Nel Vangelo di oggi, san Bartolomeo manifesta una personalità interessante. Ma dopo la
Pentecoste la Scrittura non parla più di lui. Non significa che non sia importante.
Infatti, Dio sa quello che noi non sappiamo della sua testimonianza e del suo
apostolato. Ma sopratutto ascoltando la lettura dell’Apocalisse scopriamo che la
sposa dell’agnello, la città santa, la Gerusalemme celeste, è difesa da mura che
poggiano su dodici basamenti sopra i quali sono scritti i dodici nomi dei
dodici apostoli dell’Agnello, tra cui quello di Bartolomeo.
I nomi delle dodici tribù d’Israele stanno sulle mura, quelli degli
apostoli sono a basamento. Cronologicamente gli apostoli vengono dopo, ma spiritualmente
sono la base, perché la nostra fede in Cristo e la nostra speranza per la vita eterna
è fondata sulla loro testimonianza concorde della morte e risurrezione di Gesù e
della nuova Via che egli ha aperto per l’umanità con i suoi gesti e il suo
insegnamento. È molto più facile e logico fare fiducia ad un gruppo unito e
concorde, che ha visto le stesse cose, ha sperimentato le stesse cose, vive gli
stessi valori, che, per esempio, ad uno solo.
Bartolomeo come membro dei “Dodici”, ci dice quanto, oggi, l’essere concordi
come comunità, uniti al vescovo di Roma e all’insegnamento della Chiesa, sia
fondamentale per la credibilità della testimonianza cristiana. Se qualcuno non facesse altro che vivere con fedeltà la vita comunitaria, pagando di persona per costruire la comunione e la unità, farebbe tanto per la salvezza del mondo! Certo, significa
portare i pesi degli altri, anche in quelle comunità in cui ognuno è entrato per
vivere la conversione al Vangelo. Purtroppo l’amore all’unità ci sfugge spesso!
Anche quando sono solo io a credere in Cristo nella mia famiglia, sul lavoro,
ecc., posso avere un amore all’unità efficace oppure no. So infatti che Cristo è
morto per tutti, giustificando tutti, e vuole la riconciliazione di tutti. Senza
sminuire in nulla la mia fedeltà a Cristo, posso avere un atteggiamento che favorisce
l’unità. Giovanni XXIII disse: “sono più le cose che ci uniscono di quelle che ci
dividono!” Sappiamo come questa frase, frutto di una lunga esperienza e
sostenuta da azioni coerenti, ha aiutato moltissime persone a rovesciare la loro
prospettiva, a cambiare atteggiamenti, modi di pensare e relazionarsi.
Leggiamo nella Istruzione sulla
Conversione pastorale al n. 10 che lo Spirito Santo spinge a “un nuovo discernimento comunitario, «che consiste nel vedere la
realtà con gli occhi di Dio, nell’ottica dell’unità e della comunione»[11]. È dunque urgente coinvolgere l’intero
Popolo di Dio nell’impegno di cogliere l’invito dello Spirito, per attuare
processi di “ringiovanimento” del volto della Chiesa.”
La frase in corsivo è tratta dall’Udienza
generale del 12 giugno 2019, quando Francesco commentava l’allontanamento
progressivo di Giuda dalla comunione con gli altri fino alla rottura e all’esito
tragico, e la ricomposizione di questa unità con l’elezione di Mattia.
Prima
Lettura Ap 21, 9-14
Sopra i basamenti sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.
Sopra i basamenti sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.
Uno dei sette angeli mi parlò e disse: «Vieni, ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell’Agnello».
L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino.
È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte.
Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 144
I tuoi santi, Signore, dicono la gloria del tuo regno.
Ti lodino, Signore,
tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.
Per far conoscere agli
uomini le tue imprese
e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni.
e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni.
Giusto è il Signore in
tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.
Canto al Vangelo Gv 1,49
Alleluia, alleluia.
Rabbì, tu sei il Figlio di Dio,
tu sei il re d’Israele!
Alleluia.
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.
Canto al Vangelo Gv 1,49
Alleluia, alleluia.
Rabbì, tu sei il Figlio di Dio,
tu sei il re d’Israele!
Alleluia.
Vangelo Gv 1, 45-51
Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità.
Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità.
Dal
vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».
In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».
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