Vergine Maria e bambino - Vetrate di Yvetot. |
Arriviamo alla fine del testo del Papa. Sono contento che , grazie a questo stupido ricopiarlo sul Blog, qualcuno abbia potuto leggerlo e trarne profitto, come mi hanno detto alcuni. Questi ultimi due paragrafi, così brevi, sono molto importanti. Per chi lo vuole anche uno sguardo alle note può essere di grande aiuto.
* * *
176.
Desidero che Maria coroni queste riflessioni, perché lei ha vissuto come nessun
altro le Beatitudini di Gesù. Ella è colei che trasaliva di gioia alla presenza
di Dio, colei che conservava tutto nel suo cuore e che si è lasciata
attraversare dalla spada. È la santa tra i santi, la più benedetta, colei che
ci mostra la via della santità e ci accompagna. Lei non accetta che quando
cadiamo rimaniamo a terra e a volte ci porta in braccio senza giudicarci.
Conversare con lei ci consola, ci libera e ci santifica. La Madre non ha
bisogno di tante parole, non le serve che ci sforziamo troppo per spiegarle
quello che ci succede. Basta sussurrare ancora e ancora: «Ave o Maria…».
177. Spero
che queste pagine siano utili perché tutta la Chiesa si dedichi a promuovere il
desiderio della santità. Chiediamo che lo Spirito Santo infonda in noi un
intenso desiderio di essere santi per la maggior gloria di Dio e incoraggiamoci
a vicenda in questo proposito. Così condivideremo una felicità che il mondo non
ci potrà togliere.
Dato a Roma,
presso San Pietro, il 19 marzo, Solennità di San Giuseppe, dell’anno 2018,
sesto del mio Pontificato.
Francesco
[1] Benedetto XVI, Omelia per il
solenne inizio del ministero petrino (24 aprile 2005): AAS 97 (2005), 708.
[2] In ogni caso suppone che vi
sia fama di santità e un esercizio, almeno in grado ordinario, delle virtù
cristiane: cfr Lett. ap. in forma di Motu proprio Maiorem hac dilectionem (11 luglio
2017), art. 2c: L’Osservatore Romano, 12 luglio 2017, p. 8.
[5] Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, 12.
[7] S. Giovanni Paolo II, Lett.
ap. Novo millennio
ineunte (6
gennaio 2001), 56: AAS 93 (2001), 307.
[9] Omelia nella
Commemorazione ecumenica dei testimoni della fede del secolo XX (7 maggio 2000), 5: AAS 92
(2000), 680-681.
[15] S. Francesco di Sales, Trattato
dell’amore di Dio, VIII, 11: Opere complete di Francesco di Sales,
IV, Roma 2011, 468.
[16] Cinque pani e due pesci.
Dalla sofferenza del carcere una gioiosa testimonianza di fede, Milano
2014, 20.
[24] Benedetto XVI, Catechesi nell’Udienza
generale del 13 aprile 2011: Insegnamenti VII (2011), 451.
[29] Bisogna distinguere questo
svago superficiale da una sana cultura dell’ozio, che ci apre all’altro e alla
realtà con uno spirito disponibile e contemplativo.
[30] S. Giovanni Paolo II, Omelia nella Messa
di canonizzazione (1 ottobre
2000), 5: AAS 92 (2000), 852.
[31] Conferenza Episcopale
Regionale dell’Africa Occidentale, Messaggio pastorale al termine della
II Assemblea plenaria, 29 febbraio 2016, 2.
[33] Cfr Congregazione per
la Dottrina della Fede, Lett. Placuit Deo ai
Vescovi della Chiesa Cattolica su alcuni aspetti della salvezza cristiana (22
febbraio 2018), 4: L’Osservatore Romano, 2 marzo 2018, pp. 4-5:
«Sia l’individualismo neo-pelagiano che il disprezzo neo-gnostico del corpo
sfigurano la confessione di fede in Cristo, Salvatore unico e universale». In
questo documento si trovano le basi dottrinali per la comprensione della
salvezza cristiana in riferimento alle derive neo-gnostiche e neo-pelagiane
odierne.
[36] Omelia nella Messa
a Casa S. Marta, 11
novembre 2016: L’Osservatore Romano, 12 novembre 2016, p. 8.
[37] Come insegna san Bonaventura,
«è necessario che si abbandonino tutte le operazioni dell’intelletto, e che
l’apice dell’affetto sia per intero trasportato e trasformato in Dio. […]
Siccome ad ottenere questo, nulla può la natura e poco la scienza, bisogna dare
poco peso all’indagine e molto all’unzione spirituale; poco alla lingua e
moltissimo alla gioia interiore; poco alle parole e ai libri, e tutto al dono
di Dio, cioè allo Spirito Santo; poco o niente alla creatura, e tutto
all’essenza creatrice, al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo» (Itinerario
della mente in Dio, VII, 4-5).
