Inizia oggi la settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani. Il tema di quest’anno è stato preparato da un gruppo ecumenico
di Malta. Hanno preso con molta semplicità quel brano degli Atti degli Apostoli
che parla dell’arrivo di Paolo sull’isola e di conseguenza dell’arrivo del Cristianesimo.
Lì, il 10 febbraio si celebra ogni anno la memoria dello sbarco di Paolo in cui
leggono questi versi.
Scopriamo che è un testo estremamente
ricco di temi attuali per suscitare la nostra preghiera e la nostra riflessione
sulla Provvidenza di Dio e l’abbandono ad essa, il comportamento dei gruppi diversi,
legati allo stesso destino da interessi convergenti o costretti dalla necessità
ma che cercano di salvarsi anche a scapito degli altri. Sono tutti “sulla
stessa barca” ma si salveranno solo gettando a mare tutto ciò appesantisce la
nave, persino le attrezzature necessarie. E attraverso quella tempesta
spaventosa si ritroveranno tutti poveri ma anche tutti uniti. Questa ed altre
sono immagini molto belle e utili per illuminare il nostro cammino verso l’unità come cristiani. Il naufragio e l'accoglienza dei naufraghi da parte degli abitanti di Malta non può non rimandarci ai barconi dei nostri giorni.
Leggiamo e meditiamo questo testo
tratto dagli Atti degli Apostoli (27,18 – 28,10):
18 Sbattuti violentemente
dalla tempesta, il giorno seguente cominciarono a gettare a mare il carico; 19 il terzo giorno con le proprie mani
buttarono via l'attrezzatura della nave. 20 Da vari giorni non comparivano più né sole, né stelle e la
violenta tempesta continuava a infuriare, per cui ogni speranza di salvarci
sembrava ormai perduta.
21 Da molto tempo non si
mangiava, quando Paolo, alzatosi in mezzo a loro, disse: «Sarebbe stato bene, o
uomini, dar retta a me e non salpare da Creta; avreste evitato questo pericolo
e questo danno. 22 Tuttavia ora
vi esorto a non perdervi di coraggio, perché non ci sarà alcuna perdita di vite
in mezzo a voi, ma solo della nave. 23
Mi è apparso infatti questa notte un angelo del Dio al quale appartengo e che
servo, 24 dicendomi: Non temere,
Paolo; tu devi comparire davanti a Cesare ed ecco, Dio ti ha fatto grazia di
tutti i tuoi compagni di navigazione. 25
Perciò non perdetevi di coraggio, uomini; ho fiducia in Dio che avverrà come mi
è stato annunziato. 26 Ma è
inevitabile che andiamo a finire su qualche isola».
33 Finché non spuntò il
giorno, Paolo esortava tutti a prendere cibo: «Oggi è il quattordicesimo giorno
che passate digiuni nell'attesa, senza prender nulla. 34 Per questo vi esorto a prender cibo; è necessario per la vostra
salvezza. Neanche un capello del vostro capo andrà perduto». 35 Ciò detto, prese il pane, rese
grazie a Dio davanti a tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare. 36 Tutti si sentirono rianimati, e
anch'essi presero cibo. 37
Eravamo complessivamente sulla nave duecentosettantasei persone. 38 Quando si furono rifocillati,
alleggerirono la nave, gettando il frumento in mare.
39 Fattosi giorno non
riuscivano a riconoscere quella terra, ma notarono un'insenatura con spiaggia e
decisero, se possibile, di spingere la nave verso di essa. 40 Levarono le ancore e le lasciarono
andare in mare; al tempo stesso allentarono i legami dei timoni e spiegata al
vento la vela maestra, mossero verso la spiaggia. 41 Ma incapparono in una secca e la nave vi si incagliò; mentre la
prua arenata rimaneva immobile, la poppa minacciava di sfasciarsi sotto la
violenza delle onde. 42 I
soldati pensarono allora di uccidere i prigionieri, perché nessuno sfuggisse
gettandosi a nuoto, 43 ma il
centurione, volendo salvare Paolo, impedì loro di attuare questo progetto;
diede ordine che si gettassero per primi quelli che sapevano nuotare e
raggiunsero la terra; 44 poi gli
altri, chi su tavole, chi su altri rottami della nave. E così tutti poterono
mettersi in salvo a terra.
At 28:1 Una volta in salvo,
venimmo a sapere che l'isola si chiamava Malta. 2 Gli indigeni ci trattarono con rara umanità; ci accolsero tutti
attorno a un gran fuoco, che avevano acceso perché era sopraggiunta la pioggia
ed era freddo. 3 Mentre Paolo
raccoglieva un fascio di sarmenti e lo gettava sul fuoco, una vipera,
risvegliata dal calore, lo morse a una mano. 4 Al vedere la serpe pendergli dalla mano, gli indigeni dicevano
tra loro: «Certamente costui è un assassino, se, anche scampato dal mare, la
Giustizia non lo lascia vivere». 5
Ma egli scosse la serpe nel fuoco e non ne patì alcun male. 6 Quella gente si aspettava di vederlo
gonfiare e cadere morto sul colpo, ma, dopo avere molto atteso senza vedere
succedergli nulla di straordinario, cambiò parere e diceva che era un dio.
7 Nelle vicinanze di quel luogo c'era un
terreno appartenente al «primo» dell'isola, chiamato Publio; questi ci accolse
e ci ospitò con benevolenza per tre giorni. 8 Avvenne che il padre di Publio dovette mettersi a letto colpito
da febbri e da dissenteria; Paolo l'andò a visitare e dopo aver pregato gli
impose le mani e lo guarì. 9
Dopo questo fatto, anche gli altri isolani che avevano malattie accorrevano e
venivano sanati; 10 ci colmarono
di onori e al momento della partenza ci rifornirono di tutto il necessario.
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