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sabato 25 novembre 2017

MA ESISTE DAVVERO LA VITA ETERNA? / sabato XXXIII sett. T.O.

Profanazione del Tempio di Gerusalemme
da parte di Antioco Epifane.
I Sadducei – i quali dicono che non c'è risurrezione – presentano a Gesù il caso della donna che ha avuto sette mariti. Di chi sarà moglie alla risurrezione? La logica del loro ragionamento sarebbe perfetta se non avessero ignorato un elemento decisivo: i rapporti sessuali, poiché sono ordinati alla nascita di nuovi figli, sono uno strumento di amore e di crescita interpersonale tra l’uomo e la donna che non ha più significato nella Pienezza della Vita. Gesù aggiunge che il Dio Vivente viene ricordato come Dio dei Padri. Se il loro Dio vive, essi non possono essere morti.

Ma dopo che Gesù ha esposto questi argomenti così ben fondati, appoggiati dalla testimonianza delle Scritture, io non ho ancora visto nulla. Le ossa umane messe in terra rimangono morte col tempo e diventano polvere. Senza lo Spirito Santo non posso credere alla Vita Eterna. La morte sconvolge tutti i nostri rapporti umani. Il passo al di sopra di essa è troppo grande perché io possa appoggiarvi il mio cuore e tutta la mia vita senza la grazia della Fede. Eppure è vero che se Dio vive il mio Dio mi da la sua stessa vita. Chi ha incontrato Dio ha compreso che la Vita Eterna esiste e che è iniziata per lui in quell’istante.

Gli indizi della Vita Eterna che cogliamo nella nostra condizione terrena sono comunque molto
preziosi e aprono la via alla grazia. Un indizio è quello che ci da il re Antioco nella prima lettura:  la coscienza. Ammalato e depresso, vicino alla morte, egli attribuisce questo suo stato al fatto di aver profanato il tempio di Gerusalemme. Se non c'è giudizio con relativa condanna o ricompensa che senso avrebbe che crimini e peccati del passato risalgano a galla dopo anni in momenti di verità, come per esempio nell’avvicinarsi della morte? Se sappiamo leggere questi fatti comprendiamo che ci sta una vita dopo la morte terrena e che vita fisica e vita morale sono legate, che la risurrezione abbraccia sia lo spirito che la carne.


Prima Lettura  1 Mac 6, 1-13
Per i mali che ho commesso a Gerusalemme, ora muoio nella più profonda tristezza.

Dal primo libro dei Maccabèi
In quei giorni, mentre il re Antioco percorreva le regioni settentrionali, sentì che c’era in Persia la città di Elimàide, famosa per ricchezza, argento e oro; che c’era un tempio ricchissimo, dove si trovavano armature d’oro, corazze e armi, lasciate là da Alessandro, figlio di Filippo, il re macèdone che aveva regnato per primo sui Greci. Allora vi si recò e cercava di impadronirsi della città e di depredarla, ma non vi riuscì, perché il suo piano fu risaputo dagli abitanti della città, che si opposero a lui con le armi; egli fu messo in fuga e dovette ritirarsi con grande tristezza e tornare a Babilonia.
Venne poi un messaggero in Persia ad annunziargli che erano state sconfitte le truppe inviate contro Giuda. Lisia si era mosso con un esercito tra i più agguerriti, ma era stato messo in fuga dai nemici, i quali si erano rinforzati con armi e truppe e ingenti spoglie, tolte alle truppe che avevano sconfitto, e inoltre avevano demolito l’abominio da lui innalzato sull’altare a Gerusalemme, avevano cinto d’alte mura, come prima, il santuario e Bet-Sur, che era una sua città.
Il re, sentendo queste notizie, rimase sbigottito e scosso terribilmente; si mise a letto e cadde ammalato per la tristezza, perché non era avvenuto secondo quanto aveva desiderato. Rimase così molti giorni, perché si rinnovava in lui una forte depressione e credeva di morire.
Chiamò tutti i suoi amici e disse loro: «Se ne va il sonno dai miei occhi e l’animo è oppresso dai dispiaceri. Ho detto in cuor mio: in quale tribolazione sono giunto, in quale terribile agitazione sono caduto, io che ero così fortunato e benvoluto sul mio trono! Ora mi ricordo dei mali che ho commesso a Gerusalemme, portando via tutti gli arredi d’oro e d’argento che vi si trovavano e mandando a sopprimere gli abitanti di Giuda senza ragione. Riconosco che a causa di tali cose mi colpiscono questi mali; ed ecco, muoio nella più profonda tristezza in paese straniero».
   
Salmo Responsoriale
   Dal Salmo 9 
Esulterò, Signore, per la tua salvezza.

Renderò grazie al Signore con tutto il cuore,
annuncerò tutte le tue meraviglie.
Gioirò ed esulterò in te,
canterò inni al tuo nome, o Altissimo.

Mentre i miei nemici tornano indietro,
davanti a te inciampano e scompaiono.
Hai minacciato le nazioni, hai sterminato il malvagio,
il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre.

Sono sprofondate le genti nella fossa che hanno scavato,
nella rete che hanno nascosto si è impigliato il loro piede.
Perché il misero non sarà mai dimenticato,
la speranza dei poveri non sarà mai delusa.

Canto al Vangelo 
  2 Tm 1,10
Alleluia, alleluia.

Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte
e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.
Alleluia.

Vangelo  
 Lc 20, 27-40
Dio non è dei morti, ma dei viventi.

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.  

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