In questo periodo di Pentecoste molti riceveranno il sacramento della Cresima, il sigillo dello Spirito Santo che dona il dono del discernimento. Ho letto un articolo della Civiltà Cattolica che riprende a proposito uno scritto dell'allora p. Bergoglio datato Natale 1987 che può fare tanto bene a tutti.
E' l’introduzione ad alcune
lettere di due Padri Generali della Compagnia di Gesù, in tempi di forte
persecuzione e confusione, rivolte ai Gesuiti per aiutarli a non smarrirsi ma
anzi, a rafforzarsi nella vita spirituale e ad uscire vittoriosi dalla prova. Secondo
P. Spadaro, accettare questa dottrina di P. Bergoglio significa entrare nel
cuore del pontificato che ha generato l’esortazione sulla santità «Gaudete et
exsultate» come frutto maturo.
Provo a
trarne l’insegnamento generale: Tutti, nel nostro
cammino cristiano, incontriamo dubbi, prove, ingiustizie, perfino a volte anche
un vero e proprio polverone di persecuzioni. D’altronde nessuno di noi è
perfetto. E tutto questo può provocare confusione nel cuore, ribellione, chiusura,
perdita di fede, scoraggiamento. Secondo p. Bergoglio queste lettere sono «una
meraviglia di criteri di discernimento, di criteri di azione per non lasciarsi
risucchiare dalla desolazione», per sfuggire la tentazione di «fermarsi a
ruminare la desolazione».
Che fare in momenti di turbamento,
quando il polverone delle persecuzioni, delle tribolazioni, dei dubbi ecc.
viene sollevato dagli avvenimenti che sembrano ben troppo grandi per le nostre
forze? non è facile allora distinguere la via da seguire. Ci sono varie
tentazioni proprie di quel tempo: fare discussioni, non affrontare la
situazione e sfuggire, badare troppo ai persecutori e restare a rimuginare la
desolazione ecc. Invece bisogna rafforzare la nostra appartenenza al Signore lì
dove ci ha messo, non come schiavi, ma come amici di Gesù, membri del suo Corpo,
angeli mandati da lui con una missione. Appartenenza a Gesù che «è primaria e
deve prevalere su tutte le altre (a istituzioni di ogni ordine, sia dipendenti
dalla nostra comunità sia esterne ad essa); deve contrassegnare ogni altro
impegno che, per suo mezzo, viene trasformato in “missione”…».
Oggi come allora, alle posizioni
culturali e sociopolitiche soggiace un’ideologia:
nel passato c'erano l’illuminismo, il liberalismo, l’assolutismo, il regalismo
ecc., oggi troviamo forse piuttosto il consumismo, l’assolutizzazione delle
“emozioni” piacevoli e dell’egoismo, con i corollari della realizzazione di se
stessi, dell’accumulare esperienze affermando che ogni lasciato è perduto,
mettendo la soddisfazione immediata a livello di valore assoluto, senza
discernimento sul rapporto tra bene e male, né sulle conseguenze e quindi sulla
costruzione di un vero futuro e di un vero sviluppo della personalità o su ciò
che lasceremo alle generazioni a venire,ecc.. Non conviene mettersi a
«discutere» con tali ideologie. Si sa perfettamente che – in quegli
atteggiamenti – ci sono errore, menzogna, ignoranza…, e tuttavia bisogna
lasciare da parte queste cose e, incentrare la nostra riflessione sulla confusione che quelle idee (e le
conseguenze esistenziali, culturali e politiche) producono nel cuore. È vero
che c’è uno scontro di idee, ma è meglio guardare alla vita concreta, al
rischio di perdere la pace, di perdere Cristo.
Le idee
si discutono, la situazione si discerne. Bisogna cercare elementi di discernimento quando
siamo in tribolazione. Meglio concentrarsi sulla confusione. La confusione si
annida nel cuore: è l’andirivieni dei diversi spiriti: amore odio, docilità e
ribellione, fiducia e sfiducia, paura e coraggio, generosità e ripiegamento su
se stessi, accettazione di Dio o pretesa di fare una strada in autonomia. Più
che argomentare su idee, o avvenimenti esterni (quello che mi ha fatto quello o
quella, ciò che sto passando, quella situazione che non migliora mai, ecc.) è
essenziale farci carico della nostra vocazione cristiana.
Davanti alla gravità dei tempi,
all’ambiguità delle situazioni che si sono create, il cristiano tribolato deve discernere, ricomporsi nella sua
appartenenza a Cristo e alla Chiesa. Non è lecito optare per alcuna delle
soluzioni che negasse la polarità contraria e reale. Deve «cercare per trovare»
la Volontà di Dio, e non «cercare per avere» una via d’uscita che lo lasciasse
tranquillo. Il segno di aver fatto un buon discernimento si ha dalla pace (dono di Dio), e non
dall’apparente tranquillità di
un equilibrio umano o di una scelta in favore di uno degli elementi in
contrapposizione. In concreto: non è di Dio difendere la verità a costo della
carità, né la carità a costo della verità, né l’equilibrio a costo di entrambe.
Per evitare di trasformarsi in un verace distruttore o in un caritatevole
bugiardo o in un perplesso paralizzato, il cristiano tribolato deve discernere.
Ed è proprio del Superiore aiutare il discernimento. Atteggiamento paterno, che protegge la comunità
dalla disperazione e dallo sradicamento spirituale.
Il ricorso alle verità fondamentali
che danno senso alla nostra appartenenza sembra l’unica via per mettere bene a
fuoco un discernimento. Sant’Ignazio ce lo suggerisce, quando ci troviamo di
fronte a qualsiasi scelta: «L’occhio della nostra intenzione dev’essere
semplice, avendo di mira unicamente il fine per cui sono creato…». Inoltre,
bisogna guardare in faccia i peccati propri e della comunità che si direbbero
del tutto estranei alla situazione esterna di confusione provocata dalle
persecuzioni. Che c’entrano i miei peccati con il fatto che sono nato
andicappato, oppure con la politica che non da mai opportunità ai giovani, ai
poveri, ecc.? eppure se non lo facessi, se io dimenticassi di essere anch’io un
peccatore, mi vedrei soltanto perseguitato e questo potrebbe generare il
cattivo spirito di «sentirsi vittima», oggetto di ingiustizia ecc. Fuori, per
la persecuzione, c’è confusione… Nel considerare i propri peccati, il cristiano
chiede – per sé – «vergogna e confusione di me stesso». Le persecuzione esterne e i miei peccati
non sono la stessa cosa, ma si assomigliano; e – in questo modo – ci si pone
nella migliore disposizione per fare discernimento.
Domani metterò due note molto interessanti che erano aggiunte al testo di Padre Bergoglio e di cui, a modo mio, ho cercato di rendere conto.
Nessun commento:
Posta un commento