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sabato 17 giugno 2017

UMILTA' E EUCARISTIA / domenica del Corpus Domini

«Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova. » Cosa c’entra l’umiliazione con l’Eucaristia di cui la manna è la prefigurazione?

La lettura risponde: «per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi. » Per capire che non te la cavavi da solo. Che avevi bisogno di Dio. Che riconoscendo la sua sovranità avresti scelto di affidarti a Lui con cuore sincero e senza più mormorare o fare doppio gioco. Questo gioco beffardo che ci caratterizza. Eppure il popolo ebraico usciva dall’umiliazione così profonda della schiavitù. Non era forse tempo di smetterla con l’umiliazione. Ma l’umiliazione della schiavitù era solo degradazione, lo aveva fiaccato, forse incattivito. Invece Dio che ha dato al popolo la dignità della libertà, dell’essere il popolo da lui scelto, indirizza i cuori verso un’altra direzione: la conoscenza di sé nell’amore di Dio.


Come un maestro che scopre un talento e dice: “ragazzo sei in gamba, da te può uscire un campione ma ti devo formare”, ed è esigente quanto è paziente perché sa qual è la meta. Come un padre che vuole far capire ai figli il segreto che lo ha reso felice e lotta perché non si lascino condizionare dalla mentalità del mondo e dai falsi ideali. Sono sempre i suoi figli anche quando ci mettono tempo per camminare o forse non raggiungono l’eccellenza che lui si è prefissato, ma lui desidera per loro il meglio.

Quanta umiltà ci vorrà perché possiamo apprezzare il dono dell’Eucaristia ed essere il popolo di Dio?

Prima Lettura  Dt 8, 2-3. 14b-16a
Ti ha nutrito di un cibo, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto.

Dal libro del Deuteronòmio
Mosè parlò al popolo dicendo:
«Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi.
Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore.
Non dimenticare il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua; che ha fatto sgorgare per te l’acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri».

Salmo Responsoriale  
Dal Salmo 147
Loda il Signore, Gerusalemme. 
 

Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.

Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce.

Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.

Seconda Lettura  1 Cor 10, 16-17
Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?
Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane.

[ Sion, loda il Salvatore,
la tua guida, il tuo pastore
con inni e cantici.
 
Impegna tutto il tuo fervore:
egli supera ogni lode,
non vi è canto che sia degno. 

Pane vivo, che dà vita:
questo è tema del tuo canto,
oggetto della lode.
 
Veramente fu donato
agli apostoli riuniti
in fraterna e sacra cena.
 
Lode piena e risonante,
gioia nobile e serena
sgorghi oggi dallo spirito. 

Questa è la festa solenne
nella quale celebriamo
la prima sacra cena.

E il banchetto del nuovo Re,
nuova, Pasqua, nuova legge;
e l'antico è giunto a termine. 

Cede al nuovo il rito antico,
la realtà disperde l'ombra:
luce, non più tenebra. 
   
Cristo lascia in sua memoria
ciò che ha fatto nella cena:
noi lo rinnoviamo,
 
Obbedienti al suo comando,
consacriamo il pane e il vino,
ostia di salvezza. 

È certezza a noi cristiani:
si trasforma il pane in carne,
si fa sangue il vino. 

Tu non vedi, non comprendi,
ma la fede ti conferma,
oltre la natura. 

È un segno ciò che appare:
nasconde nel mistero
realtà sublimi.
Mangi carne, bevi sangue;
ma rimane Cristo intero
in ciascuna specie. 

Chi ne mangia non lo spezza,
né separa, né divide:
intatto lo riceve.
 
Siano uno, siano mille,
ugualmente lo ricevono:
mai è consumato. 

Vanno i buoni, vanno gli empi;
ma diversa ne è la sorte:
vita o morte provoca.
 
Vita ai buoni, morte agli empi:
nella stessa comunione
ben diverso è l'esito! 

Quando spezzi il sacramento
non temere, ma ricorda:
Cristo è tanto in ogni parte,
quanto nell'intero. 

È diviso solo il segno
non si tocca la sostanza;
nulla è diminuito
della sua persona. ]

Ecco il pane degli angeli,
pane dei pellegrini,
vero pane dei figli:
non dev'essere gettato.

Con i simboli è annunziato,
in Isacco dato a morte,
nell'agnello della Pasqua,
nella manna data ai padri. 

Buon pastore, vero pane,
o Gesù, pietà di noi:
nutrici e difendici,
portaci ai beni eterni
nella terra dei viventi. 
 
Tu che tutto sai e puoi,
che ci nutri sulla terra,
conduci i tuoi fratelli
alla tavola del cielo
nella gioia dei tuoi santi.
Canto al Vangelo  Gv 6,51
Alleluia, alleluia.

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore,
se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.
Alleluia.

    
Vangelo  
Gv 6, 51-58
La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
 
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». 


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