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sabato 9 settembre 2017

LA SCIENZA HA SCOPERTO DIO? 3 L'IMPROBABILITA' DELL'UNIVERSO

Incidente o miracolo?

Ma questa precisione da orologeria non potrebbe essere attribuita al caso? Dopo tutto, gli scommettitori sanno che anche un vincitore improbabile può occasionalmente far mordere la polvere ai favoriti. E, malgrado probabilità molto tenue, qualcuno vince eventualmente alla lotteria. Quindi quante sono le possibilità che sia apparsa la vita umana in seguito ad una esplosione fortuita nella storia cosmica?

La possibilità che la vita umana sia frutto di un “big bang” sfida tutte le leggi della probabilità. Un astronomo a stimato le chance a meno di una su un trilione di trilione di trilione di trilione di trilione di trilione di trilione di trilione di trilione di trilione di trilione di trilione. (Hugh Ross, The Creator and the Cosmos (Colorado Springs, CO: NavPress, 2001), 198). Sarebbe molto più facile per qualcuno trovare, con gli occhi bendati e in un solo tentativo, un granello di sabbia preciso tra tutte le spiagge del mondo.

Un altro esempio, per spiegare l’improbabilità che un “big bang” fortuito produca la vita, è quello di uno che vincesse ogni volta il massimo premio a milioni di dollari in mille lotterie, l’una dopo l’altra senza soluzione di continuità e comprando un solo biglietto per ognuna.
Come reagireste sentendo una tale storia? Direste: “è impossibile, a meno che qualcuno aggiusti le cose dietro le quinte”. È ciò che tutti penserebbero in fin dei conti. Ed è anche la conclusione di numerosi scienziati: Qualcuno, che ci è nascosto, a concepito e creato l’universo.


Questa nuova prospettiva sul miracolo della vita umana ha condotto l’astronomo agnostico George Greenstein a porre questa domanda: “è possibile che, di colpo, senza volerlo, abbiamo scoperto la prova scientifica dell’esistenza di un Essere supremo?” (George Greenstein, The Symbiotic Universe (New York: William Morrow, 1988), 27).
Malgrado tutto, Greenstein essendo un agnostico, egli continua a credere nella scienza piuttosto che in un Creatore per dare la ragione ultima delle nostre origini. (Ibid., 189).

Jastrow spiega perché alcuni scienziati esitano ad accettare un Creatore trascendente:
“c'è una sorta di religione nella scienza; è la religione di qualcuno che crede che esiste dell’ordine e dell’armonia nell’universo … Questa fede religiosa dello scienziato è trasgredita dalla scoperta che il mondo è iniziato sotto condizioni nelle quali le leggi comuni della fisica non si applicano, e come il risultato di forze e circostanze che non possiamo scoprire. Quando questo si produce lo scienziato perde il controllo. Se ne esaminasse veramente le implicazioni, ne sarebbe traumatizzato.” (Jastrow, God and the Astronomers,105).

Si può dunque comprendere perché scienziati come Greenstein e Hawking cercano altre spiegazioni prima di attribuire il nostro universo ben organizzato ad un Creatore. Hawking specula che altri universi invisibili (e che non si possono provare) potrebbero esistere, aumentando ancora di più l’improbabilità che uno di loro (il nostro) sia perfettamente concepito per la vita. Chiaramente, visto che la sua suggestione è speculativa e rimane impossibile a verificare, non può essere considerata come “scientifica”. L’astrofisico britannico Paul Davies, benché anche lui agnostico, rigetta l’idea di Hawking come troppo speculativa. Scrive “Una tale convinzione deve appoggiarsi sulla fede piuttosto che sull’osservazione.(Paul Davies, God and the New Physics (New York: Simon & Schuster, 1983), 174).
Se, tuttavia Hawking persevera nei suoi sforzi nella ricerca di una spiegazione puramente scientifica riguardo alle nostre origini, altri scienziati, di cui numerosi agnostici, riconoscono ciò che si presenta come una prova innegabile dell’esistenza di un Creatore. Così Hoyle scrive:
"un’interpretazione dei fatti fondata sul buon senso suggerisce che una intelligenza superiore ha giocato con la fisica, come con la chimica e la biologia, e che non esiste nessuna forza cieca nella natura che valga la pena di essere menzionata.” (Fred Hoyle, “Let there be Light,” Engineering and Science (November 1981).
Benché non fosse religioso e non credesse in un Dio personale, Einstein ponderò il genio dietro l’universo, identificandolo come “un’intelligenza di una tale superiorità che nel paragone con lei, tutto il pensiero e l’azione sistematica degli esseri umani assomiglia ad una riflessione totalmente insignificante.(Albert Einstein, Ideas and Opinions—The World As I See It (New York: Bonanza, 1931), 40).
L’ateo Christopher Hitchens che trascorse la maggior parte della sua vita a scrive e dibattere contro Dio, era totalmente stupefatto dal fatto che la vita non potrebbe esistere se  le cose fossero diverse soltanto “di un grado o di un capello”. (http://www.youtube.com/watch?v=GDJ9BL38Prl).
Davies riconosce:
A mio parere, esistono fortissimi indizi che qualcosa succeda dietro tutto questo. È come se qualcuno avesse precisamente determinato i numeri della natura per creare l’universo … l’impressione che esista un Disegno è ineluttabile.” (Paul Davies, The Cosmic Blueprint (New York: Simon & Schuster, 1988), 203).


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