Santa Teresina vestita da Giovanna d'Arco |
“Dio è come una mucca con le mammelle piene di latte alla quale hanno tolto il vitellino e va in giro cercando chi la munge”.
“Se voglio una cosa la chiedo alla Madonna. Forse la chiedo due volte perché ci tengo, ma non di più. Infatti la madonna non è sorda. Se non mi fa la grazia è perché non è venuto il momento e lei non si scorderà. Oppure perché non è buono per me e non me la vuole fare”.
Queste due frasi di santa Teresina di cui non saprei ritrovare la citazione esatta, sono perfettamente cristiane, anche l’immagine audace della mucca. E chi ha sentito una mucca cercare il suo vitellino perché le sue mammelle sono piene di latte e le fanno male sa che il suo muggire ha accenti “disperati” che ti spezzano il cuore. Quando il latte poi si riassorbe, la mucca non cerca più il suo vitellino. È una mucca. Dio non è una mucca: ci ama infinitamente, sempre, non a momenti o in luoghi o secondo formule speciali, aprendo o chiudendo il rubinetto. La preghiera incessante che Gesù raccomanda non serve ad aprire il cuore di Dio, che è sempre spalancato per noi, ma ad aprire il mio, se lo apro. Si può pregare con il cuore chiuso sulla grazia che voglio "strappare" a Dio. Sotto una sua poesia che ho trovato e che evidenzia come chi lotta con Cristo è sicuro della Vittoria.
“Le mie armi”.
Una poesia di Santa Teresa di Lisieux
( “Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo”. S. Paolo. “La sposa del Re è terribile come un esercito schierato in battaglia, è simile a un coro di musica in un campo di armati”. Cantico dei Cantici).
Dell’Onnipotente ho vestito l’armi. / La sua mano s’è degnata ornarmi / e ormai quaggiù nulla m’allarma più. / Dal suo amore chi mi separerà? / Lanciandomi al suo fianco nell’arena, / io né ferro né fuoco temerò. / Sapranno i nemici che son regina / e che di un Dio la sposa sono! / Gesù, sino alla sera della vita / porterò l’armatura che ho indossata / sotto il tuo amato sguardo; e livrea bella / saranno i miei sacri Voti.
O Povertà, mio primo sacrificio, / ovunque mi
seguirai finché io muoia, / perché, lo so, per vincere la gara
/ l’atleta deve in tutto distaccarsi. / O mondani, provate e pena e
scrupolo, / amari frutti dell’orgoglio vostro! / Lieta nell’arena la palma
colgo / di santa povertà. / Gesù ha detto: “È con la violenza
/ che il regno dei Cieli va conquistato”. /Ecco: la Povertà sarà mia
Lancia / e mio glorioso Elmo.
La Castità mi fa sorella agli Angeli, / che son Spiriti puri e vittoriosi. / Volerò fra le loro schiere un giorno, / ma lottar con loro in esilio devo; /devo lottare senza riposo e tregua / per il mio Sposo, Signor dei Signori. / La Castità è la mia celeste Spada / che i cuori a lui può conquistare. / Con essa sono vinti i miei nemici; / io con essa sono – gioia ineffabile! – / la Sposa di Gesù!
D‘in mezzo alla luce l’altero Angelo / ha
gridato: “Io mai obbedirò!”. / Nella notte del mondo io grido invece:
/ “Sempre io voglio obbedir quaggiù”. / In me un’audacia santa sento
nascere, / dell’intero inferno il furore sfido: / l’Obbedienza è la mia
Corazza forte / e lo Scudo del mio cuore. / Per me sola gloria, Dio degli
Eserciti, / è la volontà in tutto sottomettere, / perché l’Obbediente
vittoria canta / tutta l’eternità.
Se ho l’armi potenti del Guerriero / e l’imito gagliarda
combattendo / come la Vergine di grazie adorna, / voglio anche combattere
e cantare. / Della tua lira fai vibrar le corde, / Gesù; e quella lira è
il cuore mio. / Io cantar potrò la dolcezza e forza / delle tue
Misericordie. / Io sfido sorridente la mitraglia / e fra le braccia tue,
divino Sposo, / cantando morire vorrò sul campo, / con l’Armi in pugno.
(Traduzione tratta dalle “Opere complete” di una poesia composta da santa Teresina di Gesù Bambino e del Volto Santo il giorno di una professione)
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