Sta per uscire in Francia – e sarà
certamente tradotto in italiano in tempi record - un libro intervista a papa
Francesco con Dominique Wolton, ricercatore che aveva anche intervistato a suo
tempo il Cardinale Lustiger (“Le Choix de Dieu” – La Scelta di Dio).
Sta
facendo rumore in modo speciale il fatto che egli confida di aver avuto, a 42
anni, colloqui per sei mesi con una psicanalista ebrea. Tra i commenti
giornalistici un articolo su La Stampa del 1° settembre loda la scelta di
Bergoglio nel senso che se questa donna ebrea l’ha chiamato per un colloquio
spirituale al momento di morire è perché Bergoglio ha vinto nel confronto con
lei (transfert e controtransfert). Questo articolo, benevolo, non coglie però
il punto focale. Mi scrive un amico turbato: “è Gesù che guarisce!”
Un papa che va dallo psicanalista è credibile, ha ancora fede? Penso
che questo argomento meriti qualche precisazione.
L’amico che ricorda che Gesù guarisce, ricorre come
tutti noi al medico quando è ammalato eppure non sente di andare contro la sua
fede. Molto bene. C'è una differenza quando vado dal medico della psiche? Il
problema, affrontato in modo sano, si chiarisce da solo:
1.Il mio corpo non è slegato dal resto della mia
persona, dalla mia psicologia e nemmeno dalla mia spiritualità. Corpo, psiche e
anima sono realtà distinte ma non separate. Se soffro non riesco a
concentrarmi. Se soffro posso entrare in ribellione con Dio. La mia conoscenza
del mondo passa e si costruisce attraverso i sensi in modo principale anche se
non esclusivo. L’intuizione spirituale diretta della realtà è una cosa molto
rara. Ma a uguaglianza di funzionalità dei cinque sensi, l’intelligenza e
l’esperienza daranno frutti diversi. Dove un non esperto vedrà i fatti grezzi
senza saperli interpretare, la persona ben preparata comprenderà profondamente
la realtà che avrà sotto gli occhi. Se ho un problema neurologico la mia
visione del mondo e della realtà può essere turbata. I sensi sembrano immediati
e assoluti ma invece vanno educati e sono sempre relativi alla persona che li
usa. La persona che non sa leggere prenderà indifferentemente un libro nel modo
corretto o a rovescio. Chi sa leggere saprà qual è il senso giusto per prendere
il libro. Allo stesso modo i “sensi interiori” evolvono e possono essere più o
meno educati, più o meno “purificati” o “inquinati”. Parliamo per esempio di
“sensibilità” di una persona o di insensibilità. L’uomo deve andare
dall’incultura alla cultura, ma può anche regredire.
Questa importanza dello schema interpretativo è
troppo spesso sottovalutato, perché ciò che viviamo, il contesto in cui ci
muoviamo, ecc. ci sembrano “normali”, cioè “giusti”, “ovvi” in quanto
definiscono la norma di ciò che è e deve essere. Non è sempre così. Anzi, secondo
la Chiesa, il Cristianesimo che non distrugge i regni terreni né cancella le
diverse culture, ha però il compito di purificarle ed elevarle nella luce di
Cristo. Ma è un compito sempre da completare e anche da preservare per evitare
pericolose “involuzioni” cioè regressioni. Questo vale a livello di popolo e a
livello personale. Vale all'interno della Chiesa, intesa come popolo e come singoli.
I tempi moderni con Cartesio, hanno diffuso e
imposto nella nostra civiltà una visione materialista, meccanicistica,
tecnicistica e separata della realtà. Questa impostazione ha favorito il rigore
della sperimentazione nelle scienze “esatte” ma ha impoverito la percezione
della realtà nel suo insieme riducendola a un criterio materialistico, ha
favorito gli atteggiamenti dell’uomo moderno di scempio della Natura di cui
paghiamo tanto le conseguenze oggi e di non rispetto verso i valori spirituali
e culturali. Viviamo in questo contesto anche senza rendercene conto. È sempre
di attualità l’invito della antica sapienza greca: “uomo, impara a conoscere te
stesso”.
Se il medico della psiche conosce queste
interrelazioni tra i vari livelli dell’uomo e rispetta il campo di ogni realtà,
egli ha la sua giustificazione e la sua utilità.
2.Il problema che si pone con la spiritualità e la
fede è che spesso si confonde psiche e spirito-anima, fede e sentire
psicologico. Anche nella Chiesa. E quando si sono confusi i due livelli spesso
si è sostituito lo psicologo o lo psicanalista e lo psichiatra al Padre
Spirituale riducendo la spiritualità alla psicologia, la fede alla percezione
di benessere psicologico, l’anima immortale e trascendente è stata negata e
creduta solo “materia” mortale e immanente. Dio Creatore è stato relegato alla
periferia quando non negato, e l’uomo è diventato centro di tutto. Le
conseguenze estreme di questo antropocentrismo (mettere l’uomo come dio di se
stesso al centro di tutto) sono sotto i nostri occhi: non conta più la realtà
oggettiva ma le mie – sottolineo mie – sensazioni, emozioni soggettive. Devo potermi
definire come voglio senza tener conto della natura delle cose, condurre la mia
vita come se io fossi eterno, non prendere impegni che mi legano in modo
duraturo, poter cambiare sesso come e quando voglio, ecc.
