El Greco - sant'Andrea e san Francesco. |
Sant’Andrea appare quindi
essenzialmente, come lo indica la prima lettura di oggi,
come uno dei primi che ha annunciato all’umanità la Buona Notizia assoluta, quella
notizia dalla quale e per la quale è nata ed esiste la Chiesa. “Tutto il resto è commento”, quando
non è zavorra. C'è zavorra nella Chiesa tutta, come nella vita di ognuno di noi. Con la nostra morte, tutta la zavorra rimasta diventerà polvere, sperando che non si riveli un laccio. Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e siete ancora nei peccati!
Il dramma più grande è che
molti hanno una vita cristiana che non è fondata sul kerygma. Nella mia esperienza
di frate c'è stato un lungo periodo in cui questa comunità di riforma
francescana includeva la tonsura larga come taglio dei capelli. Discutendone l’opportunità,
uno che era stato per molti anni una figura importante disse: “La tonsura è
il chiodo al quale è appeso tutto il resto. Se togli il chiodo tutto cade”. Gli
ho risposto: “allora la tonsura è più importante di Gesù Cristo”. La tonsura è
stata tolta e nulla è crollato, evidentemente. Però quando, appena è stato
possibile, l’ho tolta io, ho ricevuto una lettera di un confratello dall’America
Latina che mi diceva che avevo perso la fede!
Sono tanto grato al Signore per
papa Francesco, anche perché parla ripetutamente ed esplicitamente del Kerygma nel suo Magistero. Forse vale la
pena rileggere alcuni passi di “Amoris Laetitia”.
ESORTAZIONE
APOSTOLICA POSTSINODALE AMORIS LAETITIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI VESCOVI AI PRESBITERI E AI DIACONI ALLE PERSONE CONSACRATE AGLI SPOSI
CRISTIANI E A TUTTI I FEDELI LAICI SULL’AMORE NELLA FAMIGLIA
CAPITOLO TERZO
58.
Davanti alle famiglie e in mezzo ad esse
deve sempre nuovamente risuonare il primo annuncio, ciò che è «più bello, più
grande, più attraente e allo stesso tempo più necessario»[50],
e «deve occupare il centro dell’attività evangelizzatrice».[51] È l’annuncio principale, «quello che
si deve sempre tornare ad ascoltare in modi diversi e che si deve sempre
tornare ad annunciare durante la catechesi in una forma o nell’altra».[52] Perché «non c’è nulla di più solido,
di più profondo, di più sicuro, di più consistente e di più saggio di tale
annuncio» e «tutta la formazione cristiana è prima di tutto l’approfondimento
del kerygma».[53] (I numeri 51, 52 e 53 indicano citazioni
della Evangelii Gaudium)
59.
Il nostro insegnamento sul matrimonio e la famiglia non può cessare di
ispirarsi e di trasfigurarsi alla luce di questo annuncio di amore e di
tenerezza, per non diventare mera difesa di una dottrina fredda e senza vita.
Infatti, non si può neppure comprendere pienamente il mistero della famiglia
cristiana se non alla luce dell’infinito amore del Padre, che si è manifestato
in Cristo, il quale si è donato sino alla fine ed è vivo in mezzo a noi. Perciò
desidero contemplare Cristo vivente che è presente in tante storie d’amore, e
invocare il fuoco dello Spirito su tutte le famiglie del mondo.
…
207 … ( nella formazione prematrimoniale ) Non
si tratta di dare loro tutto il Catechismo, né di saturarli con troppi
argomenti. Anche in questo caso, infatti, vale che «non il molto sapere sazia e
soddisfa l’anima, ma il sentire e il gustare interiormente le cose».[240]Interessa
più la qualità che la quantità, e bisogna dare priorità – insieme ad un rinnovato annuncio del kerygma – a quei contenuti che, trasmessi in
modo attraente e cordiale, li aiutino a impegnarsi in un percorso di tutta la
vita «con animo grande e liberalità».[241]Si
tratta di una sorta di “iniziazione” al sacramento del matrimonio che fornisca
loro gli elementi necessari per poterlo ricevere con le migliori disposizioni e
iniziare con una certa solidità la vita familiare.
…
290.
