Giuro, è l'ultima volta, non vi farò mai più perdere tempo con lettere
farneticanti di “teologi e studiosi cattolici praticanti di varie nazioni” circa
le eresie che il papa avrebbe diffuso e/o incoraggiato.
E' molto meglio che meditiamo sulla Parola di Dio.
Ho reagito subito con il post dell’altro giorno per rispondere
a qualche inquietudine che mi era stata palesata, e non potendo leggere e
studiare con serietà una lettera di 25 pagine ho preso spunto da qualche particolare
molto significativo, promettendo però che, con calma, avremmo esaminato la
sostanza degli attacchi al papa. Infatti, anche se quello che ho segnalato è
davvero indicativo, limitarsi a un giudizio sugli atteggiamenti e le persone
lascia insoddisfatti.
Allora passiamo oggi, una volta per sempre, al fondo
della questione:
1.nessuna delle tesi incriminate come eretiche o fonte
di eresia sono state scritte o pronunciate da papa Francesco! Si tratta invece
di ricostruzioni di ciò che gli estensori della lettera hanno capito che il papa
intendesse dire. Questo è il nocciolo della questione. E,
nella lettera, queste tesi sono scritte in latino (mentre il resto della
lettera è in italiano). Certamente è stato fatto di proposito affinché tutto il
popolo di Dio possa agevolmente comprendere e rendersi conto!
Costatare che persone
possano essere così poco rigorose nei loro procedimenti, o così in cattiva
fede (?), (o forse talmente snob: scrivere in latino che goduria), lascia sgomenti. Il Concilio di Trento, condannando le tesi di Lutero è stato più prudente. Pur essendoci molto materiale per giudicare le posizioni di Lutero, il Concilio ha affermato: "SE la posizione di Lutero è quella che scriviamo appresso, sia considerato eretico". Si trattava di un semplice monaco agostiniano e non del papa, eppure la Chiesa, radunata in Concilio ecumenico, ha preso i guanti della prudenza per fare certe affermazioni. Come ci piacerebbe che qualche vescovo fuori dalla Chiesa (Mons. Fellay, capo dei lefebvriani) e qualche prete, avessero maggiore rispetto e circospezione.
Intanto il dibattito sulla Amoris Laetitia continua ma comincia a chiarirsi. Amoris Laetitia come tutto il Magistero di papa Francesco dice: chi crede nel Signore Gesù e accetta di convertirsi a Lui si metta in cammino, troverà le porte della Chiesa aperte. In umiltà si lascerà istruire dalla Chiesa e non pretenderà di imporre tesi contrarie al Vangelo, non pretenderà di occupare posti, non pretenderà nemmeno di ricevere i sacramenti. I pastori avranno per lui come per tutti gli altri fedeli, lo stesso amore e lo stesso discernimento di Gesù. "Chi viene a me non lo respingerò" dice Gesù. Nell'atteggiamento e l'insegnamento di papa Francesco non c'è nessuna cosa che non sia nel Deposito della Fede della Chiesa, nulla che noi confessori non conoscessimo già. Ci sono certamente molte cose che non piacciono a coloro che pensano che la Chiesa è immutabile anche nella sua disciplina e si erano fissato una idea molto stretta della dottrina cattolica, e chiamano immutabile ciò che si è fatto dal 1500 in poi, magari dal momento della loro nascita o del loro impegno giovanile nell'Azione Cattolica. Ora, di fronte al cambiamento epocale della società (paragonabile al trapasso dell'Impero romano secondo papa benedetto XVI), per espletare il suo mandato universale di evangelizzazione, questo sì intramontabile, la Chiesa tiene conto maggiormente delle situazioni nuove concrete e vede come venire incontro alle persone. Non propone nessun cambiamento di valori circa il matrimonio sacramento.
Ci potremmo fermare qui. Ma visto che ci siamo esaminiamo
qualche altro punto.
2. Ettore Gotti Tedeschi che mi sono permesso di
presentare come economista privo di visione di insieme (mi assumo la responsabilità di questa mia opinione. E' comunque possibile essere molto
qualificato come uomo di finanza e non essere un bravo economista), non
ha certamente la “competenza qualificata” per intervenire in un dibattito teologico
e pastorale. Il Diritto canonico invocato dagli estensori della lettera recita
al riguardo:
san Paolo corregge san Pietro (Galati 2,11). |
Can. 212 - §3 (e non §2 e
3 come scritto nella lettera, ma è veramente un dettaglio). In modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio
di cui godono, essi ( i fedeli laici)
hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri
Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di
renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l'integrità della fede e dei
costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l'utilità
comune e la dignità delle persone.
Gotti tedeschi può avere come tutti noi una opinione
personale, vivere timori e preoccupazioni, ma non è qualificato per un
intervento pubblico e nemmeno una correzione privata formale al papa. Il suo comportamento
morale deve essere, come tutti i fedeli, quello dell’ossequio della mente e del
cuore al Magistero. Infatti recita ancora il Diritto canonico (e il
buon senso):
Can. 752 - Non proprio un assenso di fede, ma un religioso ossequio
dell'intelletto e della volontà deve essere prestato alla dottrina, che sia il
Sommo Pontefice sia il Collegio dei Vescovi enunciano circa la fede e i
costumi, esercitando il magistero autentico, anche se non intendono proclamarla
con atto definitivo; i fedeli perciò procurino di evitare quello che con essa
non concorda.
