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sabato 4 novembre 2023

QUALE PROGRAMMA PASTORALE DI PAOLO PER LA "PARROCCHIA" DI TESSALONICA? / 02 Come Paolo vorrebbe la nostra parrocchia?

Thessalonica, a nord della Grecia, 
in Macedonia.

Qual era il programma pastorale di Paolo per la “parrocchia” della città di Thessalonica?  E, come abbiamo fatto per la comunità di Colosse (
La Gioia del Vangelo: RENDERE OGNI UOMO PERFETTO IN CRISTO! È QUESTO IL PROGRAMMA DELLA TUA PARROCCHIA? / Riflessione sul primo capitolo della Lettera ai Colossesi), confrontiamolo con le nostre parrocchie.

Paolo nota che questa comunità va molto bene: la fede è operosa, anzi, impegnata nella carità fino ad essere sforzo, fatica. Infatti sperano nella ricompensa promessa da Dio anche se aspettano con pazienza i tempi del Signore. 

C'è un altro aspetto molto interessante: Paolo sa che i membri della comunità sono stati scelti ad uno ad uno dal Signore stesso! È così nelle nostre parrocchie? Loro come sono stati scelti? Attraverso l'annuncio del Kerigma che li ha trasformati! Non ragionamenti umani li hanno attirati e aggregati alla comunità ma la predicazione nella verità, mossa dallo Spirito Santo e attraverso la piena convinzione del messaggero. Questo ha toccato i loro cuori e li ha messi in movimento. Così si spiega il loro dinamismo cristiano meraviglioso, la loro gioia che viene da Dio in mezzo alle difficoltà e il loro impatto sulla società circostante. Hanno accolto la parola come Parola di Dio e assieme ad essa hanno sperimentato intimamente l’amore di Dio.  

La Buona Notizia supera la logica umana e la sua operazione rende conformi al Signore Gesù, gratuitamente. Certo Paolo aggiunge la catechesi per sostenere il cammino e far crescere nella conoscenza, chiarire i dubbi. Il Cristianesimo nei primi secoli era incontro, dono spirituale, ma si è diffuso anche come “religione vera” nei confronti del  paganesimo che ormai non reggeva più concettualmente. 

Paolo sa che la sofferenza è sempre la pietra di scandalo per il credente. Ma le prove sono necessarie, fanno parte del cammino di fede e di amore e proprio la fede permette di affrontarle e superarle. Paolo avverte che nessuno deve lasciarsi turbare. Cristo ha vinto. Anzi, la sua vittoria deve portare al desiderio di un progresso continuo. In quel tempo si pensa che il Signore tornerà presto, prestissimo, e quindi questo spinge all’evangelizzazione con la parola e con la testimonianza, e alla conversione per essere irreprensibili nella santità. Noi non crediamo più al ritorno imminente del Signore, anzi, il millenarismo (l’avvento di un Regno di Cristo sulla Terra) è stato condannato come eresia dalla Chiesa e la fine del mondo non è più tra le nostre preoccupazioni. Ma questo non deve far abbassare lo zelo per evangelizzare ("Se quel servo dicesse in cuor suo: mio padrone tarda a venire"….). Dovrebbe bastare l’amore per Dio, ma spesso ci muoviamo in base a motivazioni umane più vicine a noi. E oggi se hai bisogno di motivazioni umane, basta guardare la situazione di tante persone, tanti giovani, anziani, emarginati, e della società intera per comprendere quanto bisogno c'è di Vangelo. La verità però è che solo la contemplazione del crocifisso ci sostiene nella durata, dopo l’emozione momentanea. Per questo motivo il kerigma è l’unica base della vita cristiana e deve essere ripetutamente annunciato alle comunità cristiane. La fede nella vita eterna ne è la prima conseguenza. Sembra tante volte che la generazione attuale non creda alla vita eterna e che non si predichino più i “Novissimi”: Morte, Giudizio, Inferno, Purgatorio e Paradiso. Paolo invece prende spunto dall’instabilità di questo mondo per ricordare ai credenti di non cercare una vita perfetta quaggiù ma di puntare risolutamente alla pienezza della Risurrezione, vigilanti, sobri riguardo ai beni della terra e ai desideri umani: “siamo sobri, vestiti con la corazza della fede e della carità, e avendo come elmo la speranza della salvezza”, senza angoscia però perché “Dio infatti non ci ha destinati alla sua ira”.

San Paolo insiste poi sulla santificazione. Cioè, dopo la conversione a Dio tramite il kerigma, è necessario far penetrare la santità di Dio in tutti gli aspetti della vita. Al riguardo Paolo insiste sulla purezza della vita sessuale: “Questa infatti è volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dall'impurità, che ciascuno di voi sappia trattare il proprio corpo con santità e rispetto, senza lasciarsi dominare dalla passione, come i pagani che non conoscono Dio; che nessuno in questo campo offenda o inganni il proprio fratello, perché il Signore punisce tutte queste cose, come vi abbiamo già detto e ribadito. Dio non ci ha chiamati all'impurità, ma alla santificazione. Perciò chi disprezza queste cose non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che vi dona il suo santo Spirito”.

La sfera propria della sessualità è solo una dimensione dell'amore fraterno che è la legge nuova e insieme antica e il fondamento della comunione, che ingloba la comunità e va oltre. L’amore fraterno non è solo sentimento ma cresce con una vita ordinata, di persone mature, capaci di assumere la responsabilità della propria esistenza. Non fa meraviglia quindi che Paolo associ l’amore fraterno a una vita adulta, in pace con tutti, responsabile di sé, impegnata nel lavoro, anche per avere un auspicabile autonomia economica. Tra i segni di maturità e di fede san Paolo aggiunge “rispetto e amore” per coloro “che vi fanno da guida nel Signore e vi ammoniscono”, rispetto della disciplina nella comunità, ma incoraggiamento e pazienza reciproca: ci si salva in comunità e costruendo la comunità! 

In questo ultimo paragrafo c'è un piccolo trattato teologico pratico sulla comunità!  “Vivete in pace tra voi. Vi esortiamo, fratelli: ammonite chi è indisciplinato, fate coraggio a chi è scoraggiato, sostenete chi è debole, siate magnanimi con tutti. Badate che nessuno renda male per male ad alcuno, ma cercate sempre il bene tra voi e con tutti.” “Fratelli, pregate anche per noi”.

E sopra ogni cosa, la gioia è segno della fede! Ci sono tante difficoltà e sofferenze, tante cose che non capiamo, ma abbiamo conosciuto il Signore, la sua risurrezione, dentro di noi c'è già in germe la Vita eterna e soprattutto la sua promessa. Lui si prende cura di noi! Come non essere sempre lieti, pregare ininterrottamente, in ogni cosa rendere grazie? Diventa anche impegno, coraggio: “questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi”, mille volte giustificata. 

Un ostacolo che Paolo sottolineerà molto nella seconda lettera è la falsa spiritualità di chi si agita per pretese profezie, per i "segni della venuta del Signore", "diffonde messaggi della Madonna", ecc. Il Signore conosce i suoi eletti e ci accoglierà tanto meglio se ci trova impegnati in una vita sobria e operosa, piena di carità verso tutti anche se umile e "normale", cioè una vita di fede.  


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