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venerdì 4 maggio 2018

UNA LETTERA DAL CONCILIO E I SUOI PORTATORI / venerdì V° sett. Pasqua.

Icona presa dal Sito Vatican Insider, con un articolo di Gianni Gennari.

Il testo degli Atti fa vedere come la Chiesa primitiva metteva in pratica ciò che Gesù dice nel Vangelo di oggi:
-“Nessuno ha un amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici” dice Gesù: Barnaba e Paolo sono "persone che hanno rischiato la loro vita per il nome del Signore Gesù Cristo". Anche Barsabba e Sila, scelti per accompagnarli, sono “igumeni”, guide, tra i fratelli. Ci ricordiamo san Cipriano che chiede scusa alla Comunità perché, di propria iniziativa, ha nominato Lettore un giovane: L'ha fatto perché questo giovane, benché sia stato poi liberato, arrestato e incarcerato, ha testimoniato al rischio della sua vita la sua fede in Cristo. La Chiesa ha bisogno di Testimoni. Sono loro che portano la Buona Notizia e la rendono credibile.
-“Siete i miei amici se fate quello che vi comando” dice Gesù. L’importanza dell’obbedienza. C'è prima un esempio negativo: Gli Anziani della Chiesa di Gerusalemme si lamentano che "alcuni si sono autoeletti come guide, senza nessun mandato da parte nostra, dando indicazioni, insegnamenti, giudizi sui comportamenti, e ottenendo solo di creare confusione".
Poi l’esempio positivo: la comunità di Gerusalemme costituita attorno agli Apostoli e il collegio dei presbiteri ha la consapevolezza di poter decidere assieme allo Spirito Santo, con l’autorità stessa di Dio. E tutti devono obbedire.
Lì, però, si pone un problema estremamente serio e interessante. Sappiamo che alcune delle prescrizioni che il Concilio di Gerusalemme da alla nuova Chiesa di Antiochia e che intendono risolvere il problema generale dei credenti di origine pagana, col tempo non saranno più osservate. Perché questo? Perché non avevano come fondamento una verità eterna, ma erano soltanto questioni di usanze. Forse qualcuno di più illuminato, fin dal primo momento, ha visto un po’ il vuoto di queste misure decise dall’Assemblea di Gerusalemme. Forse lo stesso Paolo, lo stesso Barnaba. Queste persone più illuminate potevano dire: ma questo non è giusto, non ha tanto valore, perché osservarlo? Oppure potevano dire: ma veramente c'è stato lo Spirito Santo in quel momento se, chiaramente, questa decisione è troppo imperfetta, non regge al tempo? E invece Paolo e Barnaba (e, speriamo, tutte le persone illuminate di allora) hanno fatto osservare le prescrizioni del Concilio in quanto venivano dallo Spirito Santo! Si possono fare tante riflessioni importanti sulla sapienza contenuta nella gradualità di queste decisioni, ecc., ma il fondamento è che la Chiesa è Una quando c'è l’obbedienza. "Siete i miei amici se fate quello che vi dico. Se non fate quello che vi dico non vi mostrate miei amici ma dei divisori, dei “diaboloi”. Certo c'è l’ispirazione profetica, c'è il dialogo che permette di accoglierla senza dividere la Chiesa, c'è il convivere contemporaneo di varie sensibilità, etc.
Ma se non c'è disponibilità all’obbedienza, al farsi coreggere e anche limitare, c'è per forza frattura nella Chiesa, divisione. Ognuno segue la sua strada: chi rimane fisso sul vecchio, chi invece si sente un profeta! Così si diventa dei solitari o capi di setta. C'è un altro vantaggio all’obbedienza, oltre al crescere spirituale, anche per una prescrizione temporanea. Proprio quando è osservata, questa prescrizione rivela all’atto pratico se è idonea a risolvere i problemi oppure no, e in quale misura. Allora si può riformarla nel modo giusto. Per questa obbedienza piena, fiduciosa, l’esperienza ha potuto dimostrare in modo pacifico che alcune decisioni del Concilio di Gerusalemme, molto utili per non scandalizzare chi non era all'epoca abbastanza aperto mentalmente, potevano essere abbandonate nel corso del tempo.
"Non aver nulla di più grande che ti limiti, e tuttavia stare dentro ciò che è più piccolo: questo è divino": iscrizione sulla tomba di sant'Ignazio di Loyola.


Prima Lettura    At 15, 22-31
E’ parso bene, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie.

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini di grande autorità tra i fratelli.
E inviarono tramite loro questo scritto: «Gli apostoli e gli anziani, vostri fratelli, ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilìcia, che provengono dai pagani, salute! Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi. Ci è parso bene perciò, tutti d’accordo, di scegliere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo, uomini che hanno rischiato la loro vita per il nome del nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo dunque mandato Giuda e Sila, che vi riferiranno anch’essi, a voce, queste stesse cose. È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenersi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da queste cose. State bene!».
Quelli allora si congedarono e scesero ad Antiòchia; riunita l’assemblea, consegnarono la lettera. Quando l’ebbero letta, si rallegrarono per l’incoraggiamento che infondeva.

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 56
Ti loderò fra i popoli, Signore.

Saldo è il mio cuore, o Dio,
saldo è il mio cuore.
Voglio cantare, voglio inneggiare:
svégliati, mio cuore,
svegliatevi, arpa e cetra,
voglio svegliare l’aurora.

Ti loderò fra i popoli, Signore,
a te canterò inni fra le nazioni:
grande fino ai cieli è il tuo amore
e fino alle nubi la tua fedeltà.
Innàlzati sopra il cielo, o Dio,
su tutta la terra la tua gloria. 

Canto al Vangelo 
  Gv 15,15
Alleluia, alleluia.

Vi ho chiamati amici, dice il Signore,
perché tutto ciò che ho udito dal Padre
l'ho fatto conoscere.
Alleluia.


Vangelo
   Gv 15, 12-17
Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.
Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri». 

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