Esiste un adulto o ragazzo della nostra parrocchia che non ha bisogno di catechesi sui fondamenti della fede? Esiste una famiglia che non abbia ragioni di preoccuparsi per l'educazione dei figli? Quanti, riflettendo, si accorgono di essere rimasti sostanzialmente al catechismo della Prima Comunione? Un adulto ha problemi e responsabilità diversi di quelli di un bambino, una visione più ampia della vita e degli interrogativi che essa pone. E tante volte gli manca persino l'esperienza concreta che Dio esista e si interessi di lui, o che la Parola di Dio possa dargli risposte valide. San Paolo evangelizzava e formava principalmente adulti. E' un nostro preciso dovere di gratitudine e di obbedienza verso il Signore che ci manda, di annunciare a tutti la gioia della Salvezza.
Quale migliore introduzione alla nostra iniziativa di evangelizzazione che la meditazione conclusiva di Papa Francesco sugli Atti degli Apostoli? Preghiamo perché le nostre rotte possano diventare spazio di transito della salvezza di Dio attraverso la Parola della fede, fermento attivo nella storia.
Cari fratelli e
sorelle!
Concludiamo oggi la
catechesi sugli Atti degli Apostoli, con l’ultima tappa missionaria di San
Paolo: cioè Roma (cfr At 28,14).
Il viaggio di Paolo,
che è stato un tutt’uno con quello del Vangelo, è la prova che le rotte degli
uomini, se vissute nella fede, possono diventare spazio di transito della
salvezza di Dio, attraverso la Parola della fede che è un fermento attivo nella
storia, capace di trasformare le situazioni e di aprire vie sempre nuove.
A Roma, Paolo incontra
anzitutto i suoi fratelli in Cristo, che lo accolgono e gli infondono coraggio
(cfr At 28,15) e la cui calda ospitalità lascia pensare a
quanto fosse atteso e desiderato il suo arrivo. Poi gli viene concesso di
abitare per conto proprio sotto custodia militaris, cioè con un soldato che gli fa da guardia, era agli arresti
domiciliari. Malgrado la sua condizione di prigioniero, Paolo può incontrare i
notabili giudei per spiegare come mai sia stato costretto ad appellarsi a
Cesare e per parlare loro del regno di Dio. Egli cerca di convincerli riguardo
a Gesù, partendo dalle Scritture e mostrando la continuità tra la novità di
Cristo e la «speranza d’Israele» (At 28,20). Paolo
si riconosce profondamente ebreo e vede nel Vangelo che predica, cioè
nell’annuncio di Cristo morto e risorto, il compimento delle promesse fatte al
popolo eletto.
Dopo questo primo
incontro informale che trova i Giudei ben disposti, ne segue uno più ufficiale
durante il quale, per un’intera giornata, Paolo annuncia il regno di Dio e
cerca di aprire i suoi interlocutori alla fede in Gesù, a partire «dalla legge
di Mosè e dai Profeti» (At 28,23).
Poiché non tutti sono convinti, egli denuncia l’indurimento di cuore del popolo
di Dio, causa della sua condanna (cfr Is 6,9-10), e
celebra con passione la salvezza delle nazioni che si mostrano invece sensibili
a Dio e capaci di ascoltare la Parola del Vangelo della vita (cfr At 28,28).
A questo punto della narrazione, Luca conclude la sua opera mostrandoci non
la morte di Paolo ma il dinamismo della sua predica, di una Parola che «non è incatenata» (2Tm 2,9) – Paolo non ha la libertà di muoversi ma è libero
di parlare perché la Parola non è incatenata - è una Parola pronta a lasciarsi seminare a piene mani dall’Apostolo. Paolo
lo fa «con tutta franchezza e senza impedimento» (At 28,31), in
una casa dove accoglie quanti vogliono ricevere l’annuncio del regno di Dio e
conoscere Cristo. Questa casa aperta a tutti i cuori in ricerca è immagine
della Chiesa che, pur perseguitata, fraintesa e incatenata, mai si stanca di
accogliere con cuore materno ogni uomo e ogni donna per annunciare loro l’amore
del Padre che si è reso visibile in Gesù.
Cari fratelli e
sorelle, al termine di questo itinerario, vissuto insieme seguendo la corsa del
Vangelo nel mondo, lo Spirito ravvivi in ciascuno di noi la chiamata ad essere
evangelizzatori coraggiosi e gioiosi. Renda capaci anche noi, come Paolo, di
impregnare le nostre case di Vangelo e di renderle cenacoli di fraternità, dove
accogliere il Cristo vivo, che «viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni
tempo» (cfr II Prefazio di Avvento).
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