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venerdì 4 maggio 2018

GAUDETE ET EXSULTATE Invocazione finale a Maria e conclusione.

Vergine Maria e bambino - Vetrate di Yvetot.


Arriviamo alla fine del testo del Papa. Sono contento che , grazie a questo stupido ricopiarlo sul Blog, qualcuno abbia potuto leggerlo e trarne profitto, come mi hanno detto alcuni. Questi ultimi due paragrafi, così brevi, sono molto importanti. Per chi lo vuole anche uno sguardo alle note può essere di grande aiuto.

* * *
176. Desidero che Maria coroni queste riflessioni, perché lei ha vissuto come nessun altro le Beatitudini di Gesù. Ella è colei che trasaliva di gioia alla presenza di Dio, colei che conservava tutto nel suo cuore e che si è lasciata attraversare dalla spada. È la santa tra i santi, la più benedetta, colei che ci mostra la via della santità e ci accompagna. Lei non accetta che quando cadiamo rimaniamo a terra e a volte ci porta in braccio senza giudicarci. Conversare con lei ci consola, ci libera e ci santifica. La Madre non ha bisogno di tante parole, non le serve che ci sforziamo troppo per spiegarle quello che ci succede. Basta sussurrare ancora e ancora: «Ave o Maria…».
177. Spero che queste pagine siano utili perché tutta la Chiesa si dedichi a promuovere il desiderio della santità. Chiediamo che lo Spirito Santo infonda in noi un intenso desiderio di essere santi per la maggior gloria di Dio e incoraggiamoci a vicenda in questo proposito. Così condivideremo una felicità che il mondo non ci potrà togliere.
Dato a Roma, presso San Pietro, il 19 marzo, Solennità di San Giuseppe, dell’anno 2018, sesto del mio Pontificato.
Francesco



[1] Benedetto XVI, Omelia per il solenne inizio del ministero petrino (24 aprile 2005): AAS 97 (2005), 708.
[2] In ogni caso suppone che vi sia fama di santità e un esercizio, almeno in grado ordinario, delle virtù cristiane: cfr Lett. ap. in forma di Motu proprio Maiorem hac dilectionem (11 luglio 2017), art. 2c: L’Osservatore Romano, 12 luglio 2017, p. 8.
[3] Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, 9.
[4] Cfr Joseph Malègue, Pierres noires. Les classes moyennes du Salut, Paris 1958.
[5] Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, 12.
[6] Verborgenes Leben und EpiphanieGW XI, 145.
[7] S. Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte (6 gennaio 2001), 56: AAS 93 (2001), 307.
[8] Lett. ap. Tertio millennio adveniente (10 novembre 1994), 37: AAS 87 (1995), 29.
[10] Cost. dogm. Lumen gentium, 11.
[11] Cfr Hans U. Von Balthasar, “Teología y santidad”, Communio VI/87, 489.
[12] Cantico spirituale B, Prologo, 2: Opere, Roma 1979, 490.
[13] Cfr ibid., 14, 2: p. 575.
[14] Cfr Catechesi nell’Udienza generale del 19 novembre 2014Insegnamenti II, 2 (2014), 555.
[15] S. Francesco di Sales, Trattato dell’amore di Dio, VIII, 11: Opere complete di Francesco di Sales, IV, Roma 2011, 468.
[16] Cinque pani e due pesci. Dalla sofferenza del carcere una gioiosa testimonianza di fede, Milano 2014, 20.
[17] Conferenza dei Vescovi cattolici della Nuova Zelanda, Healing love, 1 gennaio 1988.
[18] Cfr Esercizi spirituali, 102-312.
[20] Ibid., 516.
[21] Ibid., 517.
[22] Ibid., 518.
[23] Ibid., 521.
[24] Benedetto XVI, Catechesi nell’Udienza generale del 13 aprile 2011Insegnamenti VII (2011), 451.
[25] Ibid.: 450.
[26] Cfr Hans U. Von Balthasar, “Teología y santidad”, Communio VI/87, 486-493.
[27] Xavier Zubiri, Naturaleza, historia, Dios, Madrid 19993, 427.
[28] Carlo M. Martini, Le confessioni di Pietro, Cinisello Balsamo 2017, 69.
[29] Bisogna distinguere questo svago superficiale da una sana cultura dell’ozio, che ci apre all’altro e alla realtà con uno spirito disponibile e contemplativo.
[30] S. Giovanni Paolo II, Omelia nella Messa di canonizzazione (1 ottobre 2000), 5: AAS 92 (2000), 852.
[31] Conferenza Episcopale Regionale dell’Africa Occidentale, Messaggio pastorale al termine della II Assemblea plenaria, 29 febbraio 2016, 2.
