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domenica 24 dicembre 2023

LE BENEDIZIONI NELLA SCRITTURA / V. il testo di Fiducia supplicans.


15. «Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace» (Nm 6, 24-26). Questa “benedizione sacerdotale” che ritroviamo nell’Antico Testamento, precisamente nel libro dei Numeri, ha un carattere “discendente” poiché rappresenta l’invocazione della benedizione che da Dio scende sull’uomo: essa costituisce uno dei testi più antichi di benedizione divina. C’è poi un secondo tipo di benedizione che ritroviamo nelle pagine bibliche, quella che “sale” dalla terra al cielo, verso Dio. Benedire equivale così a lodare, celebrare, ringraziare Dio per la sua misericordia e fedeltà, per le meraviglie che ha creato e per tutto ciò che è avvenuto per sua volontà: «Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome» (Sal 103, 1).

16. A Dio che benedice, anche noi rispondiamo benedicendo. Melchisedec, re di Salem, benedice Abramo (cfr. Gen 14, 19); Rebecca è benedetta dai familiari, poco prima di diventare sposa di Isacco (cfr. Gen 24, 60), il quale, a sua volta, benedice il figlio Giacobbe (cfr. Gen 27, 27). Giacobbe benedice il faraone (cfr. Gen 47, 10), i nipoti Efraim e Manasse (cfr. Gen 48, 20) e tutti i suoi dodici figli (cfr. Gen 49, 28). Mosè e Aronne benedicono la comunità (cfr. Es 39, 43; Lev 9, 22). I capifamiglia benedicono i figli in occasione di matrimoni, prima di intraprendere un viaggio, nell’imminenza della morte. Queste benedizioni appaiono così un dono sovrabbondante ed incondizionato.

17. La benedizione presente nel Nuovo Testamento conserva sostanzialmente lo stesso significato anticotestamentario. Ritroviamo il dono divino che “discende”, il ringraziamento dell’uomo che “ascende” e la benedizione impartita dall’uomo che “si estende” verso i propri simili. Zaccaria, dopo aver riottenuto l’uso della parola, benedice il Signore per le sue opere mirabili (cfr. Lc 1, 64). L’anziano Simeone, mentre tiene tra le braccia il neonato Gesù, benedice Dio per avergli concesso la grazia di contemplare il Messia salvatore e quindi benedice gli stessi genitori Maria e Giuseppe (cfr. Lc 2, 34). Gesù benedice il Padre, nel celebre inno di lode e di giubilo a lui rivolto: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra» (Mt 11, 25).

18. In continuità con l’Antico Testamento, anche in Gesù la benedizione non è soltanto ascendente, in riferimento al Padre, ma anche discendente, riversata sugli altri come gesto di grazia, protezione e bontà. Gesù stesso ha attuato e promosso questa pratica. Ad esempio, benedice i bambini: «E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro» (Mc 10, 16). E la vicenda terrena di Gesù si concluderà proprio con un’ultima benedizione riservata agli Undici, poco prima di salire al Padre: «E, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo» (Lc 24, 50-51). L’ultima immagine di Gesù sulla terra sono le sue mani alzate, nell’atto di benedire.

19. Nel suo mistero di amore, attraverso Cristo, Dio comunica alla sua Chiesa il potere di benedire. Concessa da Dio all’essere umano ed elargita da questi al prossimo, la benedizione si trasforma in inclusione, solidarietà e pacificazione. È un messaggio positivo di conforto, custodia e incoraggiamento. La benedizione esprime l’abbraccio misericordioso di Dio e la maternità della Chiesa che invita il fedele ad avere gli stessi sentimenti di Dio verso i propri fratelli e sorelle.


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