I Martiri Cristiani di Nagasaki nel 1597. |
LETTERA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI VESCOVI DEL GIAPPONE
in occasione della visita
pastorale del Cardinale Fernando Filoni,
Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei
Popoli
Cari Confratelli
nell’Episcopato,
…
Desidero confidarvi che,
ogniqualvolta penso alla Chiesa in Giappone, il mio pensiero corre alla
testimonianza dei tanti Martiri che hanno offerto la propria vita per la fede.
Da sempre essi hanno un posto speciale nel mio cuore: penso a san Paolo Miki e
ai suoi compagni, che nel 1597 furono immolati, fedeli a Cristo e alla Chiesa;
penso agli innumerevoli confessori della fede, al beato Justus Takayama Ukon,
che nello stesso periodo preferì la povertà e la via dell’esilio piuttosto che
abiurare il nome di Gesù. E che dire dei cosiddetti “cristiani nascosti”, che
dal 1600 fino alla metà del 1800 hanno vissuto in clandestinità pur di non
abiurare, ma preservare la propria fede e di cui recentemente abbiamo ricordato
il 150° anniversario della scoperta? La lunga schiera dei martiri e dei
confessori della fede, per nazionalità, lingua, classe sociale ed età, ha avuto
in comune un profondo amore al Figlio di Dio, rinunciando o al proprio status
civile o ad altri aspetti della propria condizione sociale, tutto «al fine di guadagnare
Cristo» (Fil 3,8).
Mi soffermo sul discorso della
montagna, in cui Gesù dice: «Voi siete il sale della terra; [...] Voi siete la
luce del mondo» (Mt 5,13-14). II sale e la luce sono in funzione di
un servizio. La Chiesa in quanto sale ha il compito di preservare dalla
corruzione e dare sapore; in quanto luce impedisce alle tenebre di prevalere,
assicurando una chiara visione circa la realtà e il fine dell’esistenza. Queste
parole sono anche un forte richiamo alla fedeltà e all’autenticità: è
necessario, cioè, che il sale dia veramente sapore e la luce vinca le tenebre.
Il Regno dei cieli – come ne parla Gesù – si presenta inizialmente con la
povertà di un poco di lievito o di un piccolo seme; questa simbologia riproduce
bene l’attuale situazione della Chiesa nel contesto del mondo giapponese. Ad
essa Gesù ha affidato una grande missione spirituale e morale. So bene che
esistono non piccole difficoltà a causa della mancanza di clero, di religiosi,
di religiose e di una limitata partecipazione dei fedeli laici. Ma la scarsità
di operai non può ridurre l’impegno dell’evangelizzazione, anzi è occasione che
stimola a cercarli incessantemente, come fa il padrone della vigna che esce a
tutte le ore per cercare nuovi operai per la sua vigna (cfr Mt 20,1-7).
Cari Fratelli, le sfide che la
realtà attuale ci pone dinanzi non possono renderci rassegnati e nemmeno
rimandare a un dialogo irenico e paralizzante, anche se alcune situazioni
problematiche destano non poche preoccupazioni; mi riferisco, ad esempio,
all’alto tasso di divorzi, ai suicidi anche tra i giovani, a persone che
scelgono di vivere totalmente sganciate dalla vita sociale (hikikomori),
al formalismo religioso e spirituale, al relativismo morale, all’indifferenza
religiosa, all’ossessione per il lavoro e il guadagno. È altresì vero che una
società che corre nello sviluppo economico crea anche tra voi i poveri, gli
emarginati, gli esclusi; penso non solo a quelli che sono materialmente tali,
ma anche a quelli che lo sono spiritualmente e moralmente. In questo contesto
così peculiare, si pone con urgenza la necessità che la Chiesa in Giappone
rinnovi costantemente la scelta per la missione di Gesù e sia sale e luce. La
genuina forza evangelizzatrice della vostra Chiesa, che le proviene anche
dall’essere stata Chiesa di martiri e confessori della fede, è un bene grande
da custodire e sviluppare.
A tale proposito, vorrei
sottolineare la necessità di una solida e integrale formazione sacerdotale e
religiosa, un compito particolarmente urgente oggi, soprattutto a causa del
propagarsi della «cultura del provvisorio» (Incontro con seminaristi, novizi e novizie,
6.7.2013). Una simile mentalità porta soprattutto i giovani a pensare che non
sia possibile amare veramente, che non esista nulla di stabile e che tutto,
compreso l’amore, sia relativo alle circostanze e alle esigenze del sentimento.
Un passo più importante nella formazione sacerdotale e religiosa è, pertanto,
aiutare coloro che intraprendono tale percorso a comprendere e sperimentare in
profondità le caratteristiche dell’amore insegnato da Gesù, che è gratuito,
comporta il sacrificio di sé, è perdono misericordioso. Questa esperienza rende
capaci di andare contro-corrente e di fidarsi del Signore, che non delude. È la
testimonianza di cui la società giapponese ha tanta sete.
Una parola ancora desidero
dire sui movimenti ecclesiali approvati dalla Sede Apostolica. Con il loro
impulso evangelizzatore e di testimonianza, essi possono essere di aiuto nel
servizio pastorale e nella missio ad gentes. Negli ultimi decenni,
infatti, lo Spirito Santo ha suscitato e suscita nella Chiesa uomini e donne
che intendono, con la loro partecipazione, vivificare il mondo in cui operano,
e non di rado, coinvolgendo sacerdoti e religiosi, anch’essi membri di quel
Popolo che Dio chiama a vivere pienamente la propria missionarietà. Tali realtà
contribuiscono all’opera di evangelizzazione; come Vescovi siamo chiamati a
conoscere e accompagnare i carismi di cui sono portatrici e a renderle
partecipi della nostra opera nel contesto dell’integrazione pastorale.
Cari Fratelli nell’episcopato,
affido ciascuno di voi all’intercessione della Beata Vergine Maria e vi
assicuro la mia vicinanza e preghiera. Il Signore mandi operai nella sua Chiesa
in Giappone e vi sostenga con la sua consolazione. Grazie per il vostro
servizio ecclesiale. Estendo su voi, sulla Chiesa in Giappone e sul suo nobile
popolo la mia Benedizione apostolica, mentre vi chiedo di non dimenticarvi di
me nelle vostre preghiere.
Dal Vaticano, 14 settembre 2017 Festa
dell’Esaltazione della S. Croce
Francesco
NOTA: Gesù ha voluto e vuole che evangelizziamo. Non ha mai voluto il proselitismo. Qual è la differenza?
L'evangelizzazione è un'opera di amore, che sgorga dalla Buona Notizia che abbiamo ricevuto e ha trasformato la nostra vita, e diventa partecipazione agli altri di questa stessa Buona Notizia, dell'Incontro con Gesù.
Il proselitismo invece è "reclutamento", aumentare il numero degli adepti.
In un documento del 1979, i vescovi del Nord Africa scrivevano che il proselitismo consisteva nello "attirare qualcuno nel proprio campo spirituale, nelle proprie file, senza tener conto del cammino che gli faceva percorrere lo Spirito Santo".
Nessun commento:
Posta un commento