Questa confusione trova radice nella incultura
spirituale e nell’egocentrismo nativi dell’uomo. Tra le persone devote che
cercano di vivere la fede questa confusione si manifesta nell’assimilare la
fede, la qualità della mia preghiera e della mia vita morale o di fedeltà
all’alleanza con Dio, alle sensazioni e consolazioni che possono accompagnare
l’esperienza religiosa. Dice papa Francesco: “alcuni pensano di saper molto amare
solo perché sono capaci di provare grandi sentimenti. È un gravissimo errore,
molto funesto”.
3.L’attenzione a mettere in risalto il carattere
trascendente della fede non deve portare però a negare che la fede è vissuta da
persone. E ogni persona possiede una dimensione psicologica.
Cerchiamo di dare un esempio pratico. Prima di
incontrare Gesù Risorto, avrò sentito parlare di lui nella mia famiglia, a
scuola, nella società. E il senso del sacro che possiede ogni uomo anche non
credente, il senso di giustizia, il senso di colpa, il senso della bellezza, ecc. formano in me un’idea,
un’immagine di Gesù che non corrisponde realmente al Gesù del Vangelo anche se
non sarà totalmente falsa. Questa immagine accompagnerà lo sviluppo della mia
fede battesimale. Bambino, avevo sopra il mio letto un quadro a colori vivi di
san Francesco che predica agli uccelli, con il lupo di Gubbio ai suoi piedi,
dono del mio padrino. Ho sempre amato san Francesco. Questo quadro era allora, si può
dire, tutta la mia conoscenza di san Francesco. In questo amore per san
Francesco quanto veniva da Dio come grazia e quanto dalla bellezza di questo
quadro e della scena che rappresentava? Non lo so. Certamente, quando ho
scoperto da adulto la vera vita di san Francesco fu uno shock: era molto più
bella e molto più impegnativa di quello che avevo nella mia mente finora!!!
Lo stesso vale per i grandi valori della vita più o
meno integrati nella vita della mia famiglia e nel mio sviluppo personale: il
rapporto con l’autorità, la giustizia e la condivisione, la morte il lutto e
l’invecchiamento, la sessualità, l’ambizione, i vari traumi subiti, ecc.
La distinzione tra il Cristo vivo, Dio incarnato, Ineffabile e Onnipotente, mio Signore e Salvatore, Trascendente, e il Cristo che mi rappresento umanamente anche nel più profondo del mio conscio o inconscio (quante immagini sdolcinate di Gesù sui social dei nostri gruppi di preghiera che fanno dubitare che queste persone di buona volontà aprano qualche volta il Vangelo!), sfugge del tutto all'autore dell'articolo de La Stampa che ho citato. Chiaramente diventa allora tutto un confronto di forza tra due personalità. Bergoglio è stato il più forte, meno male. Invece quello che è successo tra Bergoglio e questa psicanalista è di tutt'altra natura, senza negare l'importanza del rapporto personale: si tratta di un servizio di ascolto da parte di una persona indipendente e competente a un uomo, consapevole di essere prete e delle sue responsabilità.
La distinzione tra il Cristo vivo, Dio incarnato, Ineffabile e Onnipotente, mio Signore e Salvatore, Trascendente, e il Cristo che mi rappresento umanamente anche nel più profondo del mio conscio o inconscio (quante immagini sdolcinate di Gesù sui social dei nostri gruppi di preghiera che fanno dubitare che queste persone di buona volontà aprano qualche volta il Vangelo!), sfugge del tutto all'autore dell'articolo de La Stampa che ho citato. Chiaramente diventa allora tutto un confronto di forza tra due personalità. Bergoglio è stato il più forte, meno male. Invece quello che è successo tra Bergoglio e questa psicanalista è di tutt'altra natura, senza negare l'importanza del rapporto personale: si tratta di un servizio di ascolto da parte di una persona indipendente e competente a un uomo, consapevole di essere prete e delle sue responsabilità.
Che papa Francesco sia andato, a 42 anni, per soli sei
mesi, a confrontarsi con una persona di fede ebraica, quindi con gli stessi
valori di base del Cristianesimo, capace di un ascolto rispettoso e pieno di
esperienza, non ha nulla di strano né può significare qualcosa che metta in
dubbio la sua fede. Non è nemmeno un tempo sufficiente per una terapia.
Significa solo quello che ha detto: l’apertura di papa Francesco alle varie
dimensioni della vita, anche personale, la sua capacità di confrontarsi e
lasciarsi arricchire nel dialogo. Non ha nemmeno presentato questa donna come
una maestra spirituale. Non si è sostituita al suo superiore o al suo
confessore.
Anch'io attraverso amicizie sapevo di questa notizia che ha subito suscitato perplessita....anche a me, leggendo il tuo blog, ho le idee più chiare,penso che qualsiasi uomo anche con una fede profonda,ma malato nel corpo, in questo caso la psiche, ha bisogno di essere curato , e se lo /la psicologa riesce ad aiutarlo, a guarirlo, anche in quest'opera c'è l'intervento di Dio attraverso questi specialisti,grazie sempre Sereno che ci apri la visuale e ci togli i paraocchi come i muli
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