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venerdì 10 novembre 2017

QUALE VALORE HA LA CELEBRAZIONE DOMENICALE? I MARTIRI DI ABITENE

Chiesa dei santi martiri di Abitene.
Papa Francesco ha iniziato ieri un nuovo ciclo di catechesi del mercoledì sull’Eucaristia. Lo seguiremo con attenzione.

Qualche settimana fa, ho letto qualcosa sui 49 martiri di Abitene (piccola città dell’Africa Proconsolare, l’attuale Tunisia). Essi morirono durante la violenta persecuzione scatenata da Diocleziano contro i cristiani, nel 303, dopo la lunga pace (40 anni) frutto del decreto di Gallieno. Diocleziano ordina che «si dovevano ricercare le divine Scritture perché fossero bruciate; si dovevano abbattere le basiliche e si dovevano proibire i sacri riti e le santissime riunioni del Signore» (Atti dei Martiri, I). Tra i cristiani ci furono defezioni, anche qualche vescovo cadde nella fede. Ma molti continuavano a celebrare assieme l’eucaristia domenicale, incuranti dell’editto imperiale. I membri della comunità di Abitene, arrestati e processati a Cartagine, non erano accusati per la fede che professavano, ma per l’aver continuato a radunarsi per le sacre celebrazioni. Perché aver sfidato l’imperatore?


Uno di loro rispose con una formula di rara bellezza e profondità: «Sine dominico, non possumus»: «Non possiamo (vivere-agire-essere…) senza la Pasqua domenicale». Ne nacque un dibattito a più voci, tra il Proconsole e quel piccolo gruppo di cristiani, per lo più famiglie con ragazzi e bambini.

Tutti insistevano che la celebrazione comunitaria era loro necessaria non soltanto perché li legava a Gesù Crocifisso e Risorto, ma anche per l’unità delle famiglie e dell’intera comunità. «Sono cristiano e, di mia volontà, ho partecipato all’assemblea domenicale con mio padre e i miei fratelli», disse uno dei bambini.

E il presbitero della comunità, Saturnino, spiegò al persecutore: «Non lo sai, che è la celebrazione del Signore a fare il cristiano e che è il cristiano a fare la celebrazione del Signore, sicché l’una non può sussistere senza l’altro, e viceversa? Quando senti il nome 'cristiano', sappi che vi è una 'comunità riunita' che celebra il Signore; e quando senti dire 'comunità riunita', sappi che lì c’è il 'cristiano'».

Tutti dicono al Proconsole che il cristiano è fondato sulla Pasqua settimanale.

Emerito, il lettore della Comunità, attesta che senza la Pasqua domenicale i cristiani non possono vivere. Interrogato se possiede le Scritture, dice di possederle nel cuore. Così fanno tutti per preservare i Libri Sacri, ma anche perché nessuno possiede una copia propria della Bibbia. Tutto viene dall’ascolto. Possedere le Scritture nel cuore, significa ascoltare (senza foglietto e grazie a buoni lettori) ma sopratutto meditare e mettere in pratica.

Visto che il reato era quello di aver partecipato a riunioni proibite il proconsole chiede ad un altro, di nome Telica «Chi ha organizzato, insieme a te, la vostra riunione?». E quello, mentre il carnefice infieriva con maggiore crudeltà, con voce chiara rispose: «Il presbitero Saturnino e noi tutti». Commenta l’autore del resoconto: ”O martire, così tu davi a tutti il primato!”

Il proconsole chiede al vecchio presbitero perché non ha rispettato l’Editto dell’Imperatore. Saturnino gli replicò: «Non si può smettere di celebrare la Pasqua domenicale: così ordina la nostra legge».

È impressionante l’annotazione che il sangue dei martiri precedenti, invece di scoraggiare gli altri, gli danno nuove forze come il sangue di Cristo bevuto alla coppa. 

Una giovane, Vittoria, replica al fratello che accusa il senatore Dativo, membro della comunità, di averla sviata e allontanata dai suoi fratelli, che i suoi fratelli sono quelli che osservano i precetti del Signore.

Questa sarà l’ultima persecuzione. Costantino nel 321 dichiarerà che il dies soli sarà festa, diventando il dies dominicae, la Domenica.

Il riposo domenicale e l’Assemblea eucaristica non sono una imposizione, bensì una liberazione! Tiriamo da questi esempi ispirazione per una maggiore fedeltà e più profonda partecipazione alla Pasqua settimanale. "Sine dominico, non possumus!"


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