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sabato 1 agosto 2020

RAGIONI ULTIME E PENULTIME

cavallo salvato dalle sabbie mobili
Cavallo salvato dalle sabbie mobili.

L’uomo è dotato di ragione e la coscienza gli impone di fare ciò che è giusto. Molto spesso non sappiamo veramente ciò che è giusto, oppure non sappiamo cosa sarebbe più giusto in una situazione particolare. Per cui spinti dalla ragione e dalla coscienza cerchiamo cosa è giusto e cosa no. La ragione ultima ci dà stabilità perché è fondata sulla roccia, la ragione penultima è sempre soggetta a ambiguità e cambiamenti, come sabbie mobili. Crea tensioni e instabilità interiori. Inoltre un problema mal impostato non trova soluzione o soltanto soluzioni insoddisfacenti.

In questa ricerca del giusto è quindi importantissimo comprendere la differenza tra le ragioni ultime e le ragioni penultime di una cosa. La ragione ultima prende vita nella radice della cosa, nel suo fondamento. Una ragione penultima parte da un aspetto secondario oppure da uno stadio di sviluppo successivo. Per dare qualche esempio, la ragione penultima può essere fondata nel “ma si è fatto sempre così!”, “i miei genitori mi hanno insegnato…”, “fin da bambino sono stato educato a …”. Visto che né i miei genitori, né io stesso siamo all’origine della Storia o della Vita, quello che ho sempre visto o fatto è fondato negli sviluppi successivi non nella sostanza della questione, a meno che sia confrontato con la sostanza originaria. Per esempio certe pratiche tradizionali sul piano religioso sono valide nella misura in cui corrispondono al Vangelo (ragione ultima), non nella misura in cui sono comuni attorno a me (ragione penultima). Un altro esempio: Giona, dopo aver predicato a Ninive, siede fuori dalla città e aspetta il castigo di Dio su di essa …  che non viene, come egli dall’inizio sospettava. Ed è molto arrabbiato per questo e anche perché il sole gli batte sulla testa e soffre molto il caldo. Dio allora gli dice: «Ti sembra giusto essere così sdegnato?». E Giona per i due motivi che abbiamo detto risponde: «Sì, è giusto; ne sono sdegnato al punto da invocare la morte!». Sono ragioni penultime: cioè Giona giudica in base all’idea che si è fatta della sua reputazione di profeta e del suo disagio sotto il sole cocente. Dio lo riporta ai veri valori: le persone, i bambini e gli animali innocenti e soprattutto il suo essere Il Misericordioso, “Ha Rahman”. Questa è la ragione ultima di tutta la vicenda. Vediamo così che quasi sempre le ragioni penultime che ci ingannano sono: dare la prima importanza a noi stessi, al nostro io, e le varie passioni: innanzitutto orgoglio e superbia, e poi ira, avarizia, invidia, vanità, pigrizia, lussuria, menzogna…

Anche da un punto di vista solo intellettuale, le passioni possono portarci ad essere ingannati o, peggio, disonesti nel giudizio. Sia nella pura riflessione che nell’agire, ci lasciamo trascinare facilmente dalle relazioni di amicizia, dalla paura, dalla tendenza a vedere ovunque complotti, e non riflettiamo partendo da basi solide.

Per un cristiano qual è la ragione ultima del pensare e dell’agire?

La nostra ragione ultima è, evidentemente, Dio stesso. Ma come lo conosciamo? Tramite Gesù Cristo, immagine del Dio invisibile, irradiazione della sua Gloria. Come conosciamo Gesù Cristo? Nel cuore, nell’esperienza del suo amore, ma in modo sicuro, confrontandoci con la Scrittura e la Tradizione divina, interpretati dalla Chiesa. Se prendiamo questi punti di riferimento e ci sforziamo ogni giorno di vivere in piena comunione con la Chiesa, sottomessi – dice san Francesco – ai suoi Pastori, allora possiamo chiederci con sicurezza: cosa farebbe Gesù al posto mio in questa circostanza? Oppure: quanto mi giova questa azione che voglio fare per la vita eterna? Oppure ancora: questo pensiero, questa idea, da quale spirito viene? Dallo Spirito Santo oppure da quello del mio ragionare umano o dal nemico di Dio. Questo modo di riflettere vale per tutte le nostre decisioni personali, per scoprire la nostra missione e vocazione propria nella Chiesa, o il senso della nostra vita, ma vale anche per guardare con sguardo pacificato ma penetrante alla vita della nostra comunità e della Chiesa.

Di fronte al Concilio e all’agire dei nostri Papi, molti ragionano in base a ragioni penultime. Il Concilio è stato il frutto di decenni di ricerche e tentativi da parte di studiosi e Papi alla ricerca delle ragioni ultime, cioè come era la vita e la proposta di Gesù, come si è incarnata nelle prime comunità cristiane sotto la guida dello Spirito Santo ed è diventata Parola di Dio attraverso le lettere degli Apostoli e i loro Scritti. Ora, nella seconda metà del secolo XX, la Chiesa si presentava legata ad una cultura ormai obsoleta e si era anche allontanata in alcuni punti dalla sua radice che sono il Vangelo, la Scrittura e la vita delle prime comunità cristiane. Ogni volta che la Chiesa vuole riformarsi, diceva il Cardinale Ratzinger, deve tornare alle sue radici per ripartire in un cammino nuovo nel suo tempo.

Se qualcuno si aggrappa ad una cultura del passato, per esempio il latino, oppure la disciplina e le forme di devozioni dei secoli passati, gode di un grande tesoro, e la stabilità che hanno raggiunto certe forme è estremamente rassicurante. Per esempio il canto gregoriano si è costituito lentamente e attraverso tentativi successivi e sono rimaste solo le sue espressioni migliori. Per questo continua ad attirare questa proposta di immobilismo e di perfezione del passato. Ma Ratzinger facendo suo il pensiero del grande teologo Von Balthasar (gesuita, diventato prete diocesano e fatto cardinale alla fine della sua vita per i suoi meriti): “coloro che si appoggiano su ragioni penultime non potranno mai avere ragione”.

Infatti lo dice anche san Paolo: un tempo, “superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com'ero nel sostenere le tradizioni dei padri” (Gal 1:14) sapendo tuttavia che l'uomo non è giustificato dalle opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo” (Gal 2,16) reputo “tutto ormai una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo” (Fili 3:8).

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