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venerdì 13 ottobre 2023

TRE PILASTRI DEL CONCILIO COME PUNTO DI RIFERIMENTO DEL SINODO / Inizia il Sinodo 5

Il Cardinale Marchetto, Vicentino.

Il neo eletto Cardinale Agostino Marchetto, 83 anni, un massimo esperto del Concilio Vaticano II, afferma che esso non è stato ancora applicato pienamente, tra l’altro per le interpretazioni ideologiche che se ne fanno.

Dall’inizio, giornali e giornalisti ma anche vari settori della Chiesa hanno diffuso notizie sul Concilio tra il superficiale e il tendenzioso. Per Papa Giovanni Paolo II invece la sua partecipazione da giovane vescovo a queste straordinarie assise fu l'occasione di fare la sintesi della sua fede! Tornato in Patria scrisse nel 1972 un libro: “Alle Fonti del rinnovamento" per illustrare ai suoi fedeli gli insegnamenti conciliari. Quel libro servì da guida per il Sinodo diocesano sul Concilio che indisse e che durò fino alla sua elezione a Papa. Diventato vescovo di Roma, ogni suo discorso portava citazioni tratte dai documenti del Concilio. Benedetto XVI, ancora nel suo ultimo incontro con il clero di Roma, raccomandava di studiare il Concilio dai suoi Documenti e non dai giornali. Faceva così Oscar Romero, e fu per lui guida nel suo ministero pastorale fino al santo martirio. 

Marchetto spera che il Concilio sia punto di riferimento per il Sinodo in corso.

Si dice tradizionalmente che per applicare un grande Concilio ci vuole un secolo, diviso in tre fasi: il tempo degli uomini con lo Spirito Santo, quello del diavolo e quello di Dio. Ossia dopo il tempo in cui i Padri Conciliari dibattono e votano i documenti, il demonio cerca di travisare il senso di questi documenti non ancora ben conosciuti e compresi, di creare confusione e smarrimento circa le novità portate dal Concilio, poi viene il tempo dell’applicazione convinta e illuminata.

Ho avuto la grazia di nascere in una famiglia che accettò con gioia il Concilio e di avere un parroco obbediente, forse anche un po' pigro, che seguiva passo passo le indicazioni del suo vescovo.  

C'è molta resistenza nell'applicazione, in parte per ignoranza, per mancanza di formazione del clero e dei fedeli, ma anche per semplice resistenza al cambiamento: “si è sempre fatto così”, “ma i fedeli preferiscono le cose vecchie"... Gesù diceva già: “Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: "Il vecchio è gradevole!"", (Luca 5, 39).

Ma il Concilio è qui. È il Magistero voluto dallo Spirito Santo per il nostro tempo e quindi deve essere accolto come tale. Non è una rottura della Tradizione viva della Chiesa ma un suo momento di crescita importante, come la Tradizione fa sempre, sancito dalla Comunità Ecclesiale rappresentata al suo massimo livello, quello  di un Concilio Ecumenico, anzi, il più numeroso e solenne di tutti i Concili Ecumenici della Storia. Un altro punto è l’incarnazione del Messaggio Evangelico nella cultura di ogni popolo e di ogni tempo. Il Concilio ha abbandonato la tendenza a latinizzare ed europeizzare la fede dei popoli che venivano evangelizzati, ritornando alla prassi dei primi secoli della Chiesa. Un terzo pilastro del Concilio è l’unità dei cristiani e della famiglia umana. La globalizzazione è un dato di fatto, e assieme ad essa, per vari motivi ci sono spostamenti di popoli in flussi enormi e costanti, anche, purtroppo, come profughi da guerre e carestie. La Chiesa non intende il predominio di una cultura sulle altre ma l'arricchimento reciproco secondo l’immagine molto felice di Papa Francesco del Poliedro. Il Concilio ha anticipato questi fenomeni ma dobbiamo tutti uscire dai nostri gusci e adottare una visione universale, accogliente e inclusiva.

Ho preso molti spunti da questo articolo: New cardinal, expert on Vatican II says ideology has blocked council’s implementation | Crux 

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