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martedì 7 novembre 2023

L'AMORE PIÙ GRANDE NELLA PIÙ GRANDE SEMPLICITÀ / 11 Esort. Ap. "C'est la confiance" di Papa



L’amore più grande nella più grande semplicità

35. Alla fine della Storia di un’anima, Teresina ci regala la sua Offerta come Vittima d’Olocausto all’Amore Misericordioso. [58] Quando lei si è consegnata pienamente all’azione dello Spirito ha ricevuto, senza clamori né segni vistosi, la sovrabbondanza dell’acqua viva: «I fiumi o meglio gli oceani di grazie che sono venuti a inondare la mia anima». [59] È la vita mistica che, anche priva di fenomeni straordinari, si propone a tutti i fedeli come esperienza quotidiana di amore.

36. Teresina vive la carità nella piccolezza, nelle cose più semplici dell’esistenza di ogni giorno, e lo fa in compagnia della Vergine Maria, imparando da lei che « amare è dare tutto e donar se stessi». [60] Infatti, mentre i predicatori del suo tempo parlavano spesso della grandezza di Maria in maniera trionfalistica, come lontana da noi, Teresina mostra, a partire dal Vangelo, che Maria è la più grande del Regno dei Cieli perché è la più piccola (cfr Mt 18,4), la più vicina a Gesù nella sua umiliazione. Lei vede che, se i racconti apocrifi sono pieni di episodi appariscenti e meravigliosi, i Vangeli ci mostrano una vita umile e povera, trascorsa nella semplicità della fede. Gesù stesso vuole che Maria sia l’esempio dell’anima che lo cerca con una fede spoglia. [61] Maria è stata la prima a vivere la “piccola via” in pura fede e umiltà; così che Teresa non esita a scrivere:

«So che a Nazareth, Madre di grazia piena,

povera tu eri e nulla più volevi:

non miracoli o estasi o rapimenti

t’adornan la vita, Regina dei Santi!

In terra è grande il numero dei piccoli

che guardarti possono senza tremare.

La via comune, Madre incomparabile,

percorrere tu vuoi e guidarli al Cielo». [62]

37. Teresina ci ha offerto anche racconti che testimoniano alcuni momenti di grazia vissuti in mezzo alla semplicità di ogni giorno, come la sua repentina ispirazione mentre accompagnava una suora malata con un temperamento difficile. Ma sempre si tratta di esperienze di una carità più intensa vissuta nelle situazioni più ordinarie: «Una sera d’inverno compivo come al solito il mio piccolo servizio, faceva freddo, era buio… A un tratto udii in lontananza il suono armonioso di uno strumento musicale: allora mi immaginai un salone ben illuminato tutto splendente di ori, ragazze elegantemente vestite che si facevano a vicenda complimenti e convenevoli mondani; poi il mio sguardo cadde sulla povera malata che sostenevo; invece di una melodia udivo ogni tanto i suoi gemiti lamentosi, invece degli ori, vedevo i mattoni del nostro chiostro austero, rischiarato a malapena da una debole luce. Non posso esprimere ciò che accadde nella mia anima, quello che so è che il Signore la illuminò con i raggi della verità che superano altamente lo splendore tenebroso delle feste della terra, che non potevo credere alla mia felicità… Ah, per godere mille anni di feste mondane, non avrei dato i dieci minuti impiegati a compiere il mio umile ufficio di carità». [63]


[58] Cfr Pr 6: 941-943.

[59] Ms A, 84r: 210.

[60] P 54, 22: 726.

[61] Cfr ibid., 15: 725.

[62] Ibid., 17: 725.

[63] Ms C, 29vº-30rº: 269.


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