[38] Lettera al Gran
Cancelliere della Pontificia Università Cattolica Argentina per il centenario
della Facoltà di Teologia (3 marzo 2015): L’Osservatore Romano,
9-10 marzo 2015, p. 6.
[40] Videomessaggio al
congresso internazionale di Teologia della Pontificia Università Cattolica
Argentina (1-3
settembre 2015): AAS 107
(2015), 980.
[42] Lettera al Gran
Cancelliere della Pontificia Università Cattolica Argentina per il centenario
della Facoltà di Teologia (3 marzo 2015): L’Osservatore Romano,
9-10 marzo 2015, p. 6.
[47] Cfr S. Bonaventura, Le
sei ali dei Serafini, 3, 8: «Non omnes omnia possunt». Va inteso nella
linea del Catechismo della Chiesa Cattolica, 1735.
[48] Cfr S. Tommaso d’Aquino, Summa
Theologiae, I-II, 109, 9, ad 1: «Adesso, tuttavia, la grazia è in certo
qual modo imperfetta perché – come si è detto – non risana l’uomo totalmente».
[52] Nella comprensione della fede
cristiana, la grazia è preveniente, concomitante e susseguente ogni nostro
agire (cfr Conc. Ecum. di Trento, Sess. VI, Decr. de iustificatione,
cap. 5: DH, 1525).
[60] S. Teresa di Gesù Bambino,
“Offerta di me stessa come Vittima d’Olocausto all’Amore Misericordioso del
Buon Dio” (Preghiere, 6): Opere complete, Roma 1997, 943.
[61] Lucio Gera, “Sobre el misterio del pobre”, in P. Grelot-L. Gera-A.
Dumas, El Pobre, Buenos Aires 1962, 103.
[62] Questa è, in definitiva, la
dottrina cattolica circa il “merito” successivo alla giustificazione: si tratta
della cooperazione del giustificato per la crescita della vita di grazia
(cfr Catechismo della
Chiesa Cattolica, 2010). Ma
questa cooperazione in nessun modo fa sì che la giustificazione stessa e
l’amicizia con Dio diventino oggetto di un merito umano.
[65] Omelia nella Messa
in occasione del Giubileo delle persone socialmente escluse, 13 novembre 2016: L’Osservatore
Romano, 14-15 novembre 2016, p. 8.
[66] Cfr Omelia nella Messa
a Casa S. Marta, 9 giugno
2014: L’Osservatore Romano, 10 giugno 2014, p. 8.
[70] Dai tempi patristici la Chiesa
apprezza il dono delle lacrime, come si riscontra anche nella bella preghiera “Ad
petendam compunctionem cordis”: «O Dio onnipotente e mitissimo, che hai
fatto scaturire dalla roccia una fonte d’acqua viva per il popolo assetato, fa’
sgorgare dalla durezza del nostro cuore lacrime di pentimento, affinché
possiamo piangere i nostri peccati e meritare, per tua misericordia, la loro
remissione» (Missale Romanum, ed. typ. 1962, p. [110]).
[73] La diffamazione e la calunnia
sono come un atto terroristico: si lancia la bomba, si distrugge, e
l’attentatore se ne va felice e tranquillo. Questo è molto diverso dalla
nobiltà di chi si avvicina per parlare faccia a faccia, con serena sincerità,
pensando al bene dell’altro.
[74] In certe occasioni può essere
necessario parlare delle difficoltà di qualche fratello. In questi casi può
succedere che si trasmetta un’interpretazione invece di un fatto obiettivo. La
passione deforma la realtà concreta del fatto, lo trasforma in interpretazione
e alla fine la trasmette carica di soggettività. Così si distrugge la realtà e
non si rispetta la verità dell’altro.
[82] Ricordiamo la reazione del
buon samaritano davanti all’uomo che i briganti avevano lasciato mezzo morto
sul bordo della strada (cfr Lc 10,30-37).
[83] Conferenza Canadese dei
Vescovi Cattolici - Commissione per gli Affari Sociali, Lettera aperta ai
membri del Parlamento, The Common Good or Exclusion: A Choice for
Canadians (1 febbraio 2001), 9.
