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mercoledì 8 novembre 2023

LAVORO E DISTACCO DAI BENI SONO COMPATIBILI? / Mercoledì XXXI sett. T.O., disp., 2023


La lettura continua mette in luce spesso dei paralleli interessanti. Questa mattina troviamo il tema del lavoro e dei beni. La prima lettura indica il lavoro ordinato e il controllo delle proprie spese per cercare di non avere “alcun debito con nessuno”. Questo tema ritorna spesso in Paolo, come una costante dell’insegnamento cristiano e ancor prima rabbinico, come una condizione della dignità personale. Infatti Paolo (e anche Barnaba) lavora personalmente per non essere di peso a nessuno, annunciando gratuitamente il Vangelo e donandosi in esempio a tutti  (1 Tessalonicesi 2, 9; 2 Tessalonicesi 3, 8; 2 Corinzi 11, 9; 2 Corinzi 12, 14;). 

In particolare 2 Tessalonicesi espone chiaramente il concetto: “Sapete in che modo dovete prenderci a modello: noi infatti non siamo rimasti oziosi in mezzo a voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato duramente, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi. Non che non ne avessimo diritto, ma per darci a voi come modello da imitare. E infatti quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi". (2 Ts 3, 7-9). Questo si estende ai familiari, forse in ricordo dei primi litigi per le vedove alle origini della Comunità di Gerusalemme. San Paolo dice: “Se qualche donna credente ha con sé delle vedove, provveda lei a loro, e il peso non ricada sulla Chiesa, perché questa possa venire incontro a quelle che sono veramente vedove”. (1 Timòteo 5, 16). Non si tratta di cancellare la solidarietà che è una forma elevatissima di amore, un segno della comunione che porta lo Spirito Santo: "Nessuno infatti tra loro era bisognoso" (Atti degli Apostoli 4, 34). Quelle che sono veramente vedove, cioè inabili al lavoro e senza figli o parenti che possono provvedere a loro devono essere messe nell’elenco delle vedove, e dedicarsi alla preghiera (1 Timòteo 5, 3-11; vedi anche 1 Corinzi 7, 8 e Giacomo 1,27). Ma si tratta di evitare che qualcuno si adagi. Dio si è fatto uomo perché l’uomo diventi Dio rimanendo nella propria condizione, sapendo che è benedetta e abitata da Dio. 

L’ultima frase del Vangelo di oggi però sembra contraddire quanto sopra : “Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo“. No. Una profonda coerenza lega queste frasi perché se il lavoro è volontà di Dio, solo la spogliazione di sé e la fiducia in Dio permettono di entrare nella Sua volontà.  


Prima Lettura   Rm 13, 8-10  Pieno compimento della legge è l'amore. 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole; perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. 

Infatti il precetto: "Non commettere adultèrio, non uccidere, non rubare, non desiderare" e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: "Amerai il prossimo tuo come te stesso". 

L'amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l'amore. 


Salmo Responsoriale   Dal Salmo 111  E' benedetto da Dio chi ama il fratello.

Beato l'uomo che teme il Signore e trova grande gioia nei suoi comandamenti.  Potente sulla terra sarà la sua stirpe,  la discendenza dei giusti sarà benedetta. 

Spunta nelle tenebre come luce per i giusti,  buono, misericordioso e giusto.  Felice l'uomo pietoso che dà in prestito,  amministra i suoi beni con giustizia. 

Egli dona largamente ai poveri,  la sua giustizia rimane per sempre,  la sua potenza s'innalza nella gloria.

 

Canto al Vangelo   Mt 16,25  Alleluia, alleluia.  Chi vorrà salvare la propria vita la perderà, dice il Signore;  chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.  Alleluia.

Vangelo   Lc 14, 25-33  Chi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, siccome molta gente andava con lui, Gesù si voltò e disse: «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 

Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo. 

Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. 

Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo». 


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