[32] La donna povera, Reggio Emilia 1978, 375.
[33] Cfr Congregazione per la Dottrina della Fede, Lett. Placuit Deo ai Vescovi della Chiesa Cattolica su alcuni aspetti della salvezza cristiana (22 febbraio 2018), 4: L’Osservatore Romano, 2 marzo 2018, pp. 4-5: «Sia l’individualismo neo-pelagiano che il disprezzo neo-gnostico del corpo sfigurano la confessione di fede in Cristo, Salvatore unico e universale». In questo documento si trovano le basi dottrinali per la comprensione della salvezza cristiana in riferimento alle derive neo-gnostiche e neo-pelagiane odierne.
[34] Esort. ap. Evangelii gaudium (24 novembre 2013), 94: AAS 105 (2013), 1060.
[35] Ibid.: AAS 105 (2013), 1059.
[36] Omelia nella Messa a Casa S. Marta, 11 novembre 2016: L’Osservatore Romano, 12 novembre 2016, p. 8.
[37] Come insegna san Bonaventura, «è necessario che si abbandonino tutte le operazioni dell’intelletto, e che l’apice dell’affetto sia per intero trasportato e trasformato in Dio. […] Siccome ad ottenere questo, nulla può la natura e poco la scienza, bisogna dare poco peso all’indagine e molto all’unzione spirituale; poco alla lingua e moltissimo alla gioia interiore; poco alle parole e ai libri, e tutto al dono di Dio, cioè allo Spirito Santo; poco o niente alla creatura, e tutto all’essenza creatrice, al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo» (Itinerario della mente in Dio, VII, 4-5).
[39] Esort. ap. Evangelii gaudium (24 novembre 2013), 40: AAS 105 (2013), 1037.
[41] Esort. ap. postsin. Vita consecrata (25 marzo 1996), 38: AAS 88 (1996), 412.
[43] Lettera a Frate Antonio, 2: FF 251.
[44] Sui sette doni dello Spirito Santo, 9, 15.
[45] Id., Commento al Libro IV delle Sentenze, 37, 1, 3, ad 6.
[46] Esort. ap. Evangelii gaudium (24 novembre 2013), 94: AAS 105 (2013), 1059.
[47] Cfr S. Bonaventura, Le sei ali dei Serafini, 3, 8: «Non omnes omnia possunt». Va inteso nella linea del Catechismo della Chiesa Cattolica, 1735.
[48] Cfr S. Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, I-II, 109, 9, ad 1: «Adesso, tuttavia, la grazia è in certo qual modo imperfetta perché – come si è detto – non risana l’uomo totalmente».
[49] La natura e la grazia, 43, 50: PL 44, 271.
[50] Le confessioni, 10, 29, 40: PL 32, 796.
[51] Cfr Esort. ap. Evangelii gaudium (24 novembre 2013), 44: AAS 105 (2013), 1038.
[52] Nella comprensione della fede cristiana, la grazia è preveniente, concomitante e susseguente ogni nostro agire (cfr Conc. Ecum. di Trento, Sess. VI, Decr. de iustificatione, cap. 5: DH, 1525).
[53] Omelie sulla Lettera ai Romani, 9, 11: PG 60, 470.
[54] Omelia sull’umiltàPG 31, 530.
[55] Canone 4: DH 374.
[56] Sess. VI, Decretum de iustificatione, cap. 8: DH 1532.
[57] N. 1998.
[58] Ibid., 2007.
[59] S. Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, I-II, 114, 5.
[60] S. Teresa di Gesù Bambino, “Offerta di me stessa come Vittima d’Olocausto all’Amore Misericordioso del Buon Dio” (Preghiere, 6): Opere complete, Roma 1997, 943.
[61] Lucio Gera, “Sobre el misterio del pobre”, in P. Grelot-L. Gera-A. Dumas, El Pobre, Buenos Aires 1962, 103.
[62] Questa è, in definitiva, la dottrina cattolica circa il “merito” successivo alla giustificazione: si tratta della cooperazione del giustificato per la crescita della vita di grazia (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 2010). Ma questa cooperazione in nessun modo fa sì che la giustificazione stessa e l’amicizia con Dio diventino oggetto di un merito umano.
[63] Cfr Esort. ap. Evangelii gaudium (24 novembre 2013), 95: AAS 105 (2013), 1060.
[64] Cfr Summa Theologiae, I-II, q. 107, art. 4.
[65] Omelia nella Messa in occasione del Giubileo delle persone socialmente escluse, 13 novembre 2016: L’Osservatore Romano, 14-15 novembre 2016, p. 8.