«La famiglia si costituisce così come
soggetto dell’azione pastorale attraverso l’annuncio esplicito del Vangelo
e l’eredità di molteplici forme di testimonianza: la solidarietà verso i
poveri, l’apertura alla diversità delle persone, la custodia del creato, la
solidarietà morale e materiale verso le altre famiglie soprattutto verso le più
bisognose, l’impegno per la promozione del bene comune anche mediante la
trasformazione delle strutture sociali ingiuste, a partire dal territorio nel
quale essa vive, praticando le opere di misericordia corporale e spirituale».[310] Ciò va collocato nel quadro della
convinzione più preziosa dei cristiani: l’amore del Padre che ci sostiene e ci
fa crescere, manifestato nel dono totale di Gesù, vivo tra noi, che ci rende
capaci di affrontare uniti tutte le tempeste e tutte le fasi della vita. Anche nel cuore di ogni famiglia bisogna
far risuonare il kerygma, in
ogni occasione opportuna e non opportuna, perché illumini il cammino. Tutti
dovremmo poter dire, a partire dal vissuto nelle nostre famiglie: «Noi abbiamo
creduto all’amore che Dio ha per noi» (1 Gv 4,16). Solo a partire da questa
esperienza, la pastorale familiare potrà ottenere che le famiglie siano al
tempo stesso Chiese domestiche e fermento evangelizzatore nella società.
…
324. Sotto
l’impulso dello Spirito, il nucleo familiare non solo accoglie la vita
generandola nel proprio seno, ma si apre, esce da sé per riversare il proprio
bene sugli altri, per prendersene cura e cercare la loro felicità. Questa
apertura si esprime particolarmente nell’ospitalità[389],
incoraggiata dalla Parola di Dio in modo suggestivo: «Non dimenticate
l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli»(Eb 13,2).
Quando la famiglia accoglie, e va incontro agli altri, specialmente ai poveri e
agli abbandonati, è «simbolo, testimonianza, partecipazione della maternità
della Chiesa».[390]L’amore sociale, riflesso della
Trinità, è in realtà ciò che unifica il senso spirituale della famiglia e la
sua missione all’esterno di sé stessa, perché rende presente il kerygma
con tutte le sue esigenze comunitarie. La famiglia vive la sua
spiritualità peculiare essendo, nello stesso tempo, una Chiesa domestica e una
cellula vitale per trasformare il mondo.[391]
Prima
Lettura Rm 10,9-18
La fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratello, se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza.
Dice infatti la Scrittura: «Chiunque crede in lui non sarà deluso». Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato».
Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati? Come sta scritto: «Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene!».
Ma non tutti hanno obbedito al Vangelo. Lo dice Isaìa: «Signore, chi ha creduto dopo averci ascoltato?». Dunque, la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo. Ora io dico: forse non hanno udito? Tutt’altro:
«Per tutta la terra è corsa la loro voce,
e fino agli estremi confini del mondo le loro parole».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 18
Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio.
I cieli narrano la gloria di Dio,
l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia.
Senza linguaggio, senza parole,
senza che si oda la loro voce,
per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
e ai confini del mondo il loro messaggio.
Canto al Vangelo Mt 4,19
Alleluia, alleluia.
Venite dietro a me,
vi farò pescatori di uomini.
Alleluia.
La fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratello, se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza.
Dice infatti la Scrittura: «Chiunque crede in lui non sarà deluso». Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato».
Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati? Come sta scritto: «Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene!».
Ma non tutti hanno obbedito al Vangelo. Lo dice Isaìa: «Signore, chi ha creduto dopo averci ascoltato?». Dunque, la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo. Ora io dico: forse non hanno udito? Tutt’altro:
«Per tutta la terra è corsa la loro voce,
e fino agli estremi confini del mondo le loro parole».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 18
Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio.
I cieli narrano la gloria di Dio,
l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia.
Senza linguaggio, senza parole,
senza che si oda la loro voce,
per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
e ai confini del mondo il loro messaggio.
Canto al Vangelo Mt 4,19
Alleluia, alleluia.
Venite dietro a me,
vi farò pescatori di uomini.
Alleluia.
Vangelo Mt 4,18-22
Essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
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