E quindi, il suo sostegno ad una lettera di
correzione al papa non può essere considerato come comportamento conforme al
Diritto canonico. Chi lo ha invitato a firmare è stato totalmente ignorante,
oppure … ? Non so che pensare… Inoltre, da più parti ho letto che,
intervistato, Gotti Tedeschi ha affermato che non si permette di chiamare
eretico il papa. In quel caso, cosa è andato a fare in questa galera? Perché ha
firmato una lettera che si propone di correggere il papa in quanto eretico?
Possibile che una persona comunque di intelligenza e di cultura superiore alla
media possa cadere in giochi del genere? Anche lì non si sa che pensare … Gli
farei una proposta: potrebbe scrivere una
lettera di scuse al papa e renderla pubblica.
E se Gotti Tedeschi fa parte in modo del tutto illegittimo
dei firmatari di questa lettera perché privo della competenza e del prestigio legato
a quella competenza specifici all’argomento trattato, quanti tra quel centinaio
di firmatari sono in questo caso?
3.Tra i firmatari qualcuno è stato aggiunto a
sua insaputa. Il direttore di ACI
Prensa, Alejandro Bermúdez ha protestato e il suo nome è stato ritirato
dall’elenco. Ce ne sono altri?
4.Infine notiamo che papa Francesco non è il primo
ad essere attaccato. Papa Giovanni Paolo II che oggi è invocato dai critici di papa
Francesco come esempio di dottrina pura, è sempre stato attaccato – assieme a
Ratzinger, suo Prefetto per la Dottrina della Fede – per dichiarazioni e iniziative
in particolare in campo ecumenico e di dialogo interreligioso. I cosiddetti sedevacantisti (quelli che pretendono che non c'è più Papa eletto validamente e fedele alla dottrina della Chiesa dopo Pio XII) riuscirono ad individuare nel suo magistero, non 7, ma almeno 101 eresie. Cosa saranno sette 7 eresie? Certo, se fosse vera anche una sola eresia da parte del papa, sarebbe un enorme problema. Ma chi ricorda quelle tante eresie di papa Giovanni Paolo II? Non ce n'è mai stata nemmeno una. Anche Gesù è stato accusato di eresia, e di quelle più grosse. Ma "alla Sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere". Allo stesso modo è stato per Giovanni Paolo II.
Nel 1989, partendo dall’Università di Tubinga, una lettera aperta, chiamata "Dichiarazione di Colonia", fu sottoscritta da 162 professori di teologia cattolica di lingua tedesca, firmata immediatamente da 17000 laici ed ecclesiastici olandesi, 16000 tra parroci e laici tedeschi, un centinaio di gruppi cattolici, e suscitò dichiarazioni simili in Belgio, Francia Spagna, Brasile, Stati Uniti e Italia (in quel periodo, 63 teologi italiani pubblicarono sulla rivista “Il Regno” un documento critico intitolato “Lettera ai Cristiani – Oggi nella Chiesa”, dove esprimevano il loro disgusto per il modo di esprimersi del magistero del papa). Siamo ben lontani da quel risicato centinaio e mezzo di firme di oggi. Forse non sono le stesse persone, ma l'atteggiamento è lo stesso: il Magistero che non dice ciò che penso e ciò che mi piace, è sbagliato. Ora, il compito del Magistero è proprio quello di aiutarmi ad evolvere, a comprendere ed accettare ciò che, da solo, non riuscirei a capire, non penserei, non mi piacerebbe. Se deve solo confermarmi nelle mie opinioni, che bisogno c'è del Magistero del papa e dei vescovi?
Nel 1989, partendo dall’Università di Tubinga, una lettera aperta, chiamata "Dichiarazione di Colonia", fu sottoscritta da 162 professori di teologia cattolica di lingua tedesca, firmata immediatamente da 17000 laici ed ecclesiastici olandesi, 16000 tra parroci e laici tedeschi, un centinaio di gruppi cattolici, e suscitò dichiarazioni simili in Belgio, Francia Spagna, Brasile, Stati Uniti e Italia (in quel periodo, 63 teologi italiani pubblicarono sulla rivista “Il Regno” un documento critico intitolato “Lettera ai Cristiani – Oggi nella Chiesa”, dove esprimevano il loro disgusto per il modo di esprimersi del magistero del papa). Siamo ben lontani da quel risicato centinaio e mezzo di firme di oggi. Forse non sono le stesse persone, ma l'atteggiamento è lo stesso: il Magistero che non dice ciò che penso e ciò che mi piace, è sbagliato. Ora, il compito del Magistero è proprio quello di aiutarmi ad evolvere, a comprendere ed accettare ciò che, da solo, non riuscirei a capire, non penserei, non mi piacerebbe. Se deve solo confermarmi nelle mie opinioni, che bisogno c'è del Magistero del papa e dei vescovi?
NOTA: ecco la definizione dell’eresia secondo il Diritto Canonico, canone 751 che riporto per intero: Can. 751 - Vien detta eresia, l'ostinata negazione, dopo aver ricevuto il battesimo, di una qualche verità che si deve credere per fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato su di essa; apostasia, il ripudio totale della fede cristiana; scisma, il rifiuto della sottomissione al Sommo Pontefice o della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti.
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