[66] Cfr Omelia nella Messa a Casa S. Marta, 9 giugno 2014: L’Osservatore Romano, 10 giugno 2014, p. 8.
[67] L’ordine tra la seconda e la terza beatitudine varia nelle diverse tradizioni testuali.
[68] Esercizi spirituali, 23d: Roma 19846, 58-59.
[69] Manoscritto C, 12r: Opere complete, Roma 1997, 247.
[70] Dai tempi patristici la Chiesa apprezza il dono delle lacrime, come si riscontra anche nella bella preghiera “Ad petendam compunctionem cordis”: «O Dio onnipotente e mitissimo, che hai fatto scaturire dalla roccia una fonte d’acqua viva per il popolo assetato, fa’ sgorgare dalla durezza del nostro cuore lacrime di pentimento, affinché possiamo piangere i nostri peccati e meritare, per tua misericordia, la loro remissione» (Missale Romanum, ed. typ. 1962, p. [110]).
[72] Ibid., 1787.
[73] La diffamazione e la calunnia sono come un atto terroristico: si lancia la bomba, si distrugge, e l’attentatore se ne va felice e tranquillo. Questo è molto diverso dalla nobiltà di chi si avvicina per parlare faccia a faccia, con serena sincerità, pensando al bene dell’altro.
[74] In certe occasioni può essere necessario parlare delle difficoltà di qualche fratello. In questi casi può succedere che si trasmetta un’interpretazione invece di un fatto obiettivo. La passione deforma la realtà concreta del fatto, lo trasforma in interpretazione e alla fine la trasmette carica di soggettività. Così si distrugge la realtà e non si rispetta la verità dell’altro.
[75] Esort. ap. Evangelii gaudium (24 novembre 2013), 218AAS 105 (2013), 1110.
[76] Ibid., 239: 1116.
[77] Ibid., 227: 1112.
[78] Lett. enc. Centesimus annus (1 maggio 1991), 41c: AAS 83 (1991), 844-845.
[79] Lett. ap. Novo millennio ineunte (6 gennaio 2001), 49: AAS 93 (2001), 302.
[81] Bolla Misericordiae Vultus (11 aprile 2015), 12: AAS 107 (2015), 407.
[82] Ricordiamo la reazione del buon samaritano davanti all’uomo che i briganti avevano lasciato mezzo morto sul bordo della strada (cfr Lc 10,30-37).
[83] Conferenza Canadese dei Vescovi Cattolici - Commissione per gli Affari Sociali, Lettera aperta ai membri del Parlamento, The Common Good or Exclusion: A Choice for Canadians (1 febbraio 2001), 9.
[84] La V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi, secondo il costante magistero della Chiesa, ha insegnato che l’essere umano «è sempre sacro, dal suo concepimento, in tutte le fasi della sua esistenza, fino alla sua morte naturale e dopo la morte», e che la sua vita deve essere protetta «dal concepimento, in tutte le sue fasi, fino alla morte naturale» (Documento di Aparecida, 29 giugno 2007, 388; 464).
[85] Regola, 53, 1: PL 66, 749.
[86] Cfr ibid., 53, 7: PL 66, 750.
[87] Ibid., 53, 15: PL 66, 751.
[88] Bolla Misericordiae Vultus (11 aprile 2015), 9: AAS 107 (2015), 405.
[89] Ibid., 10: AAS 107 (2015), 406.
[90] Esort. ap. postsin. Amoris laetitia (19 marzo 2016), 311: AAS 108 (2016), 439.
[91] Esort. ap. Evangelii gaudium (24 novembre 2013), 197: AAS 105 (2013), 1103.
[92] Cfr Summa Theologiae, II-II, q. 30, a. 4.
[93] Ibid., ad 1.
[94] Cristo en los Pobres, Madrid 1981, 37-38.
[95] Ci sono parecchie forme di bullismo che, pur apparendo eleganti e rispettose e addirittura molto spirituali, provocano tanta sofferenza nell’autostima degli altri.
[96] Cautele, 13: Opere, Roma 19794, 1070.
[97] Ibid.
[98] La Misericordia Divina nella mia anima. Diario della beata Suor Faustina Kowalska, Città del Vaticano 1996, 132.
[99] S. Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, I-II, q. 70, a. 3.
[100] Esort. ap. Evangelii gaudium (24 novembre 2013), 6: AAS 105 (2013), 1221.
