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sabato 1 maggio 2021

FEDELTA' A CRISTO O AL CLAN? / V Domenica di Pasqua

 


Gesù ci parla nel Vangelo di oggi della vera vite e dei tralci. San Paolo era un tralcio ben inserito nella vite? Certamente. Ha portato molto frutto? 
Senza dubbio. Ha portato frutto per il numero di persone convertite a Cristo e il numero di comunità fondate, ma anche per l'apertura definitiva della Chiesa ai pagani e l'impostazione stessa della evangelizzazione, in particolare la capacità di adattamento alle persone e alle situazioni nella fedeltà totale  all'essenziale. Ma come si vive da tralci nella vite?

San Paolo, appena convertito, si trova in una posizione difficilissima: la sua adesione a Gesù come Messia non convince subito coloro che poco tempo prima egli perseguitava e quindi non trova accoglienza tra i discepoli, e la sua conversione alla Buona Notizia gli attira inimicizia e odio dai suoi vecchi amici che vedono in lui un traditore. Si ritrova solo per fedeltà a Dio! Questa persecuzione lo accompagnerà tutta la vita. Alcuni fuori dalla Chiesa tenteranno di ucciderlo, altri, credenti che cercavano un compromesso tra Cristo e le tradizioni antiche si opporranno a lui in modo aperto o strisciante. Ma perché inserito nella vera vite, Paolo continua a camminare in mezzo a molte lotte e trionfa! Al momento opportuno trova l'aiuto di Barnaba che lo presenta agli apostoli, ha poi la solidarietà dei discepoli di fronte alle minacce dei suoi amici di un tempo, ecc., ... Nulla potrà fermarti se hai fede in Cristo vincitore del mondo, del male e della morte.

Gesù è venuto a portare “non pace ma spada”! Il cristiano accetta le conseguenze “della fedeltà alla propria scelta, senza vergogna, benché ciò procuri contrarietà, e anche se le persone care si oppongono a tale scelta. Pertanto, tali parole non invitano a cercare conflitti, ma semplicemente a sopportare il conflitto inevitabile, perché il rispetto umano non porti a venir meno alla fedeltà in ossequio a una presunta pace familiare o sociale” (papa Francesco, Fratelli Tutti n. 240).

Sappiamo che un tale coraggio e una tale lucidità sulle esigenze della fede non sono di tutti. Ci sono tanti gradi in questa nostra fedeltà-infedeltà a metà a Gesù Cristo. In questi giorni, in Sud Sudan, alcuni preti hanno fatto gambizzare il nuovo vescovo italiano, a loro non gradito. Volevano che il nuovo vescovo sia un membro del loro clan. Qualche anno fa un altro vescovo, africano ma non membro dell’etnia dominante, nominato da papa Benedetto, non ha mai potuto entrare nella sua diocesi, malgrado un impegno fortissimo di papa Francesco per farlo accettare da parte del clero.

Ma forse, in questo caso, non è meglio accontentare la popolazione locale, tener conto delle situazioni delle persone, andare per gradi? Se il Vicario generale della diocesi di Rumbek in Sud Sudan che ha organizzato la gambizzazione del vescovo eletto fosse stato nominato lui vescovo di quella diocesi, possiamo immaginare quale testimonianza e quale insegnamento evangelico ci sarebbe stato in quella diocesi! Sentiva bene questa tremenda corruzione del Vangelo la donna che ha gridato a padre Carlassare mentre veniva portato in ospedale: “ritorna. Se devi morire, moriremo insieme!” Un vescovo libero da interessi è fonte di speranza mentre il contrario soffoca la fede.

Ma anche al di fuori di questi casi estremi, ogni volta che qualcuno mette interessi materiali o affettivi, anche il solo rispetto umano, al di sopra della sua chiara adesione di fede a Gesù e alla Chiesa, egli altera la fede, ostacola la grazia, corrompe il suo gruppo. I tralci secchi o incrinati non portano frutto o molto poco! Signore, guariscimi, liberami da ogni ambiguità nella mia adesione a te e alla tua Chiesa!

 

Prima Lettura  At 9, 26-31
Bàrnaba raccontò agli apostoli come durante il viaggio Paolo aveva visto il Signore.

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, Saulo, venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi ai discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse un discepolo.
Allora Bàrnaba lo prese con sé, lo condusse dagli apostoli e raccontò loro come, durante il viaggio, aveva visto il Signore che gli aveva parlato e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. Così egli poté stare con loro e andava e veniva in Gerusalemme, predicando apertamente nel nome del Signore. Parlava e discuteva con quelli di lingua greca; ma questi tentavano di ucciderlo. Quando vennero a saperlo, i fratelli lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso.
La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa: si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numero.

Salmo Responsoriale  
Dal Salmo 21
A te la mia lode, Signore, nella grande assemblea.

Scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano;
il vostro cuore viva per sempre!

Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra;
davanti a te si prostreranno
tutte le famiglie dei popoli.

A lui solo si prostreranno
quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.

Ma io vivrò per lui,
lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunceranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l’opera del Signore!».
 
Seconda Lettura  
1 Gv 3, 18-24

Questo è il suo comandamento: che crediamo e ci amiamo.

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo
Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità.
In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa.
Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.
Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

Canto al Vangelo 
  Cf Gv 15,4a.5b
Alleluia, alleluia.

Rimanete in me e io in voi, dice il Signore;
chi rimane in me porta molto frutto.
Alleluia.
    

Vangelo  Gv 15, 1-8
Chi rimane in me ed io in lui fa molto frutto.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

 

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