Questa sezione del Vangelo di Marco (capitoli 8 – 10) è centrale. È introdotta dalla guarigione progressiva di un cieco. Come Pietro che giunge a vedere che Gesù è il Cristo. In genere, tutti i credenti hanno avuto un percorso progressivo per arrivare alla fede, attraverso esperienze che hanno illuminato la loro vita. Queste esperienze sono accettabili per la ragione: pregando ho ottenuto una grazia, sento Dio vicino, sto meglio nei miei rapporti con gli altri, nel matrimonio, ecc. Sono esperienze gratificanti lontane dalla croce.
Ma ecco che Gesù rivela che la croce è il passaggio
obbligato della fede. Al suo primo annuncio della passione, Pietro lo
rimprovera perché, secondo lui, egli sragiona. Gesù dirà poi che per essere grande bisogna cercare l'ultimo posto, parlerà dell’amore
fedele fino alla morte nel matrimonio e del rapporto con i soldi. In queste sue parole i discepoli vedono solo buio, morte, annientamento inaccettabile. Cadono
nelle tenebre.
Come il cieco del Vangelo di oggi: egli vedeva
poi ha perso la vista. Conosceva Gesù e la sua vita si è fatta misera. Quando
Gesù passa sa cosa fare: pregare gridando fin quando si fermerà. Non importano
le voci contrarie, esterne o interne. Quando Gesù lo chiama non esita a gettare
via il mantello, sua sola protezione.
La guarigione del primo cieco era stata progressiva,
quella del secondo appare istantanea. Ma è preceduta da tutto il percorso “penitenziale”
che ha fatto gridando, gettando il mantello ...
Di fronte alle esigenze del Vangelo che vanno aldilà
della razionalità umana, vediamo solo buio, morte. Solo la fede permette di
entrare in questa “valle oscura”, solo la fede permette di vedere quanta Vita
c'è in questa morte, di scoprire la risurrezione. Molti però si fermano all’esterno della vita spirituale, alle apparenze, ai riti, e continuano a rifiutare
l’essenza della fede, alcuni si allontanano completamente. Ma siccome la nostra
vita senza Dio non ha senso né speranza, e anche la vita di prima era da ciechi, siamo molto di più quelli che continuano a mantenere un legame
con la preghiera senza entrare mai nel cuore a cuore con Gesù e il suo mistero.
E' bello pensare che il nostro Arcivescovo che è una vera benedizione per la nostra diocesi, ha scelto questo Vangelo come suo motto episcopale: "Coraggio, alzati, egli ti chiama!"
Prima
Lettura Sir 42, 15-26
Della gloria del Signore sono piene le sue opere.
Dal libro del Siràcide
Ricorderò ora le opere del Signore
e descriverò quello che ho visto.
Per le parole del Signore sussistono le sue opere,
e il suo giudizio si compie secondo il suo volere.
Il sole che risplende vede tutto,
della gloria del Signore sono piene le sue opere.
Neppure ai santi del Signore è dato
di narrare tutte le sue meraviglie,
che il Signore, l’Onnipotente, ha stabilito
perché l’universo stesse saldo nella sua gloria.
Egli scruta l’abisso e il cuore,
e penetra tutti i loro segreti.
L’Altissimo conosce tutta la scienza
e osserva i segni dei tempi,
annunciando le cose passate e future
e svelando le tracce di quelle nascoste.
Nessun pensiero gli sfugge,
neppure una parola gli è nascosta.
Ha disposto con ordine le meraviglie della sua sapienza,
egli solo è da sempre e per sempre:
nulla gli è aggiunto e nulla gli è tolto,
non ha bisogno di alcun consigliere.
Quanto sono amabili tutte le sue opere!
E appena una scintilla se ne può osservare.
Tutte queste cose hanno vita e resteranno per sempre
per tutte le necessità, e tutte gli obbediscono.
Tutte le cose sono a due a due, una di fronte all’altra,
egli non ha fatto nulla d’incompleto.
L’una conferma i pregi dell’altra:
chi si sazierà di contemplare la sua gloria?
Salmo Responsoriale Dal Salmo 32
Dalla parola del Signore furono fatti i cieli.
Lodate
il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate.
Cantate al Signore un canto nuovo,
con arte suonate la cetra e acclamate.
Perché
retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.
Dalla
parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
Come in un otre raccoglie le acque del mare,
chiude in riserve gli abissi.
Tema
il Signore tutta la terra,
tremino davanti a lui gli abitanti del mondo,
perché egli parlò e tutto fu creato,
comandò e tutto fu compiuto.
Canto al Vangelo Gv 8,12
Alleluia, alleluia.
Io sono la luce del mondo, dice il Signore;
chi segue me avrà la luce della vita.
Alleluia.
Vangelo Mc 10, 46-52
Rabbunì, fa' che io riabbia la vista!
Dal
vangelo secondo Marco
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a
molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la
strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a
dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte:
«Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli:
«Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in
piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli
rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede
ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
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