Nella lettura liturgica tra ieri e oggi c'è un bel
salto (tre capitoli). Abbiamo lasciato Tobi mentre chiedeva a Dio di morire e oggi
incontriamo suo figlio Tobia a seicento chilometri da casa, dalla lontana cugina
Sara. Infatti dopo aver pregato, Tobi pensa di essere esaudito e si ricorda che
ha lasciato soldi in deposito da un altro parente, abitante della Media. Fa le
sue raccomandazioni per la sua sepoltura al figlio Tobia e gli chiede di andare
prima a ricuperare quei soldi. Cercando una guida, Tobia si imbatte nell arcangelo
Raffaele sotto sembianze umane. Partono insieme e arrivano presso la casa di
Raguèle, padre della sfortunata Sara. Raffaele stesso suggerisce a Tobia di
fermarsi da Raguèle e di sposare Sara di cui vanta le virtù. Tobia è titubante perché
si è sparso la voce della sventura dei sette mariti, ma Raffaele lo rassicura
ed egli chiede la mano di Sara a suo padre.
Quello che colpisce nel libro di Tobia è il modo di
concepire il matrimonio, così lontano dalla nostra mentalità comune di oggi, anche
tra i cristiani. Certamente quei modi di allora non sono tutti proponibili tali
e quali oggi. Ma per i cristiani rimane il fatto che il matrimonio non è prima di
tutto un sentimento e ancora meno una passione (dice Tobia: non per lussuria
prendo questa moglie) ma un progetto che si appoggia su dei valori. Se l’incontro
tra gli sposi è iniziato con un sentimento e/o un’attrazione, non si può arrivare
al matrimonio senza aver maturato altri aspetti. Il matrimonio è un cammino di
crescita umano e spirituale. Non a caso gli ebrei lo chiamano “Santificazione”.
Tobia sposa una donna della sua parentela, cioè della sua stessa fede, che condivide
gli stessi valori e sopratutto le stesse promesse fatte da Dio. Sara è cugina
di Tobia ma in un grado lontano. Infatti la Bibbia vieta le unioni tra cugini
fino al quarto grado. Talvolta la Chiesa ha concesso dispense, anche se
sappiamo ormai scientificamente che legami di parentela troppo vicini portano alla
degenerazione, sopratutto tare psichiche. La Bibbia lo sapeva già!
Il matrimonio è fondato su un patto di alleanza, che
rispetta la verità della natura in particolare della sessualità: attraverso questi
due giovani si forma una sola carne nuova, per un aiuto reciproco e l’apertura alla
nascita di bambini; questo patto include due famiglie che si uniscono e si
vivificano a vicenda, dando stabilità alla coppia e ai suoi valori, a tutto vantaggio
dell’educazione dei figli.
Non è però solo questione di famiglie! La
personalità degli sposi conta. Raffaele non dimentica di sottolineare quante virtù
ha Sara e anche quanto è graziosa!
Nella lettura di oggi l’essenza del nostro discorso
sembra racchiudersi in una espressione che colpisce sempre: nella stanza nuziale
Tobia dice a Sara “Sorella, àlzati (dal letto matrimoniale)! Preghiamo …
Primo atto del matrimonio: pregare insieme!
Forse è utile ricordare quanto danno fa oggi ai giovani e meno giovani, e alle
famiglie la pornografia, industria che si arricchisce sulla pelle dei più deboli,
sia “attori” che “clienti”. Le Paoline hanno di recente pubblicato un libro di
Tebaldo Vinciguerra “Pornografia, cosa ne pensa la Chiesa?” Oltre la
pornografia vera e propria, purtroppo sempre più facilmente accessibile, una
sessualizzazione esagerata nei mass media e nella società permea tutta la vita.
Ben venga allora che Tobia ci venga a scuotere dicendo: “Ora non per lussuria
io prendo questa mia parente, ma con animo retto”. E ci fa bene a tutti
riascoltare attraverso la dimensione del matrimonio il richiamo di Gesù nel Vangelo:
“Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore
tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente
e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te
stesso”
Prima Lettura Tb 6, 10-11; 7, 1. 9-17;
8, 4-9
Dégnati di avere misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia.
