La Congregazione per la
Dottrina della Fede ha dato, il 24 giugno scorso, una risposta sul battesimo che può interessarci.
Recentemente infatti vi
sono state celebrazioni del Sacramento del Battesimo amministrato con le
parole: «A nome del papà e della mamma, del padrino e della madrina, dei nonni,
dei familiari, degli amici, a nome della comunità, noi ti battezziamo nel nome del
Padre e del Figlio e dello Spirito Santo». Alla domanda, la Congregazione
risponde che questa celebrazione non è valida, cioè, questi bambini non hanno
ricevuto il sacramento del battesimo. Tutti ci ricordiamo che la formula esatta
del battesimo è: “io ti battezzo, nel nome
del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.
Un semplice disguido di disciplina liturgica? Un intervento della Santa Sede per frenare la
“creatività” e soggettività di preti magari non troppo ben formati sul piano
teologico e che potrebbe andare fuori controllo?
In ogni ministro del Battesimo deve essere quindi radicata non solo la
consapevolezza di dover agire nella comunione ecclesiale, ma anche la stessa
convinzione che sant’Agostino attribuisce al Precursore, il quale «apprese che
ci sarebbe stata in Cristo una proprietà tale per cui, malgrado la moltitudine
dei ministri, santi o peccatori, che avrebbero battezzato, la santità del
Battesimo non era da attribuirsi se non a colui sopra il quale discese la
colomba, e del quale fu detto: “È lui quello che battezza nello Spirito Santo”
(Gv 1, 33)». Quindi, commenta Agostino: «Battezzi pure Pietro, è Cristo che
battezza; battezzi Paolo, è Cristo che battezza; e battezzi anche Giuda, è
Cristo che battezza».
Penso che, anche sapendolo già, noi ministri dobbiamo sempre ricordare e
alimentare questa felice e tremenda consapevolezza: quando io battezzo è Cristo stesso che battezza.
E tutti noi siamo stati battezzati, accolti alla vita divina da Cristo stesso!
Dono immenso!
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