzionale, no». Nella sua risposta aveva anche parlato della discussione tra i teologi circa la possibilità di concedere deroghe per alcune regioni sperdute, come le isole del Pacifico, precisando però che «non c’è decisione mia. La mia decisione è: celibato opzionale prima del diaconato, no. È una cosa mia, personale, io non lo farò, questo rimane chiaro. Sono uno “chiuso”? Forse. Ma non mi sento di mettermi davanti a Dio con questa decisione».
Nell’ottobre 2019 si è celebrato il Sinodo sull’Amazzonia e il tema è stato dibattuto. Come si evince dal documento finale, ci sono stati vescovi che hanno chiesto la possibilità di ordinare sacerdoti diaconi permanenti sposati. Colpisce però che il 26 ottobre, nel suo discorso conclusivo il Papa, dopo aver seguito in aula tutte le fasi degli interventi e della discussione, non abbia menzionato in alcun modo il tema dell’ordinazione di uomini sposati, neanche di sfuggita. Ha invece ricordato le quattro dimensioni del Sinodo: quella relativa all’inculturazione, quella ecologica, quella sociale e infine la dimensione pastorale, che «le include tutte». In quello stesso discorso, il Pontefice ha parlato della creatività nei nuovi ministeri e del ruolo della donna e riferendosi alla scarsità di clero in certe zone di missione, ha ricordato che ci sono tanti sacerdoti di un Paese che sono andati nel primo mondo - Stati Uniti ed Europa - «e non ce ne sono per inviarli alla zona amazzonica di quello stesso Paese».
Significativo infine, anche il fatto che Francesco, ringraziando i media, in quella stessa occasione abbia chiesto loro, nel diffondere il documento finale, di soffermarsi soprattutto sulle diagnosi, «che è la parte dove davvero il Sinodo si è espresso meglio»: la diagnosi culturale, la diagnosi sociale, la diagnosi pastorale e la diagnosi ecologica. Un punto, questo, sottolineato anche dal direttore della Sala Stampa vaticana, Matteo Bruni, nel comunicato di risposta alle domande dei giornalisti sulla questione. Il Papa invitava a non cadere nel pericolo di soffermarsi «sul vedere che cosa hanno deciso in quella questione disciplinare, che cosa hanno deciso in quell’altra, quale partito ha vinto e quale ha perso».


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