[84] La V Conferenza Generale
dell’Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi, secondo il costante magistero
della Chiesa, ha insegnato che l’essere umano «è sempre sacro, dal suo
concepimento, in tutte le fasi della sua esistenza, fino alla sua
morte naturale e dopo la morte», e che la sua vita deve essere protetta «dal
concepimento, in tutte le sue fasi, fino alla morte naturale» (Documento
di Aparecida, 29 giugno 2007, 388; 464).
[95] Ci sono parecchie forme di
bullismo che, pur apparendo eleganti e rispettose e addirittura molto
spirituali, provocano tanta sofferenza nell’autostima degli altri.
[98] La Misericordia Divina
nella mia anima. Diario della beata Suor Faustina Kowalska, Città del
Vaticano 1996, 132.
[101] Raccomando di recitare la
preghiera attribuita a san Tommaso Moro: «Dammi, Signore, una buona digestione,
e anche qualcosa da digerire. Dammi la salute del corpo, con il buon umore
necessario per mantenerla. Dammi, Signore, un’anima santa che sappia far tesoro
di ciò che è buono e puro, e non si spaventi davanti al peccato, ma piuttosto
trovi il modo di rimettere le cose a posto. Dammi un’anima che non conosca la
noia, i brontolamenti, i sospiri e i lamenti, e non permettere che mi crucci
eccessivamente per quella cosa tanto ingombrante che si chiama “io”. Dammi,
Signore, il senso dell’umorismo. Fammi la grazia di capire gli scherzi, perché
abbia nella vita un po’ di gioia e possa comunicarla agli altri. Così sia».
[103] Esort. ap. Evangelii nuntiandi (8 dicembre
1975), 80: AAS 68 (1976), 73. E’ interessante osservare che in
questo testo il beato Paolo VI lega intimamente la gioia alla parresia.
Così come lamenta «la mancanza di gioia e di speranza», esalta la «dolce e
confortante gioia di evangelizzare» che è unita a uno «slancio interiore che
nessuno, né alcuna cosa potrà spegnere», affinché il mondo non riceva il
Vangelo «da evangelizzatori tristi e scoraggiati». Durante l’Anno Santo del
1975, lo stesso Paolo VI dedicò alla gioia l’Esortazione apostolica Gaudete in Domino (9 maggio
1975): AAS 67 (1975), 289-322.
[105] S. Giovanni Paolo II, Esort.
ap. postsin. Vita consecrata (25 marzo 1996), 42: AAS 88
(1996), 416.
[107] Ricordo in modo speciale le
tre parole-chiave “permesso, grazie, scusa”, perché «le parole adatte, dette al
momento giusto, proteggono e alimentano l’amore giorno dopo giorno» (Esort. ap.
postsin. Amoris laetitia, 19 marzo 2016,
133: AAS 108 [2016], 363).
[113] Discorso al V
Convegno nazionale della Chiesa italiana, Firenze, 10 novembre 2015: AAS 107
(2015), 1284.
[117] Lettera a Enrico de Castries, 14 agosto 1901: Charles de
Foucauld, Opere spirituali. Antologia, Roma 19835, 623.
[118] V Conferenza Generale
dell’Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi, Documento di Aparecida (29
giugno 2007), 259.
[119] Conferenza dei Vescovi
Cattolici dell’India, Dichiarazione finale della XXI Assemblea
plenaria (18 febbraio 2009), 3.2.
[120] Cfr Omelia nella Messa
a Casa S. Marta, 11 ottobre
2013: L’Osservatore Romano, 12 ottobre 2013, p. 12.
[121] Cfr B. Paolo VI, Catechesi nell’Udienza
generale del 15 novembre 1972: Insegnamenti X [1972], 1168-1170:
«Uno dei bisogni maggiori è la difesa da quel male, che chiamiamo il Demonio.
[…] Il male non è più soltanto una deficienza, ma un’efficienza, un essere
vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa e
paurosa. Esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si
rifiuta di riconoscerla esistente; ovvero chi ne fa un principio a sé stante,
non avente essa pure, come ogni creatura, origine da Dio; oppure la spiega come
una pseudo-realtà, una personificazione concettuale e fantastica delle cause
ignote dei nostri malanni».
[122] S. José Gabriel del Rosario
Brochero, Predica delle bandiere, in Conferenza Episcopale
Argentina, El Cura Brochero. Cartas y
sermones, Buenos Aires 1999, 71.
[124] Sulla tomba di sant’Ignazio di
Loyola si trova questo saggio epitaffio: «Non coerceri a maximo, contineri
tamen a minimo divinum est» (Non aver nulla di più grande che ti limiti, e
tuttavia stare dentro ciò che è più piccolo: questo è divino).
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