[101] Raccomando di recitare la preghiera attribuita a san Tommaso Moro: «Dammi, Signore, una buona digestione, e anche qualcosa da digerire. Dammi la salute del corpo, con il buon umore necessario per mantenerla. Dammi, Signore, un’anima santa che sappia far tesoro di ciò che è buono e puro, e non si spaventi davanti al peccato, ma piuttosto trovi il modo di rimettere le cose a posto. Dammi un’anima che non conosca la noia, i brontolamenti, i sospiri e i lamenti, e non permettere che mi crucci eccessivamente per quella cosa tanto ingombrante che si chiama “io”. Dammi, Signore, il senso dell’umorismo. Fammi la grazia di capire gli scherzi, perché abbia nella vita un po’ di gioia e possa comunicarla agli altri. Così sia».
[102] Esort. ap. postsin. Amoris laetitia (19 marzo 2016), 110: AAS 108 (2016), 354.
[103] Esort. ap. Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975), 80: AAS 68 (1976), 73. E’ interessante osservare che in questo testo il beato Paolo VI lega intimamente la gioia alla parresia. Così come lamenta «la mancanza di gioia e di speranza», esalta la «dolce e confortante gioia di evangelizzare» che è unita a uno «slancio interiore che nessuno, né alcuna cosa potrà spegnere», affinché il mondo non riceva il Vangelo «da evangelizzatori tristi e scoraggiati». Durante l’Anno Santo del 1975, lo stesso Paolo VI dedicò alla gioia l’Esortazione apostolica Gaudete in Domino (9 maggio 1975): AAS 67 (1975), 289-322.
[104] Cautele, 15: Opere, Roma 19794, 1072.
[105] S. Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsin. Vita consecrata (25 marzo 1996), 42: AAS 88 (1996), 416.
[106] Confessioni, IX, 10, 23-25: PL 32, 773-775.
[107] Ricordo in modo speciale le tre parole-chiave “permesso, grazie, scusa”, perché «le parole adatte, dette al momento giusto, proteggono e alimentano l’amore giorno dopo giorno» (Esort. ap. postsin. Amoris laetitia, 19 marzo 2016, 133: AAS 108 [2016], 363).
[108] S. Teresa di Gesù Bambino, Manoscritto C, 29 v-30r: Opere complete, Roma 1997, 269.
[109] Gradi di perfezione, 2: Opere, Roma 19794, 1079.
[110] Id., Consigli per raggiungere la perfezione, 9: Opere, cit., 1078.
[111] Vita di S. Teresa di Gesù scritta da lei stessa, 8, 5: Opere, Roma 1981, 95.
[112] S. Giovanni Paolo II, Lett. ap. Orientale lumen (2 maggio 1995), 16: AAS 87 (1995), 762.
[113] Discorso al V Convegno nazionale della Chiesa italiana, Firenze, 10 novembre 2015: AAS 107 (2015), 1284.
[114] Cfr S. Bernardo, Discorsi sul Cantico dei Cantici 61, 3-5: PL 183, 1071-1073.
[115] Racconti di un pellegrino russo, Milano 19793, 41; 129.
[116] Cfr Esercizi spirituali, 230-237.
[117] Lettera a Enrico de Castries, 14 agosto 1901: Charles de Foucauld, Opere spirituali. Antologia, Roma 19835, 623.
[118] V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi, Documento di Aparecida (29 giugno 2007), 259.
[119] Conferenza dei Vescovi Cattolici dell’India, Dichiarazione finale della XXI Assemblea plenaria (18 febbraio 2009), 3.2.
[120] Cfr Omelia nella Messa a Casa S. Marta, 11 ottobre 2013: L’Osservatore Romano, 12 ottobre 2013, p. 12.
[121] Cfr B. Paolo VI, Catechesi nell’Udienza generale del 15 novembre 1972Insegnamenti X [1972], 1168-1170: «Uno dei bisogni maggiori è la difesa da quel male, che chiamiamo il Demonio. […] Il male non è più soltanto una deficienza, ma un’efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa. Esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerla esistente; ovvero chi ne fa un principio a sé stante, non avente essa pure, come ogni creatura, origine da Dio; oppure la spiega come una pseudo-realtà, una personificazione concettuale e fantastica delle cause ignote dei nostri malanni».
[122] S. José Gabriel del Rosario Brochero, Predica delle bandiere, in Conferenza Episcopale Argentina, El Cura Brochero. Cartas y sermones, Buenos Aires 1999, 71.
[123] Esort. ap. Evangelii gaudium (24 novembre 2013), 85: AAS 105 (2013), 1056.
[124] Sulla tomba di sant’Ignazio di Loyola si trova questo saggio epitaffio: «Non coerceri a maximo, contineri tamen a minimo divinum est» (Non aver nulla di più grande che ti limiti, e tuttavia stare dentro ciò che è più piccolo: questo è divino).
[125] Sull’Hexaemeron, 1, 30.


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