Dal libro di Tobìa
In quei giorni, erano entrati nella Media e già erano vicini a Ecbàtana, quando Raffaele disse al ragazzo: «Fratello Tobìa!». Gli rispose: «Eccomi». Riprese: «Questa notte dobbiamo alloggiare presso Raguèle, che è tuo parente. Egli ha una figlia chiamata Sara»
Quando fu entrato in Ecbàtana, Tobìa disse: «Fratello Azarìa, conducimi diritto dal nostro fratello Raguèle». Egli lo condusse alla casa di Raguèle, che trovarono seduto presso la porta del cortile. Lo salutarono per primi ed egli rispose: «Salute, fratelli, siate i benvenuti!». Li fece entrare in casa.
Si lavarono, fecero le abluzioni e, quando si furono messi a tavola, Tobìa disse a Raffaele: «Fratello Azarìa, domanda a Raguèle che mi dia in moglie mia cugina Sara». Raguèle udì queste parole e disse al giovane: «Mangia, bevi e sta’ allegro per questa sera, poiché nessuno all’infuori di te, mio parente, ha il diritto di prendere mia figlia Sara, come del resto neppure io ho la facoltà di darla a un altro uomo all’infuori di te, poiché tu sei il mio parente più stretto. Però, figlio, voglio dirti con franchezza la verità. L’ho data a sette mariti, scelti tra i nostri fratelli, e tutti sono morti la notte in cui entravano da lei. Ora, figlio, mangia e bevi; il Signore sarà con voi».
Ma Tobìa disse: «Non mangerò affatto né berrò, prima che tu abbia preso una decisione a mio riguardo». Rispose Raguèle: «Lo farò! Ella ti viene data secondo il decreto del libro di Mosè e come dal cielo è stato stabilito che ti sia data. Abbi cura di lei, d’ora in poi tu sei suo fratello e lei tua sorella. Ti viene concessa da oggi per sempre. Il Signore del cielo vi assista questa notte, o figlio, e vi conceda la sua misericordia e la sua pace».
Raguèle chiamò sua figlia Sara e, quando venne, la prese per mano e l’affidò a Tobìa con queste parole: «Prendila; secondo la legge e il decreto scritto nel libro di Mosè lei ti viene concessa in moglie. Tienila e, sana e salva, conducila da tuo padre. Il Dio del cielo vi conceda un buon viaggio e pace». Chiamò poi la madre di lei e le disse di portare un foglio e stese l’atto di matrimonio, secondo il quale concedeva in moglie a Tobìa la propria figlia, in base al decreto della legge di Mosè. Dopo di ciò cominciarono a mangiare e a bere.
Poi Raguèle chiamò sua moglie Edna e le disse: «Sorella mia, prepara l’altra camera e conducila dentro». Quella andò a preparare il letto della camera, come le aveva ordinato, e vi condusse la figlia. Pianse per lei, poi si asciugò le lacrime e le disse: «Coraggio, figlia, il Signore del cielo cambi in gioia il tuo dolore. Coraggio, figlia!». E uscì.
Gli altri intanto erano usciti e avevano chiuso la porta della camera. Tobìa si alzò dal letto e disse a Sara: «Sorella, àlzati! Preghiamo e domandiamo al Signore nostro che ci dia grazia e salvezza». Lei si alzò e si misero a pregare e a chiedere che venisse su di loro la salvezza, dicendo: «Benedetto sei tu, Dio dei nostri padri, e benedetto per tutte le generazioni è il tuo nome! Ti benedicano i cieli e tutte le creature per tutti i secoli! Tu hai creato Adamo e hai creato Eva sua moglie, perché gli fosse di aiuto e di sostegno. Da loro due nacque tutto il genere umano. Tu hai detto: “Non è cosa buona che l’uomo resti solo; facciamogli un aiuto simile a lui”. Ora non per lussuria io prendo questa mia parente, ma con animo retto. Dégnati di avere misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia». E dissero insieme: «Amen, amen!». Poi dormirono per tutta la notte.
Dégnati di avere misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia.
