Il Papa è uno solo e il suo nome è Bergoglio. Nemmeno Ratzinger lo mette in dubbio. |
Abbiamo saputo che il Papa emerito non aveva
dato il suo accordo per essere considerato co-autore del libro pubblicato dal
Cardinal Sarah. Ma quello che ci interessa veramente è quello che pensa Papa Francesco e le sue motivazioni. Pubblicando ieri il comunicato della Sala stampa della
Santa Sede avevo detto che il Papa aveva avuto sull’argomento parole ancora più esplicite. Il Dr Andrea Tornielli, Direttore del Dicastero vaticano per le Comunicazioni, ha scritto un articolo sul sito Vatican News che completa le informazioni di cui si
poteva sentire il bisogno. Leggiamolo.
Un contributo sul celibato
sacerdotale in filiale obbedienza al Papa
ANDREA TORNIELLI
Esce un libro sul
sacerdozio che porta la firma del cardinale Robert Sarah, prefetto della
Congregazione per il Culto divino con un contributo del Papa emerito Benedetto
XVI (aggiornamento dopo la dichiarazione del prefetto della Casa
Pontificia, Georg Gänswein), sarà pubblicato in
Francia il 15 gennaio. Dall’anticipazione fornita da Le Figaro, si
apprende che gli autori entrano con i loro interventi nel dibattito sul
celibato e sulla possibilità di ordinare preti uomini sposati. Ratzinger e Sarah
- che si definiscono due vescovi in «filiale obbedienza a Papa Francesco» che
«cercano la verità» in uno «spirito di amore per l'unità della Chiesa» -
difendono la disciplina del celibato e adducono le motivazioni che a loro
parere consiglierebbero di non cambiarla. La questione del celibato occupa 175
pagine del volume, con due testi, uno del Papa emerito e l’altro del cardinale,
insieme a una introduzione e a una conclusione firmate da entrambi.
Il celibato sacerdotale
non è e non è mai stato un dogma. Si tratta di una disciplina ecclesiastica
della Chiesa latina che rappresenta un dono prezioso, definito in questo modo
da tutti gli ultimi Pontefici. La Chiesa cattolica di rito orientale prevede la
possibilità di ordinare sacerdoti uomini sposati ed eccezioni sono state
ammesse anche per la Chiesa latina proprio da Benedetto XVI nella Costituzione
apostolica “Anglicanorum coetibus” dedicata agli anglicani che chiedono la
comunione con la Chiesa cattolica, dove si prevede «di ammettere caso per caso
all’Ordine Sacro del presbiterato anche uomini coniugati, secondo i criteri
oggettivi approvati dalla Santa Sede».
Vale la pena di
ricordare che sull’argomento si è espresso più volte anche Papa Francesco, che
ancora cardinale, nel libro conversazione con il rabbino Abraham Skorka, aveva
spiegato di essere favorevole al mantenimento del celibato «con tutti i pro e i
contro che comporta, perché sono dieci secoli di esperienze positive più che di
errori. La tradizione ha un peso e una validità». Lo scorso gennaio, nel
dialogo con i giornalisti sul volo di ritorno da Panama, il Papa aveva
ricordato che nella Chiesa cattolica orientale era possibile l’opzione
celibataria o matrimoniale prima del diaconato, ma aveva aggiunto, a proposito
della Chiesa latina: «Mi viene in mente quella frase di San Paolo VI:
“Preferisco dare la vita prima di cambiare la legge del celibato”. Mi è venuta
in mente e voglio dirla, perché è una frase coraggiosa, in un momento più
difficile di questo, 1968/1970… Personalmente, penso che il celibato sia un
dono per la Chiesa… Io non sono d’accordo di permettere il celibato opzionale,
no». Nella sua risposta aveva anche parlato della discussione tra i teologi
circa la possibilità di concedere deroghe per alcune regioni sperdute, come le
isole del Pacifico, precisando però che «non c’è decisione mia. La mia
decisione è: celibato opzionale prima del diaconato, no. È una cosa mia,
personale, io non lo farò, questo rimane chiaro. Sono uno “chiuso”? Forse. Ma
non mi sento di mettermi davanti a Dio con questa decisione».
Nell’ottobre 2019 si è
celebrato il Sinodo sull’Amazzonia e il tema è stato dibattuto. Come si evince
dal documento finale, ci sono stati vescovi che hanno chiesto la possibilità di
ordinare sacerdoti diaconi permanenti sposati. Colpisce però che il 26 ottobre,
nel suo discorso conclusivo il Papa, dopo aver seguito in aula tutte le fasi
degli interventi e della discussione, non abbia menzionato in alcun modo il
tema dell’ordinazione di uomini sposati, neanche di sfuggita. Ha invece
ricordato le quattro dimensioni del Sinodo: quella relativa all’inculturazione,
quella ecologica, quella sociale e infine la dimensione pastorale, che «le
include tutte». In quello stesso discorso, il Pontefice ha parlato della
creatività nei nuovi ministeri e del ruolo della donna e riferendosi alla scarsità di clero in certe zone di missione, ha
ricordato che ci sono tanti sacerdoti di un Paese che sono andati nel primo
mondo - Stati Uniti ed Europa - «e non ce ne sono per inviarli alla zona
amazzonica di quello stesso Paese».
Significativo infine,
anche il fatto che Francesco, ringraziando i media, in quella stessa occasione
abbia chiesto loro, nel diffondere il documento finale, di soffermarsi soprattutto
sulle diagnosi, «che è la parte dove davvero il Sinodo si è espresso meglio»:
la diagnosi culturale, la diagnosi sociale, la diagnosi pastorale e la diagnosi
ecologica. Un punto, questo, sottolineato anche dal direttore della Sala Stampa
vaticana, Matteo Bruni, nel comunicato di risposta alle domande dei giornalisti
sulla questione. Il Papa invitava a non cadere nel pericolo di soffermarsi «sul
vedere che cosa hanno deciso in quella questione disciplinare, che cosa hanno
deciso in quell’altra, quale partito ha vinto e quale ha perso».
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