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lunedì 11 dicembre 2023

LA PEDAGOGIA DELLA CHIESA DEVE SAPER OSARE: SILENZIO, LITURGIA DELLE ORE ... / 08/09 "Spiritus et Sponsa" di Giovanni Paolo II, del 4 XII 2003.


13. Un aspetto che occorre coltivare con maggiore impegno all'interno delle nostre comunità è l'esperienza del silenzio. Di esso abbiamo bisogno "per accogliere nei cuori la piena risonanza della voce dello Spirito Santo, e per unire più strettamente la preghiera personale con la Parola di Dio e con la voce pubblica della Chiesa"32. In una società che vive in maniera sempre più frenetica, spesso stordita dai rumori e dispersa nell'effimero, riscoprire il valore del silenzio è vitale. Non a caso, anche al di là del culto cristiano, si diffondono pratiche di meditazione che danno importanza al raccoglimento. Perché non avviare, con audacia pedagogica, una specifica educazione al silenzio dentro le coordinate proprie dell'esperienza cristiana? Sia davanti ai nostri occhi l'esempio di Gesù, che "uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava" (Mc 1,35). La Liturgia, tra i diversi suoi momenti e segni, non può trascurare quello del silenzio.

14. La pastorale liturgica, attraverso l'introduzione alle varie celebrazioni, deve instillare il gusto della preghiera. Lo farà, certo, tenendo conto delle capacità dei singoli credenti, nelle loro diverse condizioni di età e di cultura; ma lo farà cercando di non accontentarsi del ‘minimo’. La pedagogia della Chiesa deve saper ‘osare’. E' importante introdurre i fedeli alla celebrazione della Liturgia delle Ore che, "in quanto preghiera pubblica della Chiesa, è fonte di pietà e nutrimento della preghiera personale"33. Essa non è un'azione individuale o "privata, ma appartiene a tutto il Corpo della Chiesa [...] Se dunque i fedeli vengono convocati per la Liturgia delle Ore e si radunano insieme, unendo i loro cuori e le loro voci, manifestano la Chiesa che celebra il mistero di Cristo"34. Questa attenzione privilegiata alla preghiera liturgica non si pone in tensione con la preghiera personale, anzi la suppone ed esige 35, e ben si coniuga con altre forme di preghiera comunitaria, soprattutto se riconosciute e raccomandate dall'Autorità ecclesiale 36.

15. Irrinunciabile, nell'educazione alla preghiera e in particolare nella promozione della vita liturgica, è il compito dei Pastori. Esso implica un dovere di discernimento e di guida. Ciò non va percepito come un principio di irrigidimento, in contrasto con il bisogno dell'animo cristiano di abbandonarsi all'azione dello Spirito di Dio, che intercede in noi e "per noi, con gemiti inesprimibili" (Rm 8, 26). Attraverso la guida dei Pastori si realizza piuttosto un principio di ‘garanzia’, previsto dal disegno di Dio sulla Chiesa ed esso stesso governato dall'assistenza dello Spirito Santo. Il rinnovamento liturgico realizzato in questi decenni ha dimostrato come sia possibile coniugare una normativa che assicuri alla Liturgia la sua identità e il suo decoro, con spazi di creatività e di adattamento, che la rendano vicina alle esigenze espressive delle varie regioni, situazioni e culture. Non rispettando la normativa liturgica, si giunge talvolta ad abusi anche gravi, che mettono in ombra la verità del mistero e creano sconcerto e tensioni nel Popolo di Dio 37. Tali abusi non hanno nulla a che vedere con l'autentico spirito del Concilio e vanno corretti dai Pastori con un atteggiamento di prudente fermezza.

32 Institutio generalis Liturgiae Horarum, 213. 

33 Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 90.

34 Institutio generalis Liturgiae Horarum, 20.22.  

35 Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 12.  

36 Cfr ibid., 13.  

37 Giovanni Paolo II, Lett. enc. Ecclesia de Eucaristia (17 aprile 2003), 52: AAS 95 (2003), 468; Lett. ap. Vicesimus quintus (4 dicembre 1988), 13: AAS 81 (1989), 910-911. 


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