21 settembre - papa Francesco incontra i membri della Pontificia Commissione per la tutela dei minori. |
La grazia sarebbe di riammettere al ministero preti condannati per abusi sessuali su minori. Ora il papa ha detto con chiarezza che, ahimè, troppo tardi, la Chiesa ha preso coscienza che un pedofilo, soprattutto se ha fatto prima un percorso di preghiera e di formazione religiosa, che vive la sua affettività e sessualità in questi modi, è un ammalato grave e non può essere considerato una persona affidabile. La recidiva in queste persone si verifica troppe volte e deve essere considerata probabile. Ora il crimine di pedofilia ha effetti troppo devastanti sulla vita dei minori abusati perché la Chiesa possa prendere il rischio che un suo ministro lo commetta di nuovo.
Non si tratta di scomunicare un uomo dalla Chiesa, di non accettare il pentimento sincero di
un peccatore che chiede misericordia, ma di riconoscere che qualcuno rimane pericoloso e non è adatto per svolgere certe mansioni. Massima misericordia per l'ammalato, ma anche massima prudenza a tutela delle vittime eventuali.
Nel linguaggio del codice penale quello che più si avvicina a questo atteggiamento si chiama: "misura di sicurezza" con relativo internamento, al fine di non permettere più a una persona, pur ritenuta non colpevole per le gravi attenuanti dovute alla sua situazione psichica, di poter nuocere nuovamente a persone innocenti. In Italia come in tutto l'Occidente c'è stata una criminalizzazione della follia. Di fatto c'erano in Italia i "Manicomi criminali" chiamati poi "Ospedali Psichiatrici Giudiziari" senza che all'inizio cambiasse molto la sostanza. L'evoluzione culturale ha portato a chiudere queste strutture perché razionalmente è contraddittorio mettere in un carcere chi non è colpevole penalmente. I miei sette anni come cappellano all'O.P.G. di Napoli mi hanno insegnato che concretamente il problema non è ideologico ma di offrire la situazione migliore per degli ammalati, sia sul piano della dignità umana che delle opportunità di cura. E benedico ancora il personale tutto dell'O.P.G. di Napoli e i miei volontari per la competenza e l'umanità con le quali si rapportavano a questi "detenuti" speciali.
In genere la gente non sa distinguere tra misericordia verso le persone e prudenza nei confronti del loro comportamento. Eppure questa distinzione è centrale nel Cristianesimo: Gesù condanna il peccato salvando il peccatore. Questa distinzione tocca un problema che ci riguarda tutti nel quotidiano. La mancanza di discernimento tra la persona e il suo comportamento provoca molta durezza nelle relazioni interpersonali nella società e nelle famiglie, oppure, al contrario, molta confusione, molte situazioni ambigue.
Allontanare o tenere sotto controllo un rapporto negativo comporta troppe volte anche la colpevolizzazione assoluta e e la conseguente condanna di chi ha creato questa situazione. Al contrario la volontà di non condannare oppure il non coraggio di affrontare un problema comporta assieme ad una vera o apparente misericordia l'incapacità di valutare con lucidità la situazione e di porvi rimedio. Così il pedofilo, il violento, il drogato, o non trova nessuna misericordia che può aiutarlo a rinascere, oppure rimane "indisturbato", talvolta coperto dall'omertà ... Ora proprio il coraggio di distinguere tra la situazione oggettiva e l'accoglienza della persona che crea un disagio, è l'unica via sana per affrontare (e si spera risolvere) le situazioni le più gravose e pericolose. E' anche la via sana per sviluppare la vita spirituale personale di ognuno di noi, per la vita della nostra coscienza.
La mamma che allontana dalla casa il figlio drogato non manca necessariamente di misericordia per questo figlio frutto delle sue viscere, ha forse invece il coraggio raro di affrontare il problema reale del suo figlio e di andare contro se stessa, contro la sua voglia di proteggere il figlio nel modo sbagliato e il suo desiderio di nascondere a tutti che la sua famiglia è stata toccata da un problema devastante.
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