Dal libro di Tobìa
In quei giorni, erano entrati nella Media e già erano vicini a Ecbàtana, quando Raffaele disse al ragazzo: «Fratello Tobìa!». Gli rispose: «Eccomi». Riprese: «Questa notte dobbiamo alloggiare presso Raguèle, che è tuo parente. Egli ha una figlia chiamata Sara»
Quando fu entrato in Ecbàtana, Tobìa disse: «Fratello Azarìa, conducimi diritto dal nostro fratello Raguèle». Egli lo condusse alla casa di Raguèle, che trovarono seduto presso la porta del cortile. Lo salutarono per primi ed egli rispose: «Salute, fratelli, siate i benvenuti!». Li fece entrare in casa.
Si lavarono, fecero le abluzioni e, quando si furono messi a tavola, Tobìa disse a Raffaele: «Fratello Azarìa, domanda a Raguèle che mi dia in moglie mia cugina Sara». Raguèle udì queste parole e disse al giovane: «Mangia, bevi e sta’ allegro per questa sera, poiché nessuno all’infuori di te, mio parente, ha il diritto di prendere mia figlia Sara, come del resto neppure io ho la facoltà di darla a un altro uomo all’infuori di te, poiché tu sei il mio parente più stretto. Però, figlio, voglio dirti con franchezza la verità. L’ho data a sette mariti, scelti tra i nostri fratelli, e tutti sono morti la notte in cui entravano da lei. Ora, figlio, mangia e bevi; il Signore sarà con voi».
Ma Tobìa disse: «Non mangerò affatto né berrò, prima che tu abbia preso una decisione a mio riguardo». Rispose Raguèle: «Lo farò! Ella ti viene data secondo il decreto del libro di Mosè e come dal cielo è stato stabilito che ti sia data. Abbi cura di lei, d’ora in poi tu sei suo fratello e lei tua sorella. Ti viene concessa da oggi per sempre. Il Signore del cielo vi assista questa notte, o figlio, e vi conceda la sua misericordia e la sua pace».
Raguèle chiamò sua figlia Sara e, quando venne, la prese per mano e l’affidò a Tobìa con queste parole: «Prendila; secondo la legge e il decreto scritto nel libro di Mosè lei ti viene concessa in moglie. Tienila e, sana e salva, conducila da tuo padre. Il Dio del cielo vi conceda un buon viaggio e pace». Chiamò poi la madre di lei e le disse di portare un foglio e stese l’atto di matrimonio, secondo il quale concedeva in moglie a Tobìa la propria figlia, in base al decreto della legge di Mosè. Dopo di ciò cominciarono a mangiare e a bere.
Poi Raguèle chiamò sua moglie Edna e le disse: «Sorella mia, prepara l’altra camera e conducila dentro». Quella andò a preparare il letto della camera, come le aveva ordinato, e vi condusse la figlia. Pianse per lei, poi si asciugò le lacrime e le disse: «Coraggio, figlia, il Signore del cielo cambi in gioia il tuo dolore. Coraggio, figlia!». E uscì.
Gli altri intanto erano usciti e avevano chiuso la porta della camera. Tobìa si alzò dal letto e disse a Sara: «Sorella, àlzati! Preghiamo e domandiamo al Signore nostro che ci dia grazia e salvezza». Lei si alzò e si misero a pregare e a chiedere che venisse su di loro la salvezza, dicendo: «Benedetto sei tu, Dio dei nostri padri, e benedetto per tutte le generazioni è il tuo nome! Ti benedicano i cieli e tutte le creature per tutti i secoli! Tu hai creato Adamo e hai creato Eva sua moglie, perché gli fosse di aiuto e di sostegno. Da loro due nacque tutto il genere umano. Tu hai detto: “Non è cosa buona che l’uomo resti solo; facciamogli un aiuto simile a lui”. Ora non per lussuria io prendo questa mia parente, ma con animo retto. Dégnati di avere misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia». E dissero insieme: «Amen, amen!». Poi dormirono per tutta la notte.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 127
Beato chi teme il Signore.
Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.
La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.
Ecco com’è benedetto
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!
Canto al Vangelo 2Tm 1,10
Alleluia, alleluia.
Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte
e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.
Alleluia.
Vangelo Mc 12, 28-34
Non c’è altro comandamento più grande di questi.